Abbiamo testato lo Xiaomi 14, nuova generazione dello smartphone fotografico “compatto” progettato con Leica.

Abbiamo messo alla prova per le strade di Barcellona lo Xiaomi 14, la nuova generazione dello smartphone fotografico “compatto” del marchio cinese, progettato con Leica.

Xiaomi 14: la creatività in tasca

Barcellona. Sono tanti gli artisti, nati nel capoluogo catalano o adottati dalla splendida città spagnola. Da Joan Mirò ad Antoni Gaudí, da Pablo Picasso a Eusebi Güell e Salvador Dalí, per rimanere nelle arti visive, ma anche Manuel Vázques Montalbán e Eduardo Mendoza che con le parole spesso ci hanno fatto “vedere” il mondo più che con i nostri occhi.

Chi ama la fotografia conoscerà i lavori del barcelonés Joan Colom i Altemir (celebre per i suoi ritratti della città operaia degli anni ‘50-‘60) o di colui che per molti è il padre del fotogiornalismo spagnolo, Agustí Centelles i Ossó e, più di recente, gli scatti di Txema Salvans e Joan Fontcuberta – solo per fare un paio di nomi e invitarvi ad ammirarne il lavoro. Innegabilmente, percorrendo le strade della metropoli, si respira creatività ovunque, dalla celeberrima La Rambla piena di turisti agli angoli più sconosciuti e, forse proprio per questo, anche più suggestivi.

È in un contesto del genere, non lontano da Sants-Montjuïc, che si tiene l’annuale Mobile World Congress, la più importante fiera al mondo sulla telefonia mobile dedicata agli addetti ai lavori – dove spesso i grandi marchi presentano le loro ultime novità. La cinese Xiaomi, ad esempio, ha approfittato dell’occasione per mostrare al mondo la nuova serie Xiaomi 14 di cui parleremo tra poco.

Spazio alla fantasia!

Certo, per il pubblico generalista l’MWC è la vetrina dell’hi-tech (smartphone, tablet, apparecchiature per la domotica, auto elettriche e persino minielicotteri personali!). Tutto appare dunque un po’ freddo e ben lontano dal concetto che più o meno tutti abbiamo di creatività: “Virtù creativa, capacità di creare con l’intelletto, con la fantasia”, dice la Treccani. Ma è anche vero che ogni generazione ha strumenti nuovi per dare concretezza alle proprie idee artistiche ed è innegabile che oggi tutti hanno uno smartphone in tasca o in borsa (nel solo 2023 ne sono stati venduti quasi 1,2 miliardi) – “democratizzante” se non per vocazione almeno per la legge dei grandi numeri.

E quindi, vi direte? E quindi è importante tenere sott’occhio questo mondo anche se non siamo dei fan, perché il “telefonino” ormai da anni non è più solo quella cosa che ci fa – appunto – telefonare, navigare su internet o leggere i commenti più bizzarri e improponibili dei social. Ci basti pensare ai tanti (spesso bravi se non bravissimi) content creator che fanno tutto o quasi con lo smartphone.

Una tendenza che non nasce oggi. Park Chan-wook, il celebre regista sudcoreano di Oldboy, Lady Vendetta e Decision to Leave, già nel 2011 insieme al fratello girò un corto fantasy-horror con un iPhone 4. Malik Bendjelloul, vincitore dell’Oscar al miglior documentario nel 2013 con il suo bel Searching for Sugar Man (recuperatelo se non lo avete già visto) completò le riprese di quest’ultimo con uno smartphone dopo aver esaurito prima del previsto il budget a disposizione!

E così è successo e sta succedendo anche per la fotografia. Sono tantissimi i nomi ormai importanti della smart photography che fanno concorrenza ai professionisti legati a un approccio più tradizionale. D’altra parte, con l’arrivo dei “fotofonini” (cacofonico termine per descrivere gli smartphone dotati di un sensore e di un obiettivo degni di tal nome), il grafico delle vendite delle macchine fotografiche ha visto negli anni la linea precipitare. Secondo CIPA, nel 2008 erano quasi 120 milioni le fotocamere (di ogni tipologia) vendute e oggi sono poco meno di 8 milioni. Pazzesco, vero? In caduta libera, come è facile immaginare, i numeri delle “compatte”, vittime sacrificali degli smartphone.

