11 Luglio 2019 di Vanessa Avatar

Rania Matar. Bambine che giocano a fare le donneSentimenti e stati d’animo non cambiano al di là delle distanze geografiche, sociali e culturali.

Chi conosce la realtà di un campo profughi palestinese sa cosa vuol dire vivere senza diritti, nella segregazione, nell’oscurità di abitazioni illuminate artificialmente per mezzo di cavi volanti. Per una donna è ancora più difficile. Il mondo, come il sole, filtra attraverso le immagini veloci della tv, del laptop, dello smartphone, ma c’è sempre una fessura per sognare un futuro diverso. A Burj el Barajneh (nella periferia di Beirut) Rania Matar, palestinese libanese, fotografa Dania, Samira, Sara così come Nour, Yara, Stephanie nell’affascinante capitale libanese. Non cambia la tensione quasi impercettibile che l’autrice intercetta intorno alle figure di queste bambine e adolescenti che vivono la pubertà tra il prima e il dopo, sia nell’intimità delle loro camere che nella neutralità di spazi esterni. Anche nelle cittadine più remote degli Stati Uniti, dall’Ohio allo Utah, il loro stato d’animo è lo stesso. Sfiorando questioni legate ai condizionamenti dell’identità sessuale femminile – sull’argomento è sempre di grande attualità il saggio di Elena Gianini Belotti dal titolo Dalla parte delle bambine (1973) –, la fotografa entra in questa sfera vulnerabile, confrontandosi con le proprie esperienze di donna e di madre. Registra le trasformazioni delle figlie Lara e Maya prima ancora di prendere in mano la macchina fotografica. I suoi primi lavori sono in bianco e nero (Family Moments e Ordinary Lives), ma dal 2009 con la serie A Girl and Her Room il colore diventa essenziale nell’esprimere i passaggi psicologici dei soggetti – espressioni e gestualità del corpo – in rapporto al contesto. Spesso davanti all’obiettivo le ragazze recitano una parte, fotografarle individualmente è una strategia. Allora tutto diventa più fluido, le barriere cadono. Un percorso in cui l’intuito acquisisce metodologia. Entrare nell’età adulta comporta una serie di cambiamenti, incertezze, stravaganze. La bellezza un po’ goffa del divenire, magari anche con qualche traccia glamour, è presente anche in SHE che Rania Matar ha iniziato nel 2017. Le sue fotografie colgono la forza, la determinazione e il mistero negli sguardi di queste donne del futuro, tra gioie e dolori. Piccole donne crescono… per citare un altro grande classico della letteratura di tutti i tempi».

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