19 Agosto 2019 di Vanessa Avatar

Franco Cappellari è convinto che il viaggio fotografico sia un arricchimento culturale legato non solo alla storia, alla geografia e alla situazione politica dei luoghi visitati, ma a qualcosa di più personale: all’esperienza che diviene conoscenza, al desiderio di incontrare persone con abitudini e sentimenti diversi che, con la fotografia, si possono raccontare. Siamo curiosi di comprendere quando inizia, per lui, il viaggio. Il tempo di premere il tasto “REC” ed è subito un debordare di pensieri: “Il viaggio inizia nel momento stesso in cui scelgo la destinazione. Ne segue un accurato studio e un’attenta e meticolosa costruzione delle tappe e dell’organizzazione logistica. Questa fase è indispensabile per riportare a casa scatti che sappiano restituire bellezze, emozioni, condizioni di vita e, magari, qualcosa di mai visto prima“. Non sempre, però, un’attenta programmazione mette al riparo dagli imprevisti.

La fotografia in viaggio

A volte, le sorprese possono rivelarsi magnifiche: “La più bella”, racconta, “mi è capitata quando sono stato in Kenya per un servizio fotografico sul Lago Bogoria, un luogo caratteristico per i suoi meravigliosi fenicotteri rosa. Solitamente è facile trovarli, ma una volta giunto non mi sarei mai aspettato di vederli tutti sistemati a mo’ di corona lungo la foce del fiume che va nel lago, come potete vedere (alle pagine 20-22, ndr). È stato qualcosa di unico che poi non ho più rivisto. Mi sono sentito super fortunato e soprattutto molto felice“ Emozioni dall’alto. Da sempre gli aerei rappresentano, oltre a un’opportunità lavorativa, una grande passione di Franco Cappellari: “Sin da piccolo ero innamorato dell’idea del volo, anche perché è sempre stata sinonimo di avventura e di scoperta. Mi ricordo che il primo viaggio in aereo l’ho fatto a quindici anni, destinazione Londra. Ero con un amico e dopo un mese siamo tornati a casa senza un soldo. Da lì in poi, ho sempre continuato a viaggiare e a fotografare

 

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