Ma può uno smartphone qualunque trovare spazio nel cuore dei veri appassionati di fotografia e convincerli a mettere nell’armadio la borsa con la fotocamera e tutti i suoi obiettivi? State alzando il sopracciglio? Come noi. Tuttavia, se in ambito professionale ancora siamo convinti che occorra tutta l’ingombrante tecnologia delle moderne mirrorless e delle loro sempre più straordinarie ottiche, per il resto sul mercato troviamo smartphone che regalano parecchie soddisfazioni anche ai puristi.

A spasso con lo Xiaomi 14

Dopo la vetrina berlinese dei modelli 13T e 13T Pro, Xiaomi ha scelto proprio Barcellona e il WMC per mostrare al mondo i suoi 14 e 14 Ultra – a differenza di altri mercati, nel nostro non vedremo il “Pro”. Ancora una volta, come ha sottolineato Daniel Desjarlais, Director of Communications di Xiaomi International durante la presentazione, partner del progetto è Leica e, di nuovo, il nostro imprinting di fotografi ci ha spinto a chiederci quanto in là possano ancora spingersi smartphone che fanno della fotocamera (o meglio delle fotocamere) il loro principale selling point.

Abbiamo camminato per tre giorni per le strade della città catalana con lo Xiaomi 14 12GB + 512GB (potete vedere il risultato degli scatti nella gallery) che in primis brilla per le dimensioni compatte – almeno rispetto ai “padelloni” a cui il mercato ci ha ormai abituati. Molto bello il colore del nostro esemplare, verde giada, ma al solito basta mettere lo smartphone nella custodia (indispensabile per l’uso sul campo) per vederlo sparire, tanto più che quella fornita è opaca: addio splendido design con Corning Gorilla Glass Vistus ma benvenuta protezione aggiuntiva, in particolare nei riguardi del gruppo ottico un po’ sporgente (quasi 4 mm) e contro le altrimenti inevitabili impronte. La batteria da 4.610 mAh, che copre senza troppi problemi l’intera giornata, si ricarica molto velocemente: occorrono circa 30 minuti per tornare on the road da zero al 100%.

Xiaomi 14
Per essere un cameraphone, le dimensioni dello Xiaomi 14 sono contenute e permettono di usare il dispositivo anche con una sola mano.

Pronto a tutto

Dotato di un luminoso e super definito schermo LTPO AMOLED da 6,36 pollici e 460 ppi, il device presenta un’altezza di 152 mm, una larghezza di 71,5 mm e uno spessore di 8,2 mm. Il device è pratico e maneggevole, anche nell’uso fotografico. In mano è piuttosto pesante, 193 grammi, ma proprio per questo restituisce una buona impressione di solidità. Avremmo voluto farlo cadere… accidentalmente a terra per saggiarne davvero la robustezza, ma abbiamo preferito non provarci, per la gioia dell’azienda che ce lo ha dato in prova!

Però non abbiamo potuto far nulla contro il cielo barcellonese che ci ha sorpreso all’aperto investendoci con una pioggia piuttosto fitta. Senza ombrello, abbiamo continuato a scattare e il dispositivo ha mostrato di saper resistere agli agenti atmosferici (è certificato IP 68).

Il caso ha voluto che proprio la pluja forta ci abbia poi spinto a trovare riparo nel magnifico Centro de fotografía KBr in Av. del Litoral 30. Qui è in corso (fino al 12 maggio 2024) una mostra dedicata alla fotografa americana Consuelo Kanaga (1894-1976) che con le sue magnifiche immagini ha immortalato i conflitti sociali del suo tempo, dalla povertà urbana alla lotta per i diritti dei lavoratori, dal terrore della segregazione razziale alla disuguaglianza sociale. Se passate per il capoluogo, vi consigliamo di entrarvi. In una mostra collaterale, La cámara doméstica, abbiamo trovato un esemplare della minuscola Kodak Baby Brownie del 1934, antesignana delle mobile camera di oggi. Un segno del destino!

Snapdragon 8 Gen 3
Nessuna incertezza nelle prestazioni generali grazie alla piattaforma mobile Snapdragon 8 Gen 3, al momento la migliore sul mercato. Lo smartphone è certificato IP68.

