Per Nino Migliori, maestro del realismo, il bianco e nero non è una moda, ma una scelta ben precisa. Scopri qui la sua poetica.

2 Marzo 2021 di Redazione Redazione

Per la rubrica Bianco e nero d’autore oggi parliamo di Nino Migliori. Celebre per lo sguardo neorealista con cui ha raccontato lItalia del Dopoguerra, non ha mai tralasciato la sperimentazione, attento all’evoluzione dei linguaggi e delle tecnologie.

Le fotografie dei primi anni mostrano un Paese operoso e antico, che lenisce le ferite di guerra ancora fresche, mentre sogna la modernità. «Nel 1948, quando ero agli inizi, il bianco e nero era di rigore», ricorda Migliori. «Si stampava in casa e saper gestire tutta la gamma dei grigi, partendo dai toni alti alla maniera di Giuseppe Cavalli per arrivare ai toni bassi di Otto Steinert, era un must imprescindibile per chi frequentava i circoli fotografici».

Bianco e nero: scelta, non moda

«Più tardi ho utilizzato anche il colore, alternato con il bianco e nero, e così faccio ancora oggi scegliendo l’uno o l’altro in base al progetto. In genere uso il bianco e nero per lavori in cui la rappresentazione è di tipo “realista” come in Crossroads (2005), ma anche quando l’eliminazione del colore permette la rappresentazione di un tempo sospeso in cui buio e luce si contendono l’immagine, come nella serie Lumen (dal 2006), una lettura a lume di candela di monumenti del passato».

L’ho scelto per una rappresentazione realista ma anche per dare forma al tempo sospeso. Nino Migliori

Nino Migliori

Nato a Bologna nel 1926, comincia a fotografare nel 1948, dividendosi tra l’approccio neorealista e la sperimentazione originale. Dalla fine degli anni Sessanta il suo lavoro assume valenze concettuali che lo porteranno a essere riconosciuto come uno degli autori che in Italia proseguono la ricerca delle avanguardie sul fronte della riflessione sui linguaggi iconici, con la fotografia come nodo centrale dell’immaginario e della ricerca formale contemporanea.

Sue opere sono conservate presso importanti musei italiani e istituzioni e fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche e private. Dal 1954 espone nelle gallerie e nei musei di tutto il mondo. Ha pubblicato numerosi libri tra cui: Muri (2004), Segni (2004), Crossroads – Via Emilia (2005), Paesaggi infedeli (2008), Nature inconsapevoli (2009), Il passato è un mosaico da incontrare (2010), La materia dei sogni (2012).

di Emanuela Costantini

Scopri qui il Bianco e nero d’autore di Mario Giacomelli

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