9 Agosto 2019 di Vanessa Avatar

Nagasaki è posta tra le colline a ridosso di una baia pittoresca. Giacomo Puccini vi ambientò l’opera Madame Butterfly. Ospitava, lungo il fiume Urakami, i grandi impianti militari Mitsubishi.
Alle 11:02 di mattina, un potente B-29 Superfortress col suo carico di morte sganciò Fat Man che esplose a un’altezza di 469 metri con una potenza pari a 22.000 tonnellate di TNT. La vita, in quei terribili istanti, si trasformò in caos: moltissimi ospedali furono distrutti e ciò rese impossibile curare i feriti. 40.000 abitanti, tutti civili, perirono nell’esplosione. Altri 40.000 furono gli uomini, le donne e i bambini che morirono nelle settimane successive. Si stima che gli effetti della pioggia radioattiva ebbero conseguenze mortali per diverse migliaia di persone prorogando negli anni sofferenze e lutti. Il Giappone era già pronto alla resa – non c’era più carburante per muovere aerei e navi e non c’era carbone per tenere aperte le fabbriche e le centrali elettriche – e questa seconda atomica, la prima fu sganciata solo tre giorni prima su Hiroshima, rientrò, a detta di alcuni storici, in un calcolo non solo militare, ma anche politico, volendo mostrare alla Russia, il prossimo nemico, la propria forza.

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