29 Novembre 2019 di Vanessa Avatar

In questo video Martin Kaninsky di All About Street Photography,ci racconta la vita e le opere di Diane Arbus, una delle fotografe più note e anche più controverse, chiamata anche la “fotografa dei mostri“.  Diane è nata Diane Nemerov nel 1923 a New York da genitori ebrei immigrati dalla Russia sovietica. Erano piuttosto ricchi, poiché possedevano Russeks, un grande magazzino sulla Quinta Avenue. Arbus ricevette la sua prima macchina fotografica (una fotocamera Graflex) subito dopo essersi sposata all’età di 18 anni. Suo marito era un fotografo dell’esercito americano nella seconda guerra mondiale. Ha iniziato a prendere lezioni di fotografia con Berenice Abbot, fotografa nota per i suoi ritratti.
Nel 1946, Diane e suo marito fondarono la Diane & Allan Arbus: anche se i coniugi non amavano molto la fotografia di moda, l’azienda produceva fotografie per riviste di moda come Vogue, Glamour o Seventeen. Il duo ebbe un discreto successo.  In quegli anni i due lavorano sodo e guadagnano molto: la televisione era agli inizi e i clienti investivano milioni di dollari nella carta stampata. Entrambi però non amano particolarmente questo lavoro: Allan, da sempre, desidera diventare un attore e Diane si sente inadeguata a quel tipo di vita professionale. Il suo obiettivo è di intraprendere dei progetti personali, senza farsi assorbire dai commissionati per le riviste di moda e dall’esecuzione dei layout delle agenzie pubblicitarie. Nel 1957 decidono di provarci così Allan si iscrive a un corso di mimo, pur mandando avanti lo studio per mantenere la famiglia, e Diane inizia ad andare in giro e a fotografare liberamente. La storia narrata da Fur , piuttosto romanzata, si colloca proprio in questo periodo di passaggio. Nel palazzo dove vive, Diane Arbus, interpretata da Nicole Kidman, incontra Lionel, ex fenomeno da circo completamente coperto di pelo che si farà fotografare solo dopo averla messa alla prova. Lionel, interpretato da Robert Downey Jr., le presenterà i suoi amici, anch’essi conturbanti nelle loro deformità. I due si innamoreranno e lui alla fine morirà. Il film, dai toni favolistici, riecheggia le atmosfere disneyane di La Bella e la Bestia e di Alice nel Paese delle Meraviglie . Ad assorbire i pensieri di Diane sarà invece il film, Freaks , il film del 1932 di Tod Browning. In questo film maledetto, di cui per anni fu vietata la proiezione– cominciò a essere considerato un capolavoro solo dagli anni Sessanta in poi –, degli esseri deformi interpretano personaggi che si esibiscono in un circo e che si vendicano per essere stati ingannati da una donna che non ha nessun rispetto per loro. Diane vide Freaks , sembra su suggerimento della fotografa di origine austriaca Lisette Model, che nel frattempo era divenuta sua insegnante di fotografia alla New School di New York. Colpita da quel mondo, da quella verità cruda e lasciata ai margini, prese coraggio per iniziare il suo viaggio nelle sue ossessioni.

Diane Arbus: Child with a toy hand grenade

Da questo momento la parabola artistica di Diane Arbus, pur fra mille difficoltà economiche e umane, ascende senza più fermarsi. Lei, carica di macchine fotografiche, comincia a frequentare i personaggi tristi o deformi dei piccoli e poveri circhi di provincia, ma anche le comunità di nudisti, gli artisti di strada, le prostitute, gli scambisti, i travestiti e i transessuali. Fotografare ciò di cui aveva paura era il modo per sfidare se stessa, e utilizzava lo scudo della macchina fotografica per sentirsi protetta. Usava il flash diretto con cui riesce a portare a galla la brutalità, il candore, l’ignoranza, le banalità nascoste di ogni soggetto. Si definì più volte antropologa e usava frequentare i soggetti più restii fino a convincerli, stabilendo un raro rapporto di intimità, riuscendo così a farsi raccontare le storie più segrete.
Child with a toy hand grenade del 1962 è probabilmente uno dei più famosi scatti della fotografa. L’immagine è insolita e inquietante: un ragazzino a Central Park che gioca a fare d’adulto. Magro, con le braccia rigide, stringe nella mano destra una granata giocattolo, mentre con la mano sinistra imita un artiglio.
La foto è considerata una delle immagini più importanti e influenti dell’arte del ventesimo secolo e della teoria dell’arte post-modernista.
«Il nostro aspetto esteriore è un segnale al mondo perché ci pensi in una certa maniera, ma c’è una differenza fra ciò che vorresti che il mondo sapesse di te e e ciò che non puoi fare a meno che il mondo sappia. E questo è quello che io definisco il gap fra intenzione e risultato…». «Il ragazzo era fermo, mentre io gli giravo intorno per cercare l’angolo giusto. Poco dopo il ragazzo divenne impaziente, creando in quel momento l’espressione ritratta nella foto… che faceva trasparire l’indisposizione che sommata alla granada era un ritratto della violenza».
Il ragazzo nella fotografia si chiama Colin Wood, e in seguito disse: “Mi sorprese in un momento di esasperazione. È vero, ero esasperato. I miei genitori avevano divorziato e c’era una generale sensazione di solitudine, un senso di abbandono.  Ha catturato la solitudine di tutti. la solitudine di tutte quelle persone che vorrebbero connettersi ma non sanno come fare. E penso che sia quello che provava per sé stessa. Si sentiva danneggiata e sperava che sguazzando in quella sensazione, attraverso la fotografia, potesse trascendere se stessa.”

Il lato oscuro di Diane Arbus

Non a caso Diane Arbus dichiarava che una fotografia è un segreto che parla di un segreto. Divenne amica di Walker Evans, Robert Frank e Richard Avedon che la sostennero perché ne riconobbero la genialità, capendo che la sua visione radicale era pari a quella dei grandi fotografi. Grazie alla crudezza del suo lavoro, Diane Arbus stava percorrendo una strada completamente opposta a quella visione benevola dei fotografi realisti degli anni Trenta e Quaranta e proprio per questo, cambierà i fondamenti della fotografia documentaria. Fu imitata da molti, – come succede ai grandi –, quando le sue fotografie cominciarono a essere conosciute. La Arbus conobbe, tra gli altri, anche un giovanissimo Stanley Kubrick che cominciava a realizzare qualche servizio fotografico per la rivista Look  e divennero amici. Lui, abbandonata la fotografia per il cinema, le rese omaggio in Shining tramite i personaggi delle gemelle Grady, citazione della famosissima foto del 1967 dal titolo Identical Twins  e con la stanza 237, a cui era vietato avvicinarsi e dove era presente una donna morta nella vasca da bagno. Purtroppo è ciò che successe realmente a Diane Arbus che si suicidò nel 1971 a quarantotto anni. Soffriva di depressione fin da quando era una bambina ricca, ma sola e ossessionata dal suo lato oscuro.
Oggi, le opere di Arbus sono conservate, tra le altre cose, nelle collezioni del Metropolitan Museum of Art di New York, della National Gallery of Art di Washington e del Los Angeles County Museum of Art.

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