18 Giugno 2018 di Vanessa Avatar

L’autobus rosso:  la storia delle fotografie di icone della città e della decisione dei giudici

A cura dell’Avvocato Cristina Manasse

Anni fa, l’amministratore di un’azienda di souvenir pensò di creare una scena iconica di Londra da utilizzare per i prodotti della società. Usando immagini originali e un tocco di Photoshop, diede vita a un’immagine in bianco e nero con l’autobus rosso sul ponte di Westminster di fronte al Parlamento.
La fotografia fu scattata dallo stesso amministratore, non da un professionista, e fu usata per prodotti quali mug, portachiavi, oggetti di cancelleria. Successivamente, un’altra società decise di commissionare un servizio fotografico di immagini simbolo di  Londra per i propri souvenir destinati ai consumatori di tè.

I prodotti più venduti riportavano tali fotografie con la frase “Icone di Inghilterra”. Il fotografo scattò alcune fotografie che furono elaborate e manipolate: anche in questo caso, un autobus rosso sul ponte di Westminster e il Parlamento come sfondo. Le due immagini condividono molti elementi: il bus rosso, il ponte di Westminster, il Parlamento. L’azienda dei souvenir contestò l’uso commerciale di un’immagine simile alla propria, a prescindere dalla natura comune di un autobus londinese e citò  in giudizio l’altra azienda sostenendo che la loro immagine riproduceva una parte sostanziale della propria, violandone i diritti.

L’autobus rosso di Londra e la diatriba legale

L’azienda del tè si difese sostenendo che le considerazioni principali da fare erano la valutazione dell’abilità e del lavoro svolto per realizzare lo scatto, nonché dell’insieme di immagini già disponibili dei medesimi simboli di Londra. In altre parole, trattandosi di simboli ampiamente fotografati e data la quantità di immagini simili già a disposizione del pubblico, non vi era violazione di fatto. In effetti, basta pensare al fatto che i monumenti simbolo delle principali città del mondo sono oggetto di scatti per ogni fotografo, professionista o non. Il giudice, dopo aver riconosciuto la somiglianza delle due immagini, che appaiono sorprendentemente simili nonostante la miriade di modi in cui un autobus può essere ripreso su quel ponte, ha ricordato che le fotografie “sono da considerarsi opere fotografiche se sono il risultato della creazione intellettuale dell’autore, non essendo richiesta alcuna misura specifica di originalità” .

Di conseguenza, una fotografia è un’opera fotografica quando vi è un sostanziale contributo creativo da parte dell’autore, e ciò vale anche per un fotografo dilettante perché le sue scelte (angolo visivo, luci eccetera) riflettono la sua personalità creativa. Per il giudice, la prima  fotografia è un’opera fotografica, basata su scelte fatte dal fotografo, seppur dilettante, che sono il contributo originale nella creazione dell’opera.

L’originalità della fotografia deve essere trovata, per esempio, nella scelta dello scatto, nel gioco di luci e ombre, nell’effetto dei filtri, nelle tecniche di sviluppo, nella creazione della scena. Determinare se vi sia stata una violazione richiede una valutazione qualitativa degli elementi riprodotti e, in particolare, una valutazione sulla “quantità” degli elementi.

L’autobus rosso di Londra e la decisione del Giudice

Il giudice ha ritenuto che, sebbene le immagini differiscano per la composizione, una parte sostanziale del lavoro artistico della prima fotografia era stata riprodotta nella seconda. La rappresentazione del famoso autobus rosso non è certamente un monopolio del fotografo dell’azienda di souvenir ma secondo il giudice la combinazione di elementi da lui operata ha reso la sua opera originale, quindi non si tratta solo di un’altra fotografia dei simboli di Londra. L’azienda di souvenir ha vinto la causa, l’immagine è stata riconosciuta quale unica. Si potrebbe discutere e sostenere che, in base al criterio della “creatività”, ogni fotografia è originale in virtù del contributo creativo di ciascun fotografo.

È un argomento delicato, indefinito e “grigio” come il cielo di Londra nelle immagini.

Cristina Manasse © 2018

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Immagini:
© Nicholas Houghton © Justin Fielder
Credit: Nphotography

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