6 Gennaio 2019 di Vanessa Avatar

Tullio Farabola. Fotografia e memoria

Figlio d’arte, Tullio Farabola (1920-1983) inizia a occuparsi di fotografia nel 1939, lavorando con il padre Alessandro, detto Giuseppe. Chiamato alle armi nel 1940, viene trasferito come operatore cinematografico presso l’Istituto LUCE di Roma, dove conosce Adolfo Porry Pastorel, creatore dell’agenzia VEDO, che diviene per lui un punto di riferimento. Nel 1943, Farabola torna a Milano e qui segue i momenti conclusivi della guerra, proseguendo poi negli anni successivi il suo lavoro di documentazione fotogiornalistica, testimoniando le difficoltà di una città messa in ginocchio dai bombardamenti e dalla fame, le sofferenze della gente ma anche il lento cammino della ricostruzione. Al reportage fotogiornalistico si affiancano, però, i ritratti in bianco e nero e le copertine di importanti riviste dell’epoca, nonché la nascita dell’agenzia Farabolafoto, nella quale confluirono sia le sue fotografie sia quelle di altri autori, in particolare di Adolfo Porry Pastorel, di Mario Agosto (fotografo ufficiale della Società di navigazione) e del ritrattista Attilio Badodi. Arricchito da sostanziosi fondi di fine Ottocento e inizi Novecento, l’archivio è – nelle parole dello stesso Farabola – uno “fra i più ricchi e meglio organizzati in Italia”.

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