30 Gennaio 2019 di Vanessa Avatar

Ugo Lucio Borga: Collateral damages

Fotografare la guerra, fotografare gli esseri umani dolenti che ne sono travolti, prevede una frattura dei codici comportamentali che gli esseri umani applicano di fronte al dolore dei loro simili

La mostra curata da Daria Jorioz, accompagnata da un testo critico di Marco Maggi, permette di conoscere più da vicino, attraverso centoventi scatti in bianco e nero, il lavoro del fotografo e giornalista valdostano Ugo Lucio Borga, che da sempre si concentra sulle guerre, anche quelle dimenticate, sulle crisi umanitarie e sulle questioni sociali e ambientali. Le immagini di grande impatto, realizzate dal fotografo nelle aree del mondo dove sono in corso conflitti armati, dalla Siria all’Iraq, dall’Ucraina al Bangladesh, focalizzano l’attenzione sulle vittime civili, imponendo una riflessione sui drammi dell’epoca contemporanea e sulla crudeltà e l’inutilità delle guerre del terzo millennio. Come racconta lo stesso fotografo:
«Gli uomini e le donne che ho incontrato nel corso di tanti reportage, nella maggior parte dei casi, ignoravano il potere che stavano effettivamente servendo e credevano sinceramente di uccidere e morire per una causa giusta e necessaria. A volte lo era davvero, o almeno questa è la mia opinione, e solo l’intromissione di agenti esogeni, perlopiù economici, interessati a trarre il massimo profitto dal caos, dalla destrutturazione provocata dal conflitto armato, ha reso il loro coraggio e il loro sacrificio del tutto inutile». Scrive la curatrice: “Lo sguardo di Borga è lucido e severo, diretto e forte, crudo ma anche capace di un’inattesa poesia nel cogliere la luce della speranza oltre il buio della distruzione e della desolazione”.

AOSTA, FINO AL 31 MARZO

Bambini in un rifugio antiaereo durante un bombardamento dell’aviazione siriana, Siria 2012.

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