5 Settembre 2019 di Vanessa Avatar

Visible Invisible: la fotografia mimetica di Liu Bolin al Mudec di Milano

“Ciascuno sceglie il modo in cui entrare in contatto con il mondo che ci circonda. Io ho scelto di fondermi con l’ambiente” Liu Bolin

Conosciuto dal grande pubblico per le sue performance mimetiche in cui, grazie a un accurato body painting, il suo corpo risulta pienamente integrato con lo sfondo, l’artista cinese di fama internazionale Liu Bolin è protagonista della seconda mostra fotografica ospitata dal Museo delle Culture di Milano dalla sua apertura. L’esposizione riunisce circa cinquanta opere, tra cui un inedito della Pietà Rondanini scattato al Castello Sforzesco di Milano e la fotografia della Sala di Caravaggio – mai esposta prima – realizzata nel 2019 alla Galleria Borghese di Roma, oltre all’immagine scattata al MUDEC tra i reperti della collezione permanente del museo  che permettono di immergersi nella filosofia – propria dell’Oriente – che muove l’artista. Liu Bolin, infatti, fa sua la poetica del nascondersi per diventare cosa tra le cose, per denunciare che tutti i luoghi, tutti gli oggetti, anche i più piccoli, hanno un’anima che li caratterizza e in cui mimetizzarsi, svanire, identificarsi nel Tutto. Il risultato sono immagini che si prestano a diversi livelli di lettura e che lasciano intravedere il lungo cammino che ha portato alla loro realizzazione. Infatti, dietro lo scatto fotografico che si conclude in un momento ci sono lo studio, l’installazione, la pittura, la performance dell’artista: un processo che dura anche giorni, a dimostrazione di come un’immagine fotografica artistica non sia mai frutto di un caso, ma la sintesi di un percorso creativo spesso complesso, che rivela la coscienza dell’artista e la sua intima conoscenza della realtà in tutta la sua complessità. Tra le immagini in mostra anche quelle del ciclo Migrants, in cui Liu Bolin ha coinvolto altri performer, rifugiati ospiti di alcuni centri d’accoglienza in Sicilia.
Fino al 15 Settembre

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