Nella fotografia di paesaggio, a volte rompere le regole ci permette di dar vita a immagini ben lontane dalle solite, e noiose, “cartoline”.

7 Dicembre 2020 di Redazione Redazione

Nella fotografia di paesaggio, a volte rompere le regole e sperimentare nuovi approcci ci permette di dar vita a immagini ben lontane dalle solite, e noiose, cartoline”. Scopriamo come sfatare alcuni miti e come modificare punto di vista per liberare tutta la nostra creatività!

Mito #1: Le immagini devono essere a fuoco da cima a fondo

In genere, i paesaggi vengono esposti con diaframma chiuso, così che la nitidezza si estenda dal primo piano allo sfondo. Questo approccio tradizionale è corretto quando vogliamo catturare i dettagli della scena, ma ci sono situazioni in cui aprire il diaframma può aumentare l’impatto. Limitando la profondità di campo, esibiamo la profondità reale dell’inquadratura. Questa tecnica funziona molto bene se la applichiamo con un medio tele su scene dai motivi uniformi e ripetuti. Se gli ordinati filari di questo bosco artificiale fossero stati ripresi a f/8, f/11 o f/16, la nitidezza avrebbe annichilito lo sguardo. Ripresi a f/2.8, con il punto di fuoco sulla terza fila di tronchi, invece, danno all’immagine un senso di profondità e mistero!

#2: Nella fotografia di paesaggio i colori devono essere vibranti!

Non è vero che i paesaggi devono essere sempre luminosi e vivaci. Molti scatti possono guadagnare atmosfera da un approccio più “controllato”. Ai tempi della pellicola, i rullini più popolari per la fotografia paesaggistica erano quelli per diapositive Fujichrome Velvia ISO 50, per via della palette cromatica straordinariamente vibrante. I colori erano sovrasaturi di un buon 40%, ma le atmosfere e l’impatto delle immagini erano amatissimi: quei colori rendevano ogni scena più vivida, più invitante e sicuramente più vendibile. In realtà, molti panorami, soprattutto quelli con atmosfere più cupe e malinconiche, possono migliorare se attenuiamo o sopprimiamo selettivamente il colore. Molti artisti visuali, dai pittori ai designer di interni, dai registi agli specialisti di illuminazione, operano con palette in qualche modo limitate: i fotografi possono fare la stessa cosa. Dopo ogni scatto, pensiamo a quali colori debbano “uscire” e quali debbano essere trattenuti per esprimere l’atmosfera e le emozioni che vogliamo comunicare. Una volta identificati, applichiamo una semplice correzione in Photoshop per arrivare in poco tempo a immagini di maggiore impatto.

#3: Nella fotografia di paesaggio i cieli devono contenere molto dettaglio

Quando fotografiamo un paesaggio, facciamo di tutto per trattenere il dettaglio del cielo: l’ultima cosa che vogliamo è vedere un meraviglioso panorama rovinato da una brutta e appariscente bolla vuota in cima alla composizione! Non è certo una logica discutibile e, infatti, tutti applichiamo ogni genere di tecnica e trucco per bilanciare l’esposizione, dalla fotografia HDR fino all’uso dei filtri graduati a densità neutra, che servono proprio a evitare di sovraesporre i cieli e a salvare ogni dettaglio disponibile nella scena. Ci sono però anche situazioni in cui accogliere una totale assenza di dettaglio nel cielo, e pensare con attenzione alla conseguente composizione, può produrre un’immagine diversa dal solito. Quando rinunciamo al dettaglio del cielo, dobbiamo considerare l’impatto che l’area di spazio bianco avrà sull’equilibrio generale dell’immagine. Un primo piano forte, accompagnato da forme altrettanto potenti che spezzino e si sovrappongano all’area del cielo, come nell’immagine qui sotto, può aiutare molto nella ricerca di questo equilibrio. All’opposto, però, possiamo anche permettere a un’ampia fascia di cielo bianco di dominare sugli altri elementi della composizione, per dare un senso di tranquillità e ampio respiro e creare un effetto minimalista.

Mito #4: È fondamentale scattare con il grandangolo

Fotografiamo un paesaggio? Tutti ci diranno che dobbiamo montare il grandangolo, per includere quanto più possibile nell’inquadratura. È l’unica soluzione? È ovvio che paesaggi e grandangoli sono ben assortiti, ma ci sarà un motivo se tutti i paesaggisti più esperti portano sempre con sé un tele… Un teleobiettivo è uno strumento molto potente, in grado di isolare una parte della scena più interessante dell’insieme, perfetto per semplificare le composizioni. La semplicità è spesso la base di una composizione forte, quindi avere a portata di mano una lunga focale può dare un vantaggio non trascurabile. Con un tele, enfatizziamo le forme e le ripetizioni di motivi ed evitiamo le distrazioni che spesso sottraggono impatto alle composizioni grandangolari.

Mito #5: Non ci dovrebbero essere persone nella scena

Si dà per scontato che l’inclusione di persone in un paesaggio naturale tolga qualcosa alla bellezza della scena. In alcuni casi è vero. Dove possono essere appropriate, però, una o più figure nell’inquadratura possono diventare elementi narrativi molto potenti. Sono anche un modo efficace di rendere il senso delle proporzioni della scena: un osservatore riesce a farsi un’idea immediata delle dimensioni dell’ambiente dal confronto con quelle, istintivamente note, delle persone. L’interazione delle persone con il paesaggio, che può spaziare dal lavoro alla contemplazione, può inoltre contribuire ad arricchire di contesto l’immagine.

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