Autofocus: ecco tutto quello che hai sempre voluto sapere ma non hai mai osato chiedere sull’AF delle fotocamere Nikon.

1 Febbraio 2022 di Redazione Redazione

Autofocus: ecco tutto quello che hai sempre voluto sapere ma non hai mai osato chiedere sull’AF delle reflex e delle mirrorless Z di Nikon.

Introduzione

Le immagini nitide e a fuoco sono il cuore di una buona fotografia. Messa a fuoco, profondità di campo, tempi di scatto e obiettivi sono fattori essenziali per ottenerle. Molto può essere corretto in post-produzione. Ma un’immagine fuori fuoco resta invece sempre fuori fuoco, morbida o mossa.

Sapere come mettere a fuoco con precisione e quali modalità impostare è una competenza fondamentale. La precisione della messa a fuoco è necessaria perché la profondità di campo si estende intorno al punto di fuoco. Se questo è nella posizione sbagliata, la profondità di campo copre le zone sbagliate.

Autofocus e contrasto

L’autofocus ha bisogno di contrasto per funzionare. Un soggetto senza texture di alcun tipo, come un limpido cielo azzurro, non offre nulla da agganciare. L’obiettivo comincia a muoversi avanti e indietro, nel tentativo di trovare un punto di fuoco. Le aree di contrasto che incorporano linee orizzontali o verticali o bordi e contorni forti permettono invece al sistema di lavorare con grande precisione.

Mirino o Live View?

Usare il mirino o il Live View è questione di preferenza personale. Ognuno ha un proprio uso e una distinta tecnologia di messa a fuoco all’interno della fotocamera. Il mirino ottico di una reflex attiva un sensore AF a rilevamento di fase, che utilizza lenti fisiche per mettere a fuoco. La forma di questo modulo definisce la posizione dei punti AF.

Per questo l’autofocus via mirino ottico non può offrire una completa copertura dell’inquadratura. Quando la luce attraversa le ottiche del modulo, si divide in due immagini. La distanza tra queste viene calcolata affinché la fotocamera possa inviare all’obiettivo i dati precisi sul punto dove mettere a fuoco.

In modalità Live View, le reflex usano invece il rilevamento di contrasto, che si affida ad algoritmi software per analizzare i dettagli di margini, bordi e contrasto nell’immagine. I dati relativi all’area sotto al punto o ai punti AF vengono inviati all’obiettivo per cambiare velocemente la distanza di fuoco. Il rilevamento di fase è molto più veloce rispetto a quello di contrasto.

L’autofocus nelle mirrorless

Nelle fotocamere mirrorless, l’autofocus non è separato, ma incorporato nel sensore. L’immagine e i dati di messa a fuoco del sensore inviati al mirino elettronico o al display posteriore servono anche ad abilitare il rilevamento di fase, per foto e video. Questo design permette alle mirrorless di avere molti più punti AF rispetto alle reflex, distribuiti su tutta l’area del sensore

Un elevato numero di punti AF è solo una parte di un buon sistema di messa a fuoco. Anche il tipo di punti è cruciale. Ne esistono tre varietà: verticali, orizzontali e a croce. Un maggior numero di punti a croce corrisponde a un sistema più veloce e preciso.

Quando la luce è poca…

Il sistema AF può avere difficoltà ad agganciare se l’illuminazione è scarsa. Diamogli una mano!

autofocus

1 – Palla al centro
Affidiamoci solo al punto AF centrale perché è il più sensibile
, in qualsiasi modello Nikon. È sempre un sensore a croce, mentre è possibile che quelli marginali rilevino il contrasto in una sola direzione.

2 – Luce nella notte
Selezioniamo la modalità AF-S e attiviamo l’illuminatore AF ausiliario incorporato, per portare più luce sul soggetto. Nelle Nikon serie Z è necessario attivare la funzione AF con scarsa illuminazione dal menu Personalizzazioni. 

3 – Cerchiamo il contrasto
Il tasso di successo migliora se mettiamo a fuoco sulle aree di maggiore contrasto. Proviamo a puntare il contorno di un soggetto o un punto dove cambiano i colori, per offrire alla fotocamera qualcosa da agganciare.

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