16 Marzo 2021 di Redazione Redazione

SelfSelf è la piattaforma di crowdfunding nata per supportare giovani autori e fotografi affermati nella realizzazione di un progetto editoriale.

Ogni trimestre, la piattaforma di crowdfunding presenta una selezione di sei autori. I fotografi sono ricercati in base alla progettualità del lavoro. Oppure selezionati in seguito a candidatura spontanea, previa valutazione del progetto proposto. Ogni lavoro viene rivisto insieme all’autore attraverso un processo di editing finalizzato alla realizzazione dell’oggetto fisico cartaceo. Ciò comporta diversi step creativi da realizzare all’unisono tra fotografo e piattaforma.

crowdfunding

We’re drowning but the music is awesome di Chiara Cappetta

Il crowdfunding

Grazie a SelfSelf ogni autore potrà dare visibilità al proprio lavoro. E, allo stesso tempo, coinvolgere il pubblico a supporto del progetto editoriale. Ogni donazione potrà avvenire tramite l’acquisto di pacchetti, chiamati rewards. Questi permettono a chi acquista di ricevere una testimonianza della donazione. Ogni donatore verrà menzionato all’interno del libro, qualsiasi sia la somma devoluta. In questo modo, ogni sostenitore si potrà sentire parte integrante del lavoro e della sua realizzazione.

Se dopo i tre mesi sarà conseguita la quota indicata si potrà procedere con la realizzazione fisica del progetto.

Omote Ura di Vittoria Fragapane

Tra gli autori presenti su SelfSelf c’è Vittoria Fragapane. Fino al 9 maggio sarà possibile supportare attraverso il crowdfunding il suo progetto, dal titolo Omote Ura. Due parole fondamentali, letteralmente “fuori e dentro”, che si usano per identificare il principio della cultura giapponese. Infatti “Omote” si riferisce al rapporto con il mondo esterno e quale determinato comportamento assumere nella società. “Ura” indica invece la sfera intima e privata di una persona.

Racconta l’autrice: «Inserendomi sulla soglia fra questi due mondi, ho ricercato similitudini e differenze di un paese a me straniero, ma che sento da sempre così familiare. C’erano momenti in cui avveniva una profonda connessione con ciò che vedevo e sentivo in un determinato momento e spazio. Vivendo in un periodo storico globalizzato, diventa abituale non tanto riconoscersi in un luogo, ma nel sentimento comune che ognuno di noi attribuisce all’idea di casa attraverso una precisa atmosfera».

www.selfselfbooks.com

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