10 Giugno 2019 di Vanessa Avatar

Miglioriamo la nostra abilità di fotografi in sette semplici passi

Le reflex moderne sono progettate per renderci la vita più facile e per permetterci di scattare foto nitidissime in qualunque condizione. Tuttavia, le numerose modalità di messa a fuoco automatica (AF) e di stabilizzazione dell’immagine che abbiamo a disposizione possono risultare fin troppo complicate da gestire, a tal punto che i principianti spesso si sentono disorientati e demoralizzati quando scoprono che i loro scatti non sono sempre a fuoco come si aspettavano. Purtroppo, non c’è nulla che si possa fare per recuperare una foto sfocata: nessun trattamento in Photoshop riuscirà a renderla di nuovo nitida! Le reflex di ultima generazione sono equipaggiate con sistemi autofocus molto sofisticati, quindi non c’è da sorprendersi se i meno esperti fanno fatica a controllare alcune funzioni della loro fotocamera e spesso non riescono a ottenere il risultato voluto.
Per questo motivo abbiamo riassunto in sette semplici passi tutto ciò che c’è da sapere per catturare immagini sempre a fuoco. I risultati sono garantiti!

Le modalità di messa a fuoco

  1. Modalità Autofocus:  per prima cosa è necessario impostare correttamente l’autofocus (AF). La maggior parte delle reflex offre tre modalità di autofocus, ma sono due quelle davvero utili: l’AF Singolo per i soggetti immobili e l’AF Continuo per quelli in movimento. Esiste anche una funzione che permette di passare dalla modalità AF Singolo ad AF Continuo nel momento in cui il soggetto inizia a muoversi, ma non è sempre efficace, quindi è meglio concentrarci sulle altre due. Quando premiamo a metà corsa il pulsante di scatto in modalità AF Singolo, la fotocamera mette a fuoco una volta sola, mentre in modalità Continua l’autofocus regola continuamente il fuoco per seguire i movimenti del soggetto.
  2. Selezioniamo i punti AF: non affidiamoci alla modalità automatica di selezione dell’area di messa a fuoco. Con questa impostazione la macchina metterà a fuoco quanto si trova più vicino a noi, e questo significa che potrebbe procedere anche su qualcosa che non ci interessa. Meglio scegliere manualmente i punti AF: in questo modo potremo decidere quale parte della scena o quale soggetto mettere a fuoco e usare un pizzico di creatività in più, ad esempio scegliendo un punto AF diverso da quello centrale.

  3. Giù le mani dalla fotocamera!  Sembra incredibile, ma la semplice pressione del dito sul pulsante di scatto può essere la causa di una foto sfocata, anche quando usiamo un treppiede. Questo problema è ancora più evidente quando impostiamo tempi lunghi, di notte oppure in condizioni di scarsa luminosità. Per eliminarlo, sfruttiamo un sistema di scatto remoto oppure l’autoscatto impostato su un tempo da 2 a 10 secondi — sufficiente affinché le vibrazioni trasmesse dalle nostre mani alla fotocamera si esauriscano.

  4. Usiamo il Live View per i paesaggi: possiamo controllare la messa a fuoco dal primo piano allo sfondo sfruttando il display LCD. Montiamo la fotocamera sul treppiede e spegniamo lo stabilizzatore d’immagine. Poi scegliamo la messa a fuoco manuale e la modalità Live View, impostando un’apertura stretta, vicina a f/16. Ruotando l’anello sulla lente mettiamo a fuoco circa a un terzo dell’inquadratura, quindi ingrandiamo l’immagine x5 o x10 sullo schermo e usiamo il cursore per muoverci al suo interno. Se necessario regoliamo un po’ la messa a fuoco per garantire la massima profondità di campo, dal primo piano allo sfondo.

  5. Stabilizzatore: acceso o spento? Molti obiettivi oggi sono dotati di stabilizzatore d’immagine (IS). L’IS ci consente di ottenere immagini nitide con tempi di posa fino a 3 o 4 volte più lunghi ed è quindi un ottimo strumento per mettere a fuoco in condizioni di luce scarsa. Ad esempio, se normalmente senza stabilizzatore utilizzeremmo una velocità di scatto pari ad almeno 1/250 di sec per assicurarci una foto a fuoco, un IS da 4 stop ci permetterà di ottenere lo stesso risultato anche a 1/15 di sec (tenendo comunque la macchina ben ferma!). Quando usiamo il treppiede, invece, di solito è consigliabile spegnere lo stabilizzatore, poiché il movimento dei giroscopi su cui si basa il sistema IS paradossalmente potrebbe introdurre della sfocatura indesiderata. Non è così per le ottiche più recenti, capaci di “accorgersi” della presenza del treppiede.

  6. Usiamo il treppiede: se amiamo la fotografia naturalistica ci troveremo spesso a scattare in condizioni di scarsa luminosità, all’alba o al tramonto, per garantirci risultati migliori. Se vogliamo anche utilizzare un’apertura stretta per ottenere la massima profondità di campo, questi due fattori combinati insieme ci costringeranno a velocità di scatto troppo basse a mano libera, anche con lo stabilizzatore attivo. Avremo bisogno di utilizzare un treppiede per mantenere la macchina ferma e avere immagini nitide. Tempi di posa più lunghi ci consentiranno di sfocare gli specchi d’acqua e il cielo, regalando alle nostre foto un senso di movimento e vivida realtà. Usiamo un filtro ND per allungare ulteriormente i tempi e incrementare l’effetto.

  7. Il diaframma perfetto: ogni obiettivo ha un’apertura di diaframma ottimale che consente di ottenere la massima nitidezza per quella data ottica. Di solito corrisponde al valore a metà del range di apertura (da f/8 a f/16) mentre la nitidezza viene meno alle minime e massime aperture possibili, come f/22 e f/2.8. L’apertura che sceglieremo non influenzerà solo la profondità di campo, ma anche la definizione dei nostri scatti in tutta l’inquadratura. Quando fotografiamo paesaggi oppure quando realizziamo close-up di un certo tipo, se pretendiamo il massimo della nitidezza è bene impostare l’apertura ottimale dell’obiettivo.

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