8 Aprile 2019 di Vanessa Avatar

Leni Riefenstahl, già a vent’anni è un’acclamata ballerina di danza espressiva, lo stile antesignano della danza moderna; sue erano anche le coreografie che interpretava. Il primo contatto con il cinema è del 1926 per il film La Montagna sacra di Arnold Fanck. Questo regista tedesco, ritenuto il fondatore del genere cinematografico di montagna, contrario a usare le controfigure, pretende che i suoi attori arrampichino, sciino, rimangano sotto le valanghe. Così Leni per interpretare i suoi film impara a sciare, ad arrampicare a piedi nudi e a rischiare la vita come le capita in Groenlandia sul set del film S.O.S Iceberg , del 1933, dove si trova a saltare nel Mar Artico da un aereo prima dello schianto. Diventata un’attrice famosa, nel 1932 dirige La Bella Maledetta  di cui è protagonista, montatrice, regista e produttrice, dando così inizio alla sua nuova e terza carriera. Questo film, che racconta la storia di Junta, l’unica del suo villaggio che riesce a scalare il Monte Cristallo perché vive in armonia con la natura, vince la Medaglia d’Argento alla prima edizione del Festival Cinematografico di Venezia. Anche Adolf Hitler apprezza il film e le chiede di girarne uno sul quinto congresso del partito nazionalsocialista nel 1933. Goebbels, ministro della propaganda, la ostacola in tutti i modi perché donna e per giunta non iscritta al partito, ma lei gira un film grandioso che esce nel 1935 con il titolo Il trionfo della volontà . Si tratta di un film che nella storia del cinema rimarrà controverso perché glorifica Hitler e l’ascesa al potere del partito nazionalsocialista, creando l’estetica nazista. La Riefenstahl, che non è di quei registi che lasciano risolvere i problemi tecnici ai direttori della fotografia, ordina nuovi obiettivi fatti arrivare da Hollywood con cui riprende le parate di massa da un ascensore alto 38 metri fatto appositamente costruire su un pennone. Gli operatori, che devono imparare ad andare anche sui pattini a rotelle, girano circa centoventi chilometri di pellicola. Con Il trionfo della volontà  la regista crea e impone un nuovo stile documentaristico e trasforma il film di propaganda in un atto artistico. Il film vince nel 1937 la Coppa dell’Istituto Luce come Miglior Documentario e molti altri premi internazionali. Nel 1938 il Comitato Olimpico Internazionale le affida il compito di girare un film sulle Olimpiadi di Berlino di quell’anno. Nasce così Olympia , un documentario con cui la Riefenstahl sperimenta nuovamente originali modalità di ripresa: mette delle piccole macchine da presa nelle ceste portate dagli atleti durante gli allenamenti in modo da avere le loro soggettive durante la corsa, fa inquadrature subacquee per le gare di nuoto, riprende i tuffatori al rallenty. In questa occasione sono girati quattrocento chilometri di pellicola. Il film, editato in quattro lingue, diventerà un modello per le riprese sportive. Nel dopoguerra Leni Riefenstahl è processata a Norimberga e assolta, ma non le sarà mai perdonato di aver glorificato esteticamente il nazismo e per questo non le sarà più permesso di girare un film. Ma lei non si arrende e, tra i vari tentativi cinematografici falliti, legge Verdi colline d’Africa di Ernest Hemingway e parte. Comincia così la sua quarta carriera, quella di fotografa: tra il 1956 e il 1977, ormai dimenticata, si reca più volte in Sudan, fra i Nuba, ne impara la lingua e riesce a fotografare la loro vita e i loro riti. Pubblica quattro libri che avranno un grandissimo successo attirando nuovamente l’attenzione su di lei. A settantuno anni comincia la sua quinta vita: quella di subacquea. Per ottenere il brevetto dichiara vent’anni di meno e comincia a scattare fotografie del mondo marino. La sua reflex speciale le permette di vedere tutto il mirino nonostante la custodia stagna e la maschera subacquea. Pubblica così i libri Giardini di corallo (1979) e Meraviglie subacquee (1990). La distruzione del mondo subacqueo la porta ad associarsi a Greenpeace, l’unica organizzazione a cui abbia mai aderito.

Immagine in evidenza Leni Riefenstahl durante le riprese di Olympia dietro all’operatore Walter Frentz (1936)

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