16 Gennaio 2020 di giorgia Avatar

Eccoci alla seconda puntata (qui la prima) della nostra rubrica dedicata alla lettura della scena! Ogni settimana pubblicheremo i consigli di Tom Mackie, premiato fotografo professionista, per trovare il miglior punto di ripresa per qualsiasi location.

Leggere la scena: la campagna

La maggior parte di noi non vive lontano dalla campagna. Anche in città, è quasi impossibile non trovare un paesaggio agreste ragionevolmente vicino, al limite anche in qualche parco. La campagna è ricca di opportunità: pensiamo a un albero solitario nel mezzo di un campo, a una stradina o un fiume che serpeggiano nella scena, a un vecchio granaio o a una chiesetta immersi nel paesaggio, ai prati fioriti…

Pensiamo locale

Le mete esotiche sono emozionanti, ma anche piuttosto dispendiose, in termini di soldi e di tempo. Perché allora non lavorare vicino a casa? Oltre al risparmio, la prossimità assicura l’enorme vantaggio della conoscenza del territorio. Nelle condizioni giuste, possiamo fotografare scene perfette quasi sulla soglia di casa.

Appunti digitali

Quando, in campagna, ci capita di imbatterci in una splendida composizione ma sotto una luce meno che perfetta, scattiamo un “appunto digitale” con lo smartphone. Prendiamo nota di quando pensiamo sia il momento ideale per tornare, registriamo la direzione in cui è rivolto il soggetto e pensiamo a come può apparire in orari o stagioni diversi. È utile soprattutto per sapere dove andare a colpo sicuro in inverno: i paesaggi innevati vengono sempre meglio quando la neve è fresca e in questo modo non perdiamo tempo prezioso girando a caso.

Punti di interesse

La fotografia paesaggistica è essenzialmente narrazione: il fotografo accompagna l’osservatore nella scena e lo guida a scoprirne diversi aspetti. Come ogni grande storia, anche un’immagine deve avere una trama o un punto di interesse principale. Se manca, lo sguardo si perde nell’inquadratura e scivola via. Può funzionare qualsiasi cosa: da un albero solitario a un granaio, da una persona a qualsiasi elemento che possa trattenere l’occhio nella scena. Naturalmente, deve essere abbastanza interessante da essere degno di fare parte del nostro racconto del luogo.

Puntiamo in alto

La campagna rischia di apparire piatta e monodimensionale se la catturiamo dalla stessa altezza del soggetto principale. Se invece scattiamo un po’ dall’alto e includiamo elementi per primo piano, campo medio e sfondo, riusciamo a creare molta più profondità. Anche in pianura possiamo sopraelevarci il minimo indispensabile se il nostro treppiede si eleva fino a due metri. Altrimenti possiamo salire sul tettuccio dell’auto, ma stiamo attenti a non graffiarla o ammaccarla!

Nebbia d’atmosfera

La foschia sul paesaggio è il Santo Graal di ogni fotografo paesaggistico: tutti la cercano perché aggiunge atmosfera e dà una dimensione diversa all’immagine. Quando è più probabile trovare nebbia e foschia? Il terreno deve essere umido, quindi è più facile che il fenomeno si manifesti dopo la pioggia, vicino a un lago o un fiume o in una vallata stretta. Ci vuole anche una forte escursione termica: in autunno e primavera, quando le notti sono fredde e le giornate calde, è più facile che si formi la nebbia, ma anche inverno ed estate possono offrirci molto. Se vogliamo accentuare la presenza di foschia, scattiamo controsole all’alba o al tramonto.

Tutti i consigli sulla lettura della scena di Tom Mackie sono nel numero 94 di NPhotography in versione digitale, cliccando qui.

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