4 Aprile 2019 di Vanessa Avatar

La vigilia di Natale del 1942 fu pubblicato 8 fotografi italiani d’oggi a cura di Mario Finazzi, redattore editoriale dell’Istituto Italiano d’Arti Grafiche, che scrisse l’introduzione e le presentazioni degli autori in accordo con Giuseppe Cavalli. L’istituto aveva commissionato questo fotolibro come strenna a Finazzi, che ne seguì la preparazione, ne curò la grafica, controllando la qualità della stampa «in rotocalco» e sperimentando diversi tipi di carta.
Stampato in mille copie, ai fotografi ne furono riservate ben tre e cinque a Finazzi, per l’impegno profuso. Tra il 1946 e il 1947 furono poi pubblicate tre splendide cartelle fotografiche di 20 tavole sciolte, per la collana Immagini, sempre a cura di Finazzi, dedicate a Cavalli, Vender e Fotografie di montagna; una interessante proposta editoriale che purtroppo non ebbe seguito. Nell’introduzione, gli otto fotografi si dicevano: «accomunati per la loro tendenza a sciogliersi da ogni vieto tradizionalismo, pur senza accostarsi a forme di sterile accademia»; un impegno, anche morale, che rifiutava la retorica fotografica del periodo fascista, per proporre una nuova identità fotografica nazionale e un confronto con esperienze fotoamatoriali internazionali, come il Groupe des XV francese. «L’idea di dar vita a un gruppo d’avanguardia, e di lanciare un Manifesto venne assunta, nel novembre 1942, dal sottoscritto, da Cavalli e da Vender, con l’intesa – peraltro – di darle vita al termine del conflitto che all’epoca precludeva ogni attività di quel genere» (lettera di Finazzi a Italo Zannier 1997).
Gli otto fotografi si raccoglievano attorno alla figura carismatica dell’avvocato pugliese Giuseppe Cavalli, colto intellettuale, che aveva frequentato con il gemello Emanuele, anch’egli raffinato fotografo, il movimento pittorico del Realismo Magico di Casorati, Cagli e Donghi. Le fotografie sono in Tono Alto/High Key, frutto di laboriose alchimie in camera oscura, preziosi virtuosismi tecnici degli appassionati fotoamatori. Nitide ed eleganti immagini, attentamente costruite e composte in una narrativa intimista e minimale, immerse nella luminosità di una fotografia che verrà definita Mediterranea e accostata ad atmosfere metafisiche, alla pittura di Morandi e alla poesia di Montale. 8 fotografi italiani d’oggi era comunque una coraggiosa proposta per esprimere, tipograficamente, la meditata ricerca estetica di una nuova via teorica e artistica che Cavalli codificherà nel Manifesto della Bussola pubblicato su Ferrania del maggio 1947 e firmato da Veronesi, Leiss, Vender e Finazzi. Una ricerca di stile che voleva apparire originale e innovativa; unaFotografia d’Arte programmaticamente indifferente a ogni riferimento di realtà documentaria e di impegno sociale. La forma che prevale sul contenuto, assioma dell’Estetica Idealistica Crociana, pervadeva la cultura italiana del periodo, condizionando anche la fotografia nella sua presunta minorità e perciò alla ricerca di una legittimazione di artisticità, perché: «il fatto estetico è forma e solo forma. L’elemento naturale e irriducibile della fotografia non la rende del tutto arte». Questa forzatura ideologica provocherà un asprodibattito nel mondo fotografico, radicalizzato tra Formalisti e Realisti e diviso sulle riviste e nei circoli fotoamatoriali. Cavalli tentò di sfuggire all’etichetta di elitarismo e di accademismo, cooptando nella Bussola autori non riducibili a questo formalismo tecnico-ideologico. Il suo merito fu quindi quello di individuare, stimolare e promuovere i talenti che segneranno la modernità della fotografia italiana: Piergiorgio Branzi, Alfredo Camisa, Fosco Maraini, Nino Migliori, Luigi Veronesi e soprattutto Mario Giacomelli
Di Vittorio Scanferla

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