Messa a fuoco: ecco qualche suggerimento per avere sempre immagini nitidissime quando fotografiamo i paesaggi.

4 Luglio 2023 di Redazione Redazione

Messa a fuoco: dal più statico dei paesaggi alla street photography più frenetica, vediamo come ottenere sempre immagini nitidissime.

La messa a fuoco nei paesaggi

I paesaggi sono tra i soggetti più amati e molti popolari metodi di messa a fuoco sono loro associati. La natura statica dei paesaggi offre ai fotografi la sicurezza di pianificare e il tempo di scattare più volte. Tuttavia, la luce mutevole e spesso disomogenea e contrastata, soprattutto nelle ore dorate, può rendere difficile valutare la precisione della messa a fuoco.

Inoltre, in una veduta panoramica cerchiamo di inserire una scena enorme nell’inquadratura, con tantissimi elementi a distanze diverse dalla fotocamera. Rendere con successo il dettaglio di tutte le aree richiede buone capacità e lascia poco margine di errore. L’ampiezza stessa dei paesaggi complica così anche la valutazione della messa a fuoco. A meno di non controllare con attenzione ogni sezione della composizione, è facile trascurare un leggero errore di posizione del piano focale.

Quando lavoriamo con primi piani e sfondi così distanti nello spazio, aiuta ricordare di applicare una tecnica che ci offra abbastanza sicurezza senza costringerci ad affidarci esclusivamente allo schermo LCD.

Foto di Hristo Dimitrov

Le tecniche paesaggistiche

La messa a fuoco iperfocale è la tecnica più diffusa. Con questo metodo il fotografo può fare affidamento su un set di distanze di fuoco precalcolate, spesso riportate su tabelle e grafici, già elaborate per specifiche combinazioni di diaframma, lunghezza focale e taglia del sensore. Oggi queste tabelle, per massima praticità e comodità, possono anche essere utilizzate via app per smartphone.

La tecnica permette di mettere a fuoco senza studiare da vicino lo schermo LCD. Anche per questo è amatissima dai paesaggisti. Ci sono situazioni in cui però, purtroppo, non è affidabile. I problemi sorgono in relazione alla questione di quali siano i livelli di definizione e dettaglio accettabili oggi. Alcuni fotografi sentono che i valori iperfocali sono ormai superati. Il metodo del raddoppio della distanza è diventato un’alternativa diffusa, perché rappresenta un buon compromesso tra qualità e rapidità. Diamo un’occhiata a entrambi… 

Massimizzare la profondità di campo

Con i paesaggi, il punto non è tenere nitidissimo un singolo punto, ma rendere più nitida possibile quanta più scena possibile – dal primo filo d’erba alla montagna più lontana. Scattare con grandangolo e diaframma chiuso aumenta la profondità di campo. Ma ci sono anche alcune tecniche studiate proprio per aumentare la fascia di nitidezza nell’immagine.

La distanza iperfocale

È un metodo ancora molto usato e diffuso. Una volta impostato il punto di fuoco su questa distanza precalcolata, la profondità di campo rende accettabilmente nitide le aree cruciali dell’inquadratura. Il principale vantaggio della tecnica è la comodità. Il punto di fuoco resta fisso per ogni scatto con la stessa combinazione di lunghezza focale e diaframma. Il successo è assicurato per le stampe in piccolo formato, in cui l’eventuale mancanza di dettagli sullo sfondo è un po’ meno evidente.

L’importante è impostare un’apertura di diaframma appropriata per fotocamera e obiettivo. Poiché è probabile che usiamo il treppiede, possiamo selezionare il valore ISO più basso disponibile. A questo punto, componiamo e scegliamo la lunghezza focale, poi consultiamo una tabella delle distanze iperfocali o immettiamo i parametri in un’app come PhotoPills (ma ce ne sono tante altre), che calcola la distanza per la combinazione di lunghezza focale, tipo di fotocamera e stop f/.

Ruotiamo l’anello di messa a fuoco finché la distanza suggerita non appare nel pannellino o gli indicatori del barilotto non si allineano al valore corretto. Può succedere che la posizione dell’anello di messa a fuoco debba essere un po’ approssimata, perché dipende dalla precisione della scala delle distanze.

La distanza doppia

Oggi diffusa alternativa alla tecnica della distanza iperfocale, il doppio della distanza offre un metodo più semplice e una resa migliore dei dettagli dello sfondo. Anziché fare riferimento al valore di una tabella, dobbiamo solo cercare l’area inquadrata più vicina alla fotocamera, valutare a occhio la distanza e impostare il fuoco sul doppio di questa distanza.

Con un diaframma chiuso tra f/11 e f/16, dovremmo ottenere sufficiente profondità di campo da includere il primo piano e buona parte dello sfondo e una nitidezza più in linea con la qualità di ottiche e sensori contemporanei. Se abbiamo bisogno di estendere la profondità di campo, non dobbiamo fare altro che chiudere il diaframma, prestando attenzione agli effetti della diffrazione.

Messa a fuoco: i riflessi

I riflessi in uno specchio, una finestra o sulla superficie dell’acqua riescono spesso a confondere i principianti. Le immagini riflesse, infatti, non sono proiezioni bidimensionali su una superficie, ma più “copie” della scena. Per mettere correttamente a fuoco un riflesso, dobbiamo considerare la distanza dalla fotocamera alla superficie e sommarla a quella “dentro” la superficie, fino al punto più lontano della scena rispecchiata, e usare il totale per calcolare dove disporre il punto di fuoco (tenendo conto della combinazione in uso di lunghezza focale e diaframma).

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