Sette fotografe si confrontano con il tema dell’intimità nella mostra ospitata da STILL Fotografia a Milano.

18 Settembre 2024 di Benedetta Donato Benedetta Donato

La stagione espositiva di STILL Fotografia a Milano riprende con una collettiva, che pone al centro dell’indagine fotografica il senso dell’intimità nella società contemporanea.

Con la mostra CONFESSIONI: il realismo fotografico dell’intimità, il curatore Alessio Fusi ha messo insieme 7 fotografe tra le più interessanti del panorama nazionale, per indagare attraverso i loro sguardi il significato più privato dell’esistenza.

© Ludovica Anzaldi, Pregnant
© Ludovica Anzaldi, Pregnant

Oltre 70 le fotografie esposte in un caleidoscopio al femminile in cui compaiono diverse sfaccettature e prospettive, volte a offrire una singolare rappresentazione del tema scelto dal curatore. Ed è a quest’ultimo che chiedo come nasce questa mostra.

«Tutto muove da un talk di qualche tempo fa – racconta –, in cui sono intervenuto insieme a Denis Curti, che ci ha condotto in una ricerca sul senso dell’intimità in fotografia a partire dall’800 fino ai giorni nostri. A questo punto, mi sono soffermato sul significato che oggi ha assunto l’intimità, sul ruolo che gioca e ho ragionato sul senso di consapevolezza, di avere contezza di quello che si sta raccontando e di come lo si sta raccontando. Fondamentali per la mia ricerca sono stati gli spunti tratti da due testi di Lea Vergine, quali: L’arte non è faccenda di persone per bene e Schegge, insieme a Fotografia maledetta e non di Germano Celant».

Confessioni: la mostra da STILL a Milano

Così sono state individuate le 7 autrici: Anna Adamo (1991), Ludovica Anzaldi (1992), Angelina Chavez (1978), Noemi Comi (1996), Sara Grimaldi (1995), Sara Lorusso (1995) ed Enrica Pontin (1974), in un processo graduale in cui ciascuna fotografa ha condotto il curatore a un’altra, in una vera e propria concatenazione, per realizzare un percorso composto da progetti inediti e da progetti già noti, ma rielaborati in chiave originale esclusivamente per questa occasione.

Un fil rouge che il curatore ha cercato di evidenziare anche nell’allestimento, riuscendo a collegare linguaggi e approcci diversi, tramite differenti modalità espositive, che creano un dialogo caratterizzato da ritmo e armonia, mantenendo quella continuità che è stata alla base della ricerca.

Artiste che sperimentano e osano affiancate ad altre che optano per un approccio più formale vanno a comporre un insieme equilibrato e coerente perché, come afferma Alessio: «Ho trovato un legame profondo tra il senso e lo scopo con cui sono nate le ricerche di ciascuna di esse».

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Le 7 fotografe protagoniste

La prima autrice da cui è partito è stata Noemi Comi di cui conosceva molto bene il modus operandi. Noemi è partita dall’archivio fotografico ritrovato presso una vicina di casa in Calabria, in cui il protagonista delle fotografie è un medico alle prese con dei travestimenti assai teatrali. L’autrice ha avuto accesso a queste immagini private e ci è entrata dentro, mettendo in scena un racconto fantastico, ironico, surreale e ponendo insieme la sua intimità con quella dell’altro. 

Sara Grimaldi è stata coinvolta con il progetto personale Ho visto Nina volare, cui è stato chiesto di aggiungere qualcosa che rappresentasse, a oggi, una rilettura del suo percorso. Il lavoro si arricchisce delle poesie scritte di suo pugno, ora ricamate su lembi di lenzuola e di una performance video, che prende spunto da una vecchia fotografia di lei da bambina.

La mostra prosegue con il lavoro in cui Anna Adamo racconta il rapporto con sua madre e che, dalla sfera domestica della loro casa, si evolve uscendo dal proprio nido e dal proprio ruolo di figlia, per accedere in un’altra casa, in un’altra intimità e raccontare le fasi di crescita e i momenti privati della sua giovane vicina di casa. 

Sara Lorusso ha risposto all’invito del curatore, attingendo dal suo archivio di immagini relativo al racconto dell’amore queer e del suo diario personale, mettendo in discussione il concetto di amore per noi stessi e per gli altri.

Seguono gli scatti posati e inediti del tableau di Ludovica Anzaldi, che dal momento in cui ha scoperto di essere incinta, ha scelto di impersonare 12 donne diverse – tanti sono i mesi dell’anno – per riflettere sul concetto di maternità e di come questo momento eccezionale si manifesti in maniera differente nella vita di ciascuna donna, in base alle sue condizioni sociali. La composizione viene posta in dialogo con la rappresentazione di ciò che è successo dopo l’arrivo del figlio di Ludovica, in un gioco di contrapposizione tra rigore formale e caos assoluto.

E sul cambiamento, in questo caso degli stati d’animo, è incentrato il lavoro di Angelina Chavez che indaga il tema delle maree interiori. Otto sono le opere esposte realizzate durante l’ora blu in spiaggia, che rappresentano un intimo confronto con se stessa in un momento evocativo come l’ora blu, in cui l’autrice si è lasciata andare alle maree, sforzandosi di mettersi in gioco e cercando di lasciarsi andare.

Con Enrica Pontin si conclude il percorso espositivo. Enrica utilizza la macchina fotografica come fosse la sua camera oscura introspettiva, riproducendo un lavoro che mette insieme foto di archivio dei suoi ricordi, in una inedita proiezione dove compaiono parti di se stessa.

Una riflessione sull’intimità

La ricca esposizione ci accompagna in un percorso di riflessione profonda sul tema dell’intimità, a interrogarsi sul senso e il significato che oggi assume. Al termine di questa visita guidata speciale, chiedo al curatore se si è fatto un’idea precisa di cosa rappresenti oggi l’intimità.

«La risposta per me è ancora aperta – dice Alessio. L’intimità è uno di modi principali per riuscire a comunicare un sentimento, dire al mondo chi siamo. Vuol dire che sperimentando la propria intimità si impara a vivere, avendo il coraggio di mettersi in gioco e di mostrare anche ciò che è scomodo. Solo in questo modo riesci ad andare avanti».

La mostra è un invito ad andare oltre, a mettersi in discussione, per conoscere e comprendere i diversi modi di interpretare l’intimità di queste esistenze e di noi stessi. 

Conclude Alessio: «In questi frammenti potenti, in queste schegge di vita, tramite la fotografia ciascuna autrice non solo comunica la propria esistenza, ma offre una rappresentazione di come questa esistenza si palesa, mostrando di avere raggiunto una nuova consapevolezza».

La mostra vi aspetta a STILL fino al 26 ottobre!

Info

CONFESSIONI: il realismo fotografico dell’intimità

a cura di Alessio Fusi

Opere di:
Anna Adamo
Ludovica Anzaldi
Angelina Chavez 
Noemi Comi 
Sara Grimaldi 
Sara Lorusso 
Enrica Pontin

Sede: Still Fotografia (Milano, Via Zamenhof 11)

Opening: mercoledì 18 settembre ore 19.00

Date: 19 settembre – 25 ottobre 2024

Orari: martedì-venerdì, 10-13/14-18; giovedì, 10-13/14-19

stillfotografia.it

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