Tra i portfolio caricati sul nostro portale, abbiamo selezionato Strie di Adele Di Nunzio, dedicato al rapporto con la madre.

21 Gennaio 2022 di Redazione Redazione

Tra i portfolio che ogni mese caricate sul nostro portale, abbiamo selezionato Strie di Adele Di Nunzio. Il progetto è stato pubblicato anche sul n. 332 de IL FOTOGRAFO dedicato ai sentimenti.

Il portfolio di Adele Di Nunzio

Ecco le parole con cui la fotografa spiega il suo lavoro: «Mia madre nella sua vita è sempre stata figlia. Figlia di suo padre, figlia di mio padre e ora figlia mia e di mio fratello».

«Riconosco in lei una forma magica, un pensiero magico. Diceva che avrebbe voluto fare l’attrice, la cantante, la ballerina. Questo non è accaduto perché non ha studiato, dice. Osserva tutto, nulla le sfugge. Mi fa stare bene. Mi fa stare male».

«Dei pomeriggi si addormenta e io la osservo. La guardo come si guarda una bambina. Immagino i suoi sogni. Io sono lei. Lei è me. Sono strie sognanti di celeste».

Il commento della Redazione

Come la psicoanalisi di matrice freudiana insegna, nascere donna da una donna accentua la vicinanza, il contatto, la continuità, l’intimità corporea e simbolica con l’origine della vita. La madre è il primo oggetto d’amore per una figlia. È il suo punto di riferimento essenziale e il tramite per entrare in relazione col mondo esterno. Ciò influenza enormemente lo sviluppo dell’identità nelle giovani donne.

Questo tipo di rapporto, così speciale e a volte controverso, è il fulcro del progetto di Adele Di Nunzio che, superando ogni stereotipo sociale e culturale, rappresenta sua madre con l’audace filtro dell’immaginazione.

Il suo sguardo fonde la realtà con le atmosfere oniriche del sogno, nella profonda convinzione che l’amore nei confronti di una madre sia un sentimento unico, non spiegabile se non con la fantasia.

«Vedere è già un atto creativo che richiede impegno. Tutto ciò che osserviamo nella vita quotidiana – scriveva Henry Matisse – subisce, più o meno, la deformazione prodotta dalle abitudini acquisite, questione forse più tangibile in un’epoca come la nostra, dove cinema, pubblicità e riviste ci impongono ogni giorno un cumulo di immagini già predisposte».

«Lo sforzo che ci vuole per liberarsene esige una sorta di coraggio. E questo coraggio non può mancare all’artista che deve vedere ogni cosa come se fosse la prima volta».

E così, nel realizzare questa sequenza, Adele Di Nunzio sembra vedere sua madre per la prima volta. Nei suoi occhi si legge lo stupore del sogno che si traduce in immagini simboliche che attingono dalla realtà per superarla con interpretazioni personali. Dal punto di vista formale, le fotografie di questo portfolio sono istantanee, appunti fugaci presi per strada che compongono l’atlante visivo di una relazione profonda, quella tra l’autrice e sua madre.

a cura di Michela Frontino

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