13 Aprile 2020 di Redazione Redazione
Charles Baudelaire pensava che la natura, foresta di simboli e confuse parole, fosse decifrabile soltanto dai poeti. Immersa nell’ambiente naturale, anche la fotografa emiliana Giorgia Bellotti cerca delle corrispondenze realizzando autoritratti senza volto, spinta dal bisogno di ricerca interiore e di bellezza corrisposta dal paesaggio dentro al quale si muovono le sue storie. Arrivata alla fotografia da autodidatta, ha sviluppato una sensibilità estetica grazie a una formazione artistica.

La ricerca del sé

Con Autoritratti nella mia terra, l’autrice racconta la ricerca del sé attraverso un’esperienza immersiva nel paesaggio naturale. Cerca un nido dove celarsi, un tempio dove isolarsi, fosse anche per qualche istante. Due drammi personali l’hanno spinta a rifugiarsi nella solitudine e a intraprendere un’indagine fotografica che le potesse consentire di dare voce ai suoi bisogni più intimi, individuando relazioni narrative tra l’ambiente e l’immaginazione. Bellezza, silenzio, equilibrio, segreti, emozioni. Giorgia sceglie di affrontare la natura in forma poetica, un po’ bohémienne.
La natura è un tempio
L’essere nata sull’Appennino bolognese, tra i campi e le montagne, le ha permesso un’estrema spontaneità nel descrivere ciò che incontra e che la ispira. «Con leggerezza esco di casa appena mi è possibile, quando le responsabilità quotidiane me lo permettono, e vago senza avere mai una meta precisa, individuando spunti strada facendo, in modo spontaneo, attratta da ciò che mi ispira. Diciamo che mi prendo la libertà, di tanto in tanto, di non esserci per nessuno e il mondo che mi circonda diventa co-protagonista delle storie che io stessa interpreto. Questi scatti sono come un viaggio nel mio inconscio e mi affido al caso, al colore delle ortensie, a un odore, a un lago, alla nebbia, alla luce radente della sera, a un buco in un albero dove fare entrare la mia timidezza. Sono istanti tutti per me, durante i quali non ho la percezione del tempo e mi abbandono all’istinto creativo e a ciò che mi fa stare bene. Ho cominciato a fotografare più seriamente soltanto nel 2017, dopo la conclusione di due avvenimenti che hanno cambiato radicalmente la mia vita. Passare attraverso quei grandi dolori ha fatto maturare in me un nuovo modo di approcciarmi ai cambiamenti, dandomi consapevolezza, facendomi percepire l’esigenza di ritrovare me stessa attraverso la fotografia».

Immagini senza volto

La natura è un tempio

«La scelta di celare il mio viso racchiude un desiderio intrinseco di cercare, tra quelle atmosfere familiari, la mia nuova identità e di dare voce al bisogno di capire me stessa facendo ripartire tutto dal principio. Il forte legame con i meravigliosi luoghi del mio Appennino è stato lo strumento per veicolare il mio stato d’animo e l’ispirazione per esprimere le mie emozioni profonde. Non mi curo della mia bellezza, mi interessa di più quella dell’olmo che mi accoglie o di un fiore che ondeggia nell’erba, archetipi ai quali mi avvicino con stupore, con la delicatezza di chi si sente estraneo e ospite di un habitat da preservare. Ogni azione è una tappa del mio viaggio per ritornare dove tutto è cominciato o finito, nel punto preciso della mia stessa trasformazione».
a cura di Barbara Silbe

Giorgia Bellotti

Cresciuta in un piccolo paese della provincia di Bologna, fin da piccola, mostra interesse nelle discipline artistiche. Inizia il suo percorso con la pittura e si avvicina successivamente da autodidatta al mondo della grafica. Una sua foto è stata esposta a Ethereal – A daily poetry – International Photo Expò, curata da Laura Tota e Martin Vegas (Parigi, 17-19 maggio 2019). Il progetto Autoritratti nella mia terra a Paratissima – Sezione Phocus curata da Laura Tota Torino dal 30 ottobre al 3 novembre 2019. Instagram: @giorgibe

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