Livio Senigalliesi a Ancona Foto Festival 2018
AnconaFotoFestival, il festival della fotografia è stato ideato e organizzato dall’Associazione fotografica Il Mascherone e il Comune di Ancona, attraverso l’assessorato alla Cultura, ha contribuito economicamente alla sua realizzazione. L’edizione 2018 prevede due appuntamenti, a maggio (19.5/17.6) e a ottobre (19-30/10). Il tema di quest’anno è “GENTI/GENTE”; la manifestazione concentrerà l’attenzione su autori che mettono al centro del loro lavoro la persona umana.
Livio Senigalliesi “Memories of a war Reporter”
Livio Senigalliesi inizia la carriera di fotogiornalista alla fine degli anni ’70 dedicandosi ai grandi temi della realtà italiana usando la fotocamera come strumento di analisi sociale. Dopo anni di militanza nel collettivo del quotidiano il Manifesto, negli anni ’80 amplia il raggio delle collaborazioni e rivolge sempre di più la sua attenzione all’attualità internazionale pubblicando ampi reportage sulle maggiori testate nazionali ed estere.
La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l’attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni l’hanno portato su fronti caldi come il Medio-Oriente ed il Kurdistan durante la guerra del Golfo, nella Berlino della divisione e della riunificazione, a Mosca durante i giorni del golpe che sancirono la fine dell’Unione Sovietica, a Sarajevo ha vissuto tra la gente l’assedio più lungo della Storia.
Negli ultimi anni ha focalizzato le sue energie su due progetti: quello dedicato alle vittime civili dei conflitti e quello sulla condizione umana degli immigrati seguendo le rotte migratorie nel Mediterraneo e i progetti di accoglienza per i richiedenti asilo nel nostro Paese.
Il fotogiornalista sarà presente a Ancona Foto Festival sabato 16 GIUGNO per presentare il libro “Memories of a war reporter”
“Un obiettivo spalancato sul mondo. Di fronte a un uomo che calpesta le macerie della sua casa, a una fila di persone che camminano verso il loro destino di profughi, a una fossa comune dissepolta con i suoi scheletri che ancora sembrano urlare, viene da pensare che le parole, lo sguardo, la pietà possano nulla perché la guerra e lì, con il suo odore acre di polvere e di decomposizione, forte come sa esserlo l’ingiustizia, inevitabile come ogni logica che abbia smarrito la ragione. E allora che cosa ci fa quell’uomo con la macchina fotografica che osserva, punta il suo obiettivo, scatta per conservare tracce di una memoria altrimenti destinata all’oblio? Fa quello che ritiene giusto: mostrare la voglia di credere che qualcosa si può fare, che non tutto è perduto“. Testo di Roberto Mutti.
Ingresso gratuito