Torna l’appuntamento con il festival Fotografia Europea, a Reggio Emilia dal 29 aprile al 12 giugno 2022.
Un’invincibile estate
C’è una frase nella poesia Invincibile estate