1 Novembre 2016 di Redazione Redazione

di Francesca Marani


Le icone del liscio di Paolo Simonazzi incontrano le discoteche decadenti di Antonio La Grotta


«C’era una volta un paese che ballava ai ritmi disco e house da un lato, e a quelli del liscio dall’altro. Mondi inconciliabili, che non si incontravano mai anche se fisicamente potevano stare a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro […]. L’uno pareva appartenere interamente al presente e immaginava di incarnare anche il futuro, l’altro pareva rappresentare un passato in via di estinzione, il ricordo di un tempo che fu». Così scrive il curatore Walter Guadagnini, nel testo critico Remix, riferendosi alle serie fotografiche Paradise Discotheque di Antonio La Grotta (Torino, 1971) e Icons of liscio di Paolo Simonazzi (Reggio Emilia, 1961).


Due progetti fotografici, apparentemente lontani, che rivelano tuttavia un territorio comune di ricerca, le diverse anime dei luoghi e dei loro abitanti. Antonio La Grotta documenta le discoteche abbandonate degli anni Ottanta e Novanta sparse nel Nord Italia, dando vita a un’indagine visiva che gli vale il terzo posto alla sezione Architettura del Sony World Photography Awards 2015. Le fotografa in modo rigoroso e asettico, mantenendo sempre un distaccato punto di vista centrale. I suoi soggetti non sono discoteche sfarzose e in piena attività, ma eden perduti, ruderi dai nomi esotici e buffi come Topkapi, Divina, Madrugada, Ultimo Impero.



Afferma il curatore nel testo introduttivo del lavoro: «Rovine sono, certo, ma La Grotta non vuole cedere al gusto romantico della rappresentazione della caducità delle cose del mondo; sono orrori kitsch di un’architettura senza qualità, neppure riscattata da qualche Venturi e Brown del XXI secolo, […]. La Grotta rivendica alla fotografia la capacità di portare alla luce ciò che – per diversi motivi – non si vede, non è sotto gli occhi di tutti, ciò che è nascosto o dimenticato, e che ha però una caratteristica essenziale: la possibilità di dare vita a una narrazione per immagini in grado di incuriosire, di suggerire un al di là dell’immagine, degno di essere conosciuto». Lo stesso non può dirsi del lavoro di Simonazzi, dove poco spazio è lasciato all’interpretazione del fruitore. L’autore, infatti, decide di fotografare i manifesti che ritraggono le icone del liscio, tipico ballo di coppia romagnolo, che prende il nome dalle movenze dei ballerini.


«Le sue icone – trovate più che cercate, comunque nate senza un preciso intento di documentazione – sono totalmente slegate dal loro ambiente – chiarisce Guadagnini –, fuori dallo spazio reale del mondo, pure immagini bidimensionali, fotografie originate da altre fotografie riprodotte sui manifesti. È un atteggiamento falsamente tassonomico e archivistico, quello di Simonazzi, perché in realtà queste immagini sono inciampi visivi, sono uno dei rivoli possibili del suo più vasto progetto di lettura di una porzione abbastanza precisa di territorio – l’Emilia Romagna –, che prosegue da alcuni anni e che probabilmente non è destinato a concludersi in tempi brevi. Sono le punteggiature di un territorio che Simonazzi attraversa con lo spirito del flaneur, non certo dell’antropologo, attento tanto alle ricorrenze quanto alle eccezioni». Che lo scopo sia testimoniare, catalogare, manipolare o trasformare qualcosa che esiste già in altro diverso da sé, la fotografia si piega all’intenzione come materia duttile.



«Poi, quasi senza che nessuno se ne accorgesse, tutto (o quasi) è cambiato: i templi della disco sono caduti in disuso, sono divenuti ruderi, testimonianze di un recente passato dimenticato – come ogni cosa ai tempi della rete – troppo in fretta, mentre i manifesti delle stelle e stelline del liscio continuano a tappezzare i muri delle stesse strade che li accoglievano trent’anni fa» Walter Guadagnini


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Antonio La Grotta nasce a Torino nel 1971. Insegna fotografia presso lo IED di Torino, lavora come freelance e svolge attività di ricerca. Ha pubblicato su diversi magazines in Italia e all’estero, tra i quali Internazionale, D casa La Repubblica e il Post ed ha esposto in diversi spazi pubblici e privati in Italia. Uno dei progetti più recenti è SS36, lavoro d’indagine sul territorio della Brianza Nord che si estende lungo l’arteria autostradale.
 
 


ritratto-paolo-simonazziPaolo Simonazzi è nato a Reggio Emilia nel 1961 dove attualmente vive e lavora. Ha realizzato numerose mostre personali e preso parte a collettive in Italia e all’estero, ha pubblicato alcuni volumi fotografici e le sue fotografie sono conservate nelle collezioni di importanti istituzioni e musei. Ultimamente è stato selezionato per Fotografia Europea con il suo progetto Cose Ritrovate pubblicato da Marsilio Editore nel 2014.

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