Obiettivi aggiornati

L’accordo rinnovato con Leica (che, ha spiegato ai giornalisti Pablo Acevedo Noda, Head of D&E Business Unit Mobile di Leica, vede anche la nascita dello Xiaomi x Leica Optical Institute per lo sviluppo di ottiche mobile all’avanguardia) ha portato alla progettazione di un sistema ottico che, per la prima volta sui cameraphone Xiaomi, impiega obiettivi Leica Vario-Summilux invece dei precedenti Vario-Summicron, guadagnandoci in luminosità.

Il nuovo sensore d’immagine Light Fusion 900 da 1/1.31 pollici con tecnologia pixel-stacking accompagna la “super dynamic main camera Leica da 23 mm. La coppia regala una gamma dinamica da ben 13,5 EV e una profondità di colore nativa di 14 bit. Secondo il brand, rispetto al precedente Xiaomi 13, possiamo contare su un aumento dell’80% nella capacità del device di catturare la luce, anche grazie all’ampia apertura massima f/1.6. Caratteristiche che abbiamo apprezzato più volte, ad esempio vagando all’interno degli stretti spazi coperti del Mercato della Boqueria o camminando di notte per il Passeig de Gràcia a caccia di attrazioni quali le sempre affascinanti Casa Batlló e Casa Milà (la “Pedrera”) di Gaudí. I content creator possono usare la main camera anche per riprendere video fino a 8K/24 fps (7.680×4.320).

Il medio tele 75 mm f/2.0 “da ritratto” ha lenti flottanti (sei elementi in due gruppi) per cui quando si mette a fuoco, gli elementi ottici si muovono in relazione gli uni agli altri per compensare al meglio le aberrazioni alle differenti distanze di messa a fuoco – che vanno da soli 10 centimetri (perfetti per la macrofotografia, per la quale è utilissimo anche il focus peaking, attivabile in Pro mode) all’infinito.

La terza fotocamera monta un’ottica ultragrandangolare 14 mm f/2.2, con angolo di visuale di 115°. A differenza delle altre due è priva di autofocus e stabilizzatore.

Leica e Xiaomi
Il teleobiettivo da 75 mm con lenti flottanti è in grado di scattare da una distanza di soli 10 cm dal soggetto per efficaci foto macro.

La fotocamera principale vanta un prezioso elemento ottico asferico 7P e il rivestimento ALD multistrato che le altre due non hanno. La fotocamera anteriore “in-screen” da 32 MP, con apertura f/2.0 e FOV di 89,6°, è piuttosto ordinaria e non vanta peculiarità che la facciano spiccare.

La versatilità paga

Il passaggio da una camera all’altra è comodo e rapidissimo. Sul display, in Photo mode, troviamo quattro posizioni disponibili: 0,6x (equivalente a 14 mm), 1x (24 mm) e 3,2x (75 mm), più un 2x (46 mm) che deriva dal crop del sensore del 75 mm, senza quindi artifici digitali che minino la qualità dello scatto.

L’angolo di campo relativo alle lunghezze focali effettive disponibili con un semplice tap sullo schermo: 14 mm, 23 mm, 46 mm e 75 mm.

In modalità Pro, quella che consente il massimo controllo sulle impostazioni fotografiche, le tre opzioni principali sono visibili come UW (UltraWide), W (Wide) e T (Telephoto). È chiaro dunque che la scritta LEICA VARIO-SUMMILUX 1:1.6-2.2/14-75 ASPH che troviamo incisa sul gruppo degli obiettivi non indica uno zoom ottico “vero” poiché, come abbiamo visto, le tre focali sono “discrete”.

Lo Xiaomi 14, in definitiva, è come una fotocamera a ottiche fisse intercambiabili, con una versatile selezione di obiettivi. A Barcellona, per esempio, abbiamo usato molto il 14 mm, utile per far entrare in una singola inquadratura alti palazzi e monumenti, o per fotografare panorami urbani e stretti interni. Siamo passati altrettanto spesso al 23 mm per restringere l’inquadratura ed evitare le distorsioni geometriche tipiche degli ultragrandangoli e al 75 mm per catturare i dettagli più da vicino e qualche ritratto.

