5 Febbraio 2020 di Redazione Redazione

Davide Dal Prato si avvicina al mondo dell’astronomia all’età di sei anni, dedicando la sua vita a questa disciplina, ottenendo risultati sbalorditivi. Oggi è il Direttore Operativo della Torre del Sole, un Osservatorio Astronomico e Solare a Brembate Sopra, in provincia di Bergamo. La mission del centro è di diffondere le scienze astronomiche nelle loro mille e affascinanti sfumature, sensibilizzando il pubblico ad alzare lo sguardo verso la volta celeste e farsi catturare dalle meraviglie scintillanti che l’Universo cela ai nostri occhi.

Intervista a Davide Dal Prato

Davide, sei stato protagonista della creazione dell’osservatorio astronomico a Ganda di Aviatico e dell’osservatorio della Torre del Sole. Da dove nasce questo desiderio che ti ha portato a realizzare progetti così importanti?
Quando ero ragazzino non esistevano risorse come i social o le associazioni, la mia generazione era obbligata a farsi una cultura privata avendo meno mezzi a disposizione. Poi fortunatamente è esploso il fenomeno delle associazioni astrofili e dei circoli, e anche io sono entrato a far parte del Circolo Astrofili Bergamaschi. All’inizio, negli anni Settanta, non c’erano telescopi che era possibile comprare con la facilità di oggi, quindi si andava da quei due o tre amici che avevano la fortuna di possederne uno e si passava la notte a casa loro. Quando l’associazione ha cominciato a crescere, è emerso il desiderio di avere un cosiddetto telescopio sociale, un osservatorio tutto nostro. Avevamo passato tanti anni a caricare il telescopio in macchina, a fare chilometri, a prendere freddo e a montare e smontare tutta la strumentazione ogni volta: da qui è nata l’idea di un osservatorio stabilmente attrezzato, comodo per tutti. Abbiamo deciso di fare un tentativo, con la speranza che qualche politico ci desse una mano. L’inizio è stato molto faticoso, ma poi invece è nato l’osservatorio di Ganda di Aviatico, perché il comune mise a disposizione un terreno e lì si è avverato il nostro primo sogno, che abbiamo portato avanti con le risorse e la passione di pochi appassionati. Io sono stato presidente del Circolo Astrofili Bergamaschi per 25 anni, ma poi quando è stato deciso di costruire la Torre del Sole ho dovuto fare una scelta e dedicarmi unicamente al nuovo progetto. Oggi l’Osservatorio di Ganda di Aviatico è gestito da nuove persone, soprattutto donne e ragazze molto appassionate. Una di queste è proprio mia moglie.
Le storie di come è nata la Torre del Sole sono due: la prima racconta che bisognava demolire il vecchio acquedotto che si trovava qui e invece poi si è pensato che sarebbe stato meglio trasformarlo in qualche altra cosa. La seconda invece parla di come l’eco del nostro piccolo successo dell’Osservatorio di Ganda arrivò al sindaco di Brembate e di come ne fu entusiasta. Chiesero a me di fare un primo disegno sull’organizzazione tecnica della struttura con le varie aree che vedete oggi. Ho partecipato attivamente alla costruzione dell’osservatorio, mi recavo in cantiere tutte le mattine a dare una mano e per controllare l’andamento dei lavori. Dopodiché, mi hanno lasciato la direzione. È nato tutto dal desiderio di condividere e diffondere una scienza così appassionante come l’astronomia a bambini, ragazzi e adulti.

Quali sono stati i tuoi maggiori risultati nell’ambito della ricerca scientifica?
Mi sono occupato di poche cose, ma ho cercato di metterci tutta l’anima. Sotto la guida di Adriano Gaspani, che oggi è una persona molto famosa per via delle ricerche di archeoastronomia che ha condotto, sono stato introdotto allo studio delle stelle variabili, ossia il fenomeno che prende in esame due stelle che ruotano reciprocamente una intorno all’altra e ogni tanto, quando la prima passa davanti alla seconda, noi la vediamo su un’unica direzione osservativa e quindi la loro luce si eclissa. In altre parole, due stelle allineate fanno meno luce di due stelle vicine, quindi dall’analisi della curva di luce si capiscono molte cose, come la massa delle stelle, la distanza, i periodi e così via. 
Prima osservavo e conducevo i miei studi da solo, poi sono entrato nel Gruppo Europeo di Osservazione Stellare. Lì ho ottenuto negli anni Ottanta il record mondiale di osservazioni con 81.000 stime in un anno, ancora oggi imbattuto. Poi in un secondo momento mi sono dedicato all’osservazione del Sole. Osservare il Sole è decisamente più comodo, perché c’è di giorno e lo puoi osservare ovunque tu sia, senza preoccuparsi dell’inquinamento luminoso, senza fare chilometri per cercare un posto buio come per l’astronomia notturna. Inoltre, servono strumenti modesti. Ho dedicato quindici anni della mia vita alle riprese e ai disegni delle macchie solari. Ne ho fatti circa 15.000 in totale. Sono stato anche responsabile della Sezione Sole del UAI (Unione Astrofili Italiani), dal 1981 al 1985. Ritiravo i dati degli osservatori in Italia, li elaboravo, mediavo tutte le stime e facevo i disegni. Richiedeva moltissimo tempo, che oggi purtroppo non ho più.

Vuoi dare un consiglio a chi desidera avvicinarsi all’astronomia e all’astrofotografia?
Avvicinarsi all’astronomia oggi è molto facile. È possibile trovare moltissimo materiale online o cartaceo, che non esisteva durante gli anni della mia formazione. Oggi si è continuamente connessi con tutto il mondo e ricevere le informazioni è immediato. Il mio consiglio è di non fare tutto da soli, ma di trovare degli amici, degli appassionati con cui condividere questo interesse, perché è solo misurandosi, scambiandosi informazioni e trasmettendo la propria passione che si riesce a crescere. Bisogna piantare i semi che poi germoglieranno in grandi cose.

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