Catturare il ritmo del tempo, cogliere lo spirito della realtà, rileggere la fotografia: spunti dai Rencontres d’Arles.

19 Agosto 2024 di Benedetta Donato Benedetta Donato

Il festival della fotografia più longevo e importante del mondo ha aperto i battenti lo scorso primo luglio, con l’attesissima settimana inaugurale caratterizzata da incontri, visite guidate con gli autori, presentazioni di libri e le serate a cielo aperto presso l’Anfiteatro.

La 55esima edizione dei Rencontres de la Photographie è certamente una delle più interessanti dell’ultimo periodo, con un’ampia partecipazione di artisti ed esperti del settore provenienti da ogni parte del mondo e un’offerta espositiva che certamente non ha eguali nel panorama internazionale.

© Ishiuchi Miyako. Mother’s #35, Mother’s series. Courtesy of the artist / The Third Gallery Aya mostra Rencontres Arles
© Ishiuchi Miyako. Mother’s #35, Mother’s series. Courtesy of the artist / The Third Gallery Aya

Les Rencontres d’Arles: 55esima edizione

Oltre 50 le mostre in programma che, come afferma il direttore del festival Christoph Wiesner, indagano trasversalmente: «la nostra umanità, a volte contrastata, in perenne ridefinizione, resiliente o visionaria. Storie che emanano dagli interstizi di una superficie porosa: si intrecciano, si sovrappongono e si accavallano. È un momento emozionante con tante strade diverse da percorrere».

Il nostro tour inizia con l’immagine scelta per il manifesto di quest’anno di Cristina de Middel, appartenente alla serie Journey to the center, lavoro che racconta l’esodo dei migranti dal Messico verso gli Stati Uniti. La mostra, allestita presso l’Église des Frères Prêcheurs, è un appassionante viaggio ispirato a Jules Verne, il cui punto di partenza è Tapachula, il confine meridionale del Messico con il Guatemala, per arrivare a Felicity, una piccola città del sud della California che è ufficialmente Il centro del mondo. È proprio la grande autrice a guidarci in questa odissea, dove un fenomeno come quello della migrazione diviene un percorso immaginifico e avventuroso, senza espedienti scontati, mescolando documentazione e finzione, realtà e sogno, per coinvolgere il pubblico e ripensare la figura del migrante, così come l’immagine del Messico, terra esuberante in cui si mescolano diverse componenti.

L’umanità protagonista

Di esseri umani pullula la serie Encounters dove accediamo nella dimensione unica di Mary Ellen Mark e del suo approccio umanista, attraverso ritratti di storie e vita reale, con attenzione particolare verso le donne e le persone ai margini della società. La prima retrospettiva mondiale dedicata a Mark, oltre a presentare una selezione delle immagini più iconiche dell’autrice, è arricchita da documenti ufficiali, note personali e materiale inedito per un’esperienza a 360 gradi sul suo percorso umano e di indagine.

© Mary Ellen Mark. Feminist demonstration, New York City, 1970. Courtesy of The Mary Ellen Mark
© Mary Ellen Mark. Feminist demonstration, New York City, 1970. Courtesy of The Mary Ellen Mark

Nell’oscurità delle Criptoportiques è allestito il lavoro iniziato da Sophie Calle nel 1986, conosciuto come la serie Les Aveugles (I Ciechi), il cui tema è rappresentare come i non vedenti possono raccontarci la bellezza, il colore, l’ultima immagine che hanno visto. Il caso ha voluto che parte di queste opere venisse danneggiata da un allagamento avvenuto nel deposito dell’artista, ma lei stessa non è riuscita a disfarsene e quando si è presentata l’occasione di realizzare una mostra ad Arles, ha pensato al titolo Finir en Beauté (Finire in Bellezza) per far terminare la loro esistenza.

Accanto alle fotografie, l’artista ha aggiunto oggetti appartenenti al suo passato, scegliendo tra quelli che non voleva sopravvivessero dopo la sua morte. In questo angusto percorso sotterraneo troviamo i suoi diari, lettere d’amore, chiavi, un vestito da sposa, oggetti che non servono più a niente. Ecco che terminato il percorso il senso che dà il titolo alla mostra è realmente compiuto.

© Sophie Calle. Finir en Beauté, 2024. Courtesy of Anne Fourès Rencontres Arles
© Sophie Calle. Finir en Beauté, 2024. Courtesy of Anne Fourès

Focus Giappone

Allo spazio Vague, visito la mostra Transcendence, presentata da Kyotographie – Kyoto International Photography Festival, che riunisce sei artiste giapponesi: Hosokura Mayumi, Iwane Ai, Okabe Momo, Suzuki Mayumi, Tonomura Hideka e Yoshida Tamaki, che hanno utilizzato la fotografia come strumento di affermazione e resilienza.

© Tonomura Hideka. Soul trip series, 2012-2020. Courtesy of the artist
© Tonomura Hideka. Soul trip series, 2012-2020. Courtesy of the artist

Ne parlo con Suzuki Mayumi, già conosciuta per The Restoration Will, divenuto un libro da collezione (CEIBA Editions, 2017). A questa mostra l’artista partecipa con una serie di autoritratti intimi, superando imbarazzi e tabù, per raccontare poeticamente la sua esperienza con i trattamenti di infertilità. In una realtà complessa come quella della società giapponese contemporanea, scopriamo come queste sei artiste riscrivono la loro storia, celebrando il potere della vulnerabilità, della bellezza e della diversità, attraverso la fotografia.

Il Giappone e l’Asia sono ampiamente rappresentati da altre mostre, quali: Reflections 11/03/2011. Japanese Photographers Facing the Cataclysm, dove oltre a Suzuki Mayumi e Kanno Jun per la prima volta sono esposti ad Arles i lavori di altri sette autori su una delle catastrofi più gravi della storia del Giappone. Nel 2011 un terremoto di magnitudo 9 della scala Richter ha colpito la costa nord-orientale del Giappone e la regione di Tōhoku, causando uno tsunami senza precedenti, con conseguenze di devastanti eventi a catena, i cui effetti sull’ambiente e l’impatto sulla popolazione sono ancora oggi difficili da calcolare. Una mostra che raccoglie testimonianze importantissime dal punto di vista umano e ambientale.

Kanno Jun. Cousins, Fukushima Prefecture, 2021. Courtesy of the artist
Kanno Jun. Cousins, Fukushima Prefecture, 2021. Courtesy of the artist

Il focus sul Giappone, continua con I’m so Happy You are Here. Japanese Women Photographers From The 1950S To Now, accompagnata dall’omonimo libro (Éditions Textuel, 2024). In questa collettiva tutta al femminile ho ammirato la varietà delle ricerche di nomi già noti, come Hiromix o Kawauchi Rinko, così come di fotografe che non conoscevo, tra cui Ishiuchi Miyako, che ritrovo nell’intensa mostra personale Belongings. L’autrice, invitata ad Arles per la prima volta, ha ricevuto il prestigioso Women in Motion Award 2024. Qui ha presentato il progetto realizzato 24 anni fa, in seguito alla morte di sua madre. Attraverso le fotografie di oggetti e abiti, l’autrice tenta di accorciare le distanze e di appianare un rapporto conflittuale, oramai non recuperabile.

© Kawauchi Rinko. Untitled, the eyes, the ears series, 2002-2004. Courtesy of the artist / Aperture
© Kawauchi Rinko. Untitled, the eyes, the ears series, 2002-2004. Courtesy of the artist / Aperture

Tutt’altra atmosfera aleggia nelle sale della mostra Me In My Landscape di MO YI, vero e proprio outsider della fotografia, che ha catturato le contraddizioni sociali della Cina nella seconda metà del ’900. Con i suoi esperimenti tecnici, privilegiando un uso alternativo e non rigido della macchina fotografica, è riuscito a far convivere diversi stili e improbabili prodezze, restituendo un mosaico originale, ironico e acuto della realtà e di se stesso.

© MO YI, From the series Scenery with Me, A Hint of Red, 2003. Courtesy of the artist / UCCA Center for Contemporary Art
© MO YI, From the series Scenery with Me, A Hint of Red, 2003. Courtesy of the artist / UCCA Center for Contemporary Art

Cogliere lo spirito della realtà

Dopo la consueta visita alla mostra dedicata al Prix du Livre e al Luma Rencontres Dummy Book Award, proseguo con la mostra Model Citizens di Debi Cornwall, vincitrice del Prix Elysée 2023. Stampe di maxi-formato e un film documentario sul tema delle fake news metteno in discussione il confine tra realtà e finzione e lo stesso ruolo della fotografia come prova.

© Debi Cornwall, Smoke Bomb, Marine Corps Air Ground Combat Center, Twentynine Palms, California, U.S., Necessary Fictions series, 2018. Courtesy of the artist
© Debi Cornwall, Smoke Bomb, Marine Corps Air Ground Combat Center, Twentynine Palms, California, U.S., Necessary Fictions series, 2018. Courtesy of the artist

Tantissime altre ancora le mostre da visitare, come le collettive: All in the Name of the Name. The Sensitive Surfaces of Graffiti e When Images Learn To Speak e infine la personale Rivers Ocean, The Landscape of Mississipi’s Colors di Nicholas Floch’s. Progetto che mescola diversi linguaggi in cui l’autore fotografa l’acqua sotto la superficie, enfatizzandone le sfumature che emergono nelle immagini a colori, accostandole alla ricerca in bianco e nero in un viaggio incredibile nel mondo dell’acqua.

© Nicholas Floch's, Mississippi River, Minneapolis, Minnesota, Rivers Ocean – Mississippi series, 2022. Courtesy of the artist
© Nicholas Floch’s, Mississippi River, Minneapolis, Minnesota, Rivers Ocean – Mississippi series, 2022. Courtesy of the artist

Catturare il ritmo del tempo, cogliere lo spirito della realtà, illuminare le tracce della memoria, rileggere la fotografia, scoprire nuove forme di narrazione e i talenti emergenti sono solo alcuni degli spunti offerti dalle ricerche presenti in questa edizione. Da non perdere!

Info

LES RENCONTRES D’ARLES

Arles
sedi varie

1 luglio – 29 settembre 2024

www.rencontres-arles.com

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