Per fotografare con gli Speedlite occorre saper gestire la modalità manuale e “manipolare” la luce con i modificatori.

14 Luglio 2022 di Redazione Redazione

Ecco un’utile guida, rivolta soprattutto a chi sta muovendo i primi passi, per imparare a fotografare con gli Speedlite.

Fotografare con gli Speedlite in modalità manuale

La misurazione E-TTL II è ottima per imparare a usare il flash o quando scattiamo in situazioni in rapida evoluzione e non abbiamo tempo di continuare a correggere l’esposizione del flash.

Il suo principale pregio, però, può a volte anche essere un difetto. Infatti, se la fotocamera apporta modifiche automatiche, non possiamo essere sicuri della costanza dei risultati. Cambiamo inquadratura e composizione e magari la fotocamera, influenzata da un cambio di tono o colore dello sfondo, decide di modificare l’intensità del lampo…

Il flash manuale dà la garanzia di lampi costanti, uguali scatto dopo scatto. Una volta impostato, il livello di potenza non cambia. Dobbiamo però sapere come aumentare o diminuire l’esposizione del flash, perché la fotocamera non lo fa per noi. 

Per schiarire un soggetto illuminato dal flash, possiamo aumentare l’intensità del lampo (da 1/8 a 1/4 di potenza, per esempio), aprire il diaframma o portare lo Speedlite più vicino al soggetto. Per ridurre l’impatto del flash, invece, facciamo il contrario: riduciamo la potenza, chiudiamo il diaframma o allontaniamo l’unità.

Uno dei vantaggi di una bassa impostazione di potenza è che il lampo diventa più breve, permettendoci di congelare un soggetto in movimento veloce senza vederne mosse alcune parti, e anche di tornare a scattare più rapidamente.

Luce morbida e “manipolata”

Nonostante gli avanzamenti tecnologici dei flash Canon, per ottenere i risultati migliori è ancora utile ricorrere a qualche tecnica tradizionale. Ombrelli e softbox, per esempio, aiutano a diffondere e ammorbidire la luce emessa da uno Speedlite, che può essere separato dal corpo macchina.

È più difficile ottenere lo stesso effetto con un flash pop-up, ma il mercato propone alcune soluzioni interessanti. Possiamo anche costruirci un diffusore fai-da-te ritagliando una bottiglia di plastica bianca traslucida, come quelle del latte. 

Per evitare che la luce del flash si distribuisca sulla scena, quando ci serve un fascio luminoso concentrato per evidenziare un dettaglio, invece, dobbiamo ricorrere a una griglia o a quel che in gergo si chiama snoot.

Anche alcune utili funzioni incorporate nelle unità flash possono dare risultati più naturali. Se abbiamo uno Speedlite con la testa snodata possiamo inclinarla e dirigere il lampo verso una parete bianca o il soffitto, in modo che la luce raggiunga il soggetto diffusa dal rimbalzo. Possiamo anche zoomare manualmente per ottenere un fascio più ampio.

È fondamentale anche poter scegliere quando attivare il flash – all’inizio o alla fine dell’esposizione. La seconda opzione, detta sincronizzazione sulla seconda tendina, crea scie di movimento naturali, dietro al soggetto anziché davanti, ma rende più difficile scegliere quando premere lo scatto.

Controllo a distanza

Naturalmente possiamo semplicemente montare uno Speedlite sulla slitta a contatto caldo (se disponibile, non tutte le EOS M ce l’hanno, per esempio), ma separare la sorgente di luce dalla fotocamera e portarla in una posizione migliore è molto più efficace

Prima di tutto, però, abbiamo bisogno di un modo per controllare il flash in remoto e attivarlo allo scatto. Il collegamento può avvenire via cavo o wireless. Fino a qualche anno fa, la scelta più sicura sarebbe stata un cavetto dedicato, con un capo che si connette alla fotocamera e l’altro dotato di slitta a contatto caldo in cui far scivolare la base del flash. È una soluzione comodissima in close-up, ma diventa un po’ pericolosa, con il rischio di inciampi, quando le distanze si allungano.

Oggi, per fortuna, la via del wireless è praticabilissima. Eliminare il cavo è molto più comodo e versatile, soprattutto se dobbiamo lavorare con più unità flash. 

Per un sistema wireless abbiamo bisogno di un trasmettitore sul corpo macchina e di un ricevitore per ogni Speedlite remoto. Alcuni modelli incorporano un trasmettitore, altri solo un ricevitore, molti possono sia trasmettere sia ricevere. Anche alcuni corpi macchina EOS hanno funzioni di trasmissione ottica, così per iniziare non serve altro che un solo Speedlite.

La comunicazione può avvenire via radio o via impulso ottico. Il sistema ottico è basato sull’emissione di un impulso luminoso dal trasmettitore al ricevitore, quindi le unità devono essere reciprocamente visibili. In interni, a volte è possibile anche angolare i flash in modo che la luce arrivi a destinazione dopo un rimbalzo su pareti o soffitto.

La trasmissione radio è disponibile solo sui flash Canon di fascia alta (in quelli con RT nel nome). Il principale vantaggio è che non richiede una linea visiva ininterrotta tra trasmettitore e ricevitore, quindi può attivare anche un flash nascosto nella scena.

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Fotografare con gli Speedlite: la guida introduttiva #1

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