Xiaomi 14: le nostre impressioni

Il bel display dello smartphone ci permette di visualizzare i contenuti nella gamma colore DCI-P3 o sRGB, con la possibilità di intervenire su qualsiasi parametro dell’immagine per la massima fedeltà (la calibratura in fabbrica probabilmente già ci soddisferà). Gli scatti realizzati a Barcellona appaiono sullo schermo vividi e ben dettagliati, anche in presenza di scene ad alto contrasto che in una città, in una giornata di pieno sole, possono mettere in difficoltà pure le macchine fotografiche più evolute.

Nelle situazioni notturne ovviamente salgono gli ISO e diminuisce la resa, pur discreta per essere un compatto device portatile. Abbiamo però notato in qualche frangente una certa difficoltà del 14 nel reggere i punti luce più intensi, sia frontalmente che proveniente dai lati, con il risultato di ottenere degli aloni colorati intorno ai lampioni e, a volte, un certo grado di “velatura” all’interno del frame.

Scaricati i file RAW e JPEG sul computer tramite la veloce connessione USB-C 3.0, da buoni fotografi vecchia scuola abbiamo osservato gli scatti anche a monitor (fa piacere scoprire che sia Lightroom sia Camera Raw abbiano già implementato i profili di Xiaomi per la serie 14). Ingranditi al 100%, come prevedibile i JPEG in generale presentano dettagli più morbidi rispetto ai RAW, soprattutto con il 14 mm che vede più concentrata la nitidezza al centro dell’inquadratura.

I risultati forniti dal 23 mm sono quelli che ci hanno maggiormente soddisfatto, con una buona conservazione delle texture anche quando la luce tende a scarseggiare. Lavorando al PC, con un tocco di sharpening è facile recuperare un po’ di dettaglio qualora manchi, ma come sempre è l’editing dei file non compressi a fornire maggiore spazio di manovra e, conseguentemente, una resa complessivamente migliore, spesso davvero ottima con il 23 mm.

RAW è bello

Ricordiamo che le tre fotocamere posteriori sono tutte costituite da 50 milioni di pixel. Le immagini finali in JPEG Photo mode e in RAW sono però da 12,5 MP perché per crearle il sensore utilizza la tecnologia pixel binning 4-in-1. In pratica, combina il segnale raccolto da quattro fotositi da 1,2 micrometri con lo stesso filtro colore per simulare le performance di un pixel più grande da 2,4 μm – dunque più efficiente nella raccolta della luce e nella riproduzione del dettaglio, a scapito della risoluzione che resta comunque più che sufficiente.

In modalità Pro > JPEG è disponibile anche l’opzione 50MP che produce file da 6.120×8.160 pixel, tuttavia ci sentiamo di sconsigliarne l’uso perché i dettagli appaiono molto “impastati”. Esistono poi due formati RAW: quello tradizionale a 10 bit e l’Ultra RAW a 14 bit che usa uno stack di più RAW per produrre un singolo file più grosso in termini di occupazione in memoria ma meno carico di rumore digitale e capace di tirare fuori più dettaglio dalle aree scure. Quest’ultimo, tuttavia, non permette di modificare manualmente i tempi di scatto e in certe circostanze potrebbe quindi portare a difetti e artefatti nell’immagine finale.

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Per concludere…

Sappiamo che gli smartphone, nonostante le magie dell’AI, nella loro rincorsa alle macchine fotografiche devono affrontare limiti fisici invalicabili per quanto concerne sia il diametro delle lenti sia quello dei sensori. Eppure le immagini prodotte dallo Xiaomi 14 sono in generale molto soddisfacenti.

Il vero punto dolente, per molti, sarà il prezzo: circa 1.000 € per la versione 12 GB + 256 GB e 1.100 € per quella con memoria di archiviazione da 512 GB non sono pochi. Possiamo attendere il fisiologico abbassamento dei prezzi, ma teniamo in conto che procedendo con l’acquisto su www.mi.com entro il 23 marzo 2024 avremo in omaggio lo Xiaomi Watch 2 Pro Black del valore di 270 €.

Se il budget non è un problema, aspettiamo il 19 marzo 2024 per dare un’occhiata al fratello maggiore, lo Xiaomi 14 Ultra (1.500 €) che promette meraviglie fotografiche ma che non abbiamo ancora potuto testare (troviamo le sue caratteristiche qui).

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