22 Luglio 2018 di Vanessa Avatar

Musica, cemento, rivolta, amicizia e riscatto  nelle foto dell’Hip Hop a Napoli

Cosa c’entra Robert Capa con Gaetano Massa e con le sue fotografie che raccontano l’Hip Hop a Napoli? Sicuramente vi ricorderete la sua famosa frase, citata molte volte, che dice: «Se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete abbastanza vicino». Capa era, ma non solo, un fotografo di guerra, e Gaetano si potrebbe dire un fotografo di battaglie. Battaglie individuali. E quanto alla distanza, Gaetano non solo è molto vicino al mondo dell’Hip Hop partenopeo, ma c’è completamente dentro. Infatti, prima di realizzare una vera e propria trilogia fotografica su questa realtà è stato rapper e deejay egli stesso, animando la scena degli anni Novanta, prima di partire per Bologna dove si è laureato al DAMS per poi fare ritorno al sud stabilendosi a Casoria, alle porte di Napoli, dove tutt’ora risiede. Fotografa ciò che meglio conosce, e che evidentemente è stata ed è ancora una grande e coinvolgente passione. 

Quando e com’è nata la voglia, o forse dovremmo chiamarla esigenza, di fotografare l’Hip Hop in Campania, dopo averlo praticato in prima persona?

«Il primo lavoro fotografico di questa trilogia dedicata all’Hip Hop nella mia terra, intitolato Bixio family, è nato dall’aver seguito, qui a Casoria e nell’area nord di Napoli, alcuni ragazzi che rappresentavano la nuova scena rap, fotografandoli quando partecipavano alle feste, registravano musica e crescevano insieme. Alcuni di loro, con il tempo, hanno fatto strada e sono addirittura finiti sotto contratto discografico. Il secondo progetto, Close up: i lottatori del rap, è sicuramente quello che ha avuto maggior riscontro e che mi ha dato notevole visibilità. L’ho realizzato nel garage dove negli anni Novanta facevo rap io stesso, coinvolgendo i protagonisti della scena Hip Hop underground provenienti da tutta la Campania – erano una trentina circa –. Di loro ho voluto fotografare i tatuaggi e gli oggetti personali. E poi il terzo progetto, fatto insieme all’amico e fotografo Pino Miraglia, è diventato un libro dal titolo Core e lengua. Il rap in Campania e altre storie. Si tratta di un lavoro di ampio respiro – basti pensare che vi abbiamo dedicato tre anni –. È costruito su diversi capitoli: i ritratti ambientati ai rapper nei loro quartieri d’appartenenza a Napoli, le feste Hip Hop che si svolgono durante l’anno, soprattutto nelle periferie, i rapper lavoratori – uno fa le statuine del presepe, uno è il tassista, un altro lavora in un’impresa di pulizie e così via –, i rapper mainstream, cioè i nomi più affermati e conosciuti dal grande pubblico – questo è un capitolo che comprende anche una serie di foto realizzate durante i live –. Nel libro sono presenti anche interviste ai protagonisti della scena Hip Hop, una serie di foto storiche e una discografia consigliata. È stata un’esperienza approfondita, nella quale ci dividevamo i compiti, io e Pino, rispetto ai soggetti da fotografare, per poi fare un editing comune a casa mia. Anche questo saper superare il proverbiale individualismo del fotografo per lavorare in due è già un atteggiamento sintonizzato, in qualche modo, sulla cultura Hip Hop»

L’intervista completa sul nuovo numero de Il Fotografo disponibile anche online

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