3 Dicembre 2016 di Redazione Redazione

di Francesca Marani


«É una delle artiste più importanti del nostro tempo, con un corpo di lavoro rappresentativo della Pictures Generation – artisti che operano nell’era della proliferazione delle immagini dei mass media, negli anni Ottanta – che risulta rilevante per il mondo contemporaneo saturo di immagini» Philipp Kaiser, curatore della mostra al The Broad di Los Angeles


Cindy Sherman, Untitled #92, 1981

Cindy Sherman, Untitled #92, 1981


The Broad, il nuovo museo di arte contemporanea di Los Angeles fondato dai filantropi Eli ed Edythe Broad, ha inaugurato a giugno 2016 la prima di una serie di special exhibition: si tratta della retrospettiva dedicata all’artista americana Cindy Sherman (1954), di cui l’istituzione colleziona opere da oltre tre decadi. Dopo circa vent’anni, l’opera della Sherman torna a essere presentata in un museo losangelino: l’esposizione Cindy Sherman: Imitation of Life, curata da Philipp Kaiser, immerge il visitatore nel cuore della ricerca artistica dell’autrice che fin dagli esordi realizza fotografie costruite in studio nei minimi dettagli, rigorosamente senza titolo e aventi per soggetto sé stessa.


Cindy Sherman, Untitled Film Still #47, 1979

Cindy Sherman, Untitled Film Still #47, 1979


L’artista si trasforma in modella, fotografa, direttrice di scena, make-up artist e parrucchiera, divenendo, al tempo stesso, autrice e soggetto dei propri scatti. É un’opera di trasformazione che la porta a incarnare ruoli sempre diversi: dalla casalinga remissiva e bisognosa d’aiuto, alla dama di corte o madonna di altre epoche, dall’aristocratica annoiata e felice di ostentare il proprio potere alla donna contemporanea iper-truccata ed eccessivamente abbronzata, fino alle figure grottesche di clown provenienti dal mondo degli incubi.


Veduta dell’esposizione

Veduta dell’esposizione


Con la sua instancabile capacità performativa, di immedesimazione e sofisticata restituzione dei differenti “tipi umani”, la Sherman mette in discussione il concetto di identità, di rappresentazione e il ruolo esercitato dalle immagini nella nostra cultura contemporanea. In mostra, il film Office Killer (1997) e alcune tra le serie più conosciute realizzate dall’artista, tra cui i celebri Untitled Film Stills, una sessantina di foto di piccole dimensioni che la Sherman scatta a partire dal 1977. Si tratta di simulazioni di foto di scena, foto di moda, pubblicità, rigorosamente in bianco e nero, nelle quali l’artista interpreta ogni volta un ruolo differente, che sembra essere tratto da un film inventato. La storia non c’è, l’atmosfera è quella del cinema USA degli anni Cinquanta, con riferimento in particolare ai B-movies, ad alcuni film di Hitchcock e alla commedia sentimentale. Messe in scena che sollevano una serie di questioni rilevanti relative a diversi temi, quali la rappresentazione stereotipata della figura femminile (costituitasi nel corso del tempo attraverso l’immaginario del cinema, della televisione e delle riviste femminili), la presunzione di realtà della fotografia, il rapporto tra quest’ultima e il cinema.


Cindy Sherman, Untitled #70, 1980

Cindy Sherman, Untitled #70, 1980


L’artista mette in luce il carattere ambiguo della fotografia, lo spettatore, infatti, è posto di fronte all’incapacità di decodificare l’oggetto che si trova a osservare, non essendo chiaro se si tratti effettivamente di un fermo immagine di un film del passato o di una fotografia scattata di recente. Emerge, inoltre, in questo tipo di fotografie il gusto tipico dell’era postmoderna per la citazione colta o popolare: la Sherman non ha paura di giocare coi codici della cultura alta e bassa, della fotografia e più in generale della rappresentazione. Il suo esempio è importante poiché, al di là della riflessione specifica sull’identità e sul corpo, in esso prende forma la concezione della fotografia come messa in scena della realtà, anche attraverso l’appropriazione dei linguaggi e delle immagini provenienti dalla propria storia o da altri ambiti artistici. Ed è proprio a partire da questo tipo di riflessioni e dalla rivendicazione della natura ambigua della fotografia e dalla sua trasformazione in valore concettuale e operativo, che prenderanno avvio le ricerche della Staged Photography contemporanea.


Cindy Sherman, Untitled #512, 2010 (/2011)

Cindy Sherman, Untitled #512, 2010 (/2011)


Biografia
Cindy Sherman nasce il 19 gennaio 1954 nel New Jersey, USA. Rappresentante di spicco della Picture Generation, è una delle figure più conosciute dell’arte contemporanea per i lavori provocatori e la straordinaria influenza esercitata sull’opera di altri artisti. Studia arte, e in particolare pittura, presso la State University of New York, a Buffalo, e inizia a utilizzare la fotografia come mezzo d’espressione alla fine degli anni Settanta. Realizza corpose serie fotografiche come Untitled Film Stills, Disasters and Fairy Tales, History Portraits, Sex Pictures. La sua fotografia Untitled #96 è stata venduta per la cifra di 3,89 milioni di dollari e nel 2012 il MoMA di New York le ha dedicato una ampia retrospettiva.

Lascia un commento

qui