Nell’ambito di ColornoPhotoLife, il progetto They have gone di Lorenzo Vitali dedicato alle case coloniche del basso Piave.

7 Novembre 2023 di Elisabetta Agrati Elisabetta Agrati

È aperta fino al 26 novembre 2023 a Colorno (PR), nell’ambito di ColornoPhotoLife, la mostra di Lorenzo Vitali They have gone (Sono andati via). Tra le altre esposizioni di questa edizione del festival ricordiamo quella dedicata a Tina Modotti, dal titolo Oltre i confini.

La mostra di Lorenzo Vitali a Colorno

Curato da Paola Riccardi, e con la consulenza del dottor Piergiorgio Rossetto, They have gone di Lorenzo Vitali racconta un particolare aspetto del territorio del basso Piave, quello della presenza delle case coloniche.

Costruite tra il 1880 e il 1935 come abitazioni per i braccianti che lavoravano la terra con i contratti di mezzadria, le case coloniche vennero abbandonate a partire dagli anni Cinquanta del Novecento. L’industrializzazione, lo sviluppo turistico verso il mare e la meccanizzazione delle lavorazioni agricole, nonché l’abolizione della mezzadria nel 1964, determinarono importanti cambiamenti a livello sociale e lavorativo. I braccianti si trasferirono nelle città e andandosene lasciarono dietro di sé queste costruzioni. Abbandonate a un lento degrado, le case coloniche sono oggi testimoni silenti dell’epoca delle bonifiche e della vita contadina in Veneto tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo.

They have gone di Lorenzo Vitali
They have gone di Lorenzo Vitali

Storie dai luoghi di confine

Spiega Vitali: «Lo sguardo di un viaggiatore, che volesse calarsi nella suggestiva atmosfera del basso Piave, verrebbe dopo non molti chilometri catturato dalla presenza discreta, nel paesaggio, di insoliti imponenti edifici integrati con inattesa materica naturalezza nelle campagne. Si tratta delle cosiddette case coloniche. Ciò finisce per creare nella sua mente, via via che in questi luoghi va inoltrandosi, giorno dopo giorno, una sorta di sensazione di appuntamento atteso».

«Ho vissuto questa esperienza in modo emotivamente intenso, che esulava da intenti documentali. Quel che ho cercato di raccontare, “illustrando” e inserendo quindi una forte componente interpretativa, è una storia, una delle tante storie nascoste in queste zone di confine fra terra e acqua».

«Da osservatore stupito e curioso, quale io mi sono sentito in tutto questo lento percorso di scoperta, ho tentato di restituire nuova vita a questo paesaggio apparentemente “dimenticato”, utilizzando a volte anche la mia immaginazione, ma provando più spesso a coglierne la ritrosa poeticità, che ho voluto tentare di far emergere. Vite passate s’intuiscono all’interno e intorno a questi monumenti di una realtà contadina, ormai estinta. Dinosauri di pietra marcano il territorio, quasi un monito a non scordare chi qui ha gioito, sofferto e lavorato duramente e operosamente».

«Ho realizzato quindi immagini che si potrebbero definire vivaci, in cui tuttavia la patina del tempo mantiene una sua discreta inconfondibile presenza».

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