Ada Trillo unisce la necessità di testimoniare i drammi dell’umanità a una profonda sensibilità e partecipazione.

26 Giugno 2023 di Redazione Redazione

Un ritratto dell’artista Ada Trillo scritto da Anthony M. Quattrone

Ho conosciuto di persona Ada Trillo a Houston nell’aprile 2023 durante la conferenza di presentazione del suo libro La Caravana del Diablo. Sono rimasto folgorato dalla sua bravura come fotografa e dal suo spessore umano come attivista per l’emancipazione di chi è in una condizione di subalternità.

È una grande fotografa, non solo per la sua immensa capacità professionale e tecnica ma perché il suo lavoro è ispirato dai principi dell’amorevole gentilezza tra gli esseri umani.

La sua piccola statura è in perfetto contrasto con la grandezza del suo impegno. La sua gracilità e la sua gentilezza femminile occupano uno spazio che fino a ora avevo visto riservato unicamente ai fotografi di guerra “embedded” nelle unità militari durante le azioni operative – come quelli che ho incontrato nelle missioni in Bosnia, in Kosovo, in Iraq.

Trillo, invece, non è embedded tra combattenti in uniforme, ma è lì, nel gennaio 2020, con migliaia di persone che vivono momenti di immensa drammaticità collettiva e individuale mentre cercano di raggiungere gli Stati Uniti camminando per otto giorni dall’Honduras, attraverso il Guatemala, per essere respinti violentemente al confine messicano. Oppure è in Ucraina nell’aprile 2022, fra le macerie di Bucha, fra gli orrori dell’aggressione militare, resa ancora più drammatica e inumana dai crimini di guerra contro l’inerme popolazione civile.

Ada Trillo: una prospettiva partecipata

Trillo stabilisce un immediato contatto con i soggetti delle sue foto vivendo, camminando, mangiando e dormendo con loro… affrontando le cariche della polizia e le minacce dei militari di guardia al confine. Pertanto, non è un “corpo estraneo” ma parte integrante della vasta marea umana che cerca nella migrazione un’unica possibilità di affrancamento e liberazione per sé e per le generazioni a venire.

Non inquadra il soggetto come elemento esterno ma diventa tutt’uno con esso, rappresentandolo con la dignità e il rispetto che ogni individuo merita. La potenza delle sue inquadrature nasce da questa prospettiva partecipata, difficilmente replicabile da chi non vive in prima persona l’evento raccontato. Ada Trillo unisce arte e attivismo in una miscela di inesauribile potenza comunicativa che colpisce in contemporanea cuore e mente. Questa è la sua forza.

Anthony M. Quattrone

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C'è 1 commento

  • Breve commento ma ricco di espressioni che lasciano trasparire una ammirazione per la scrittrice/fotografa e la sua persona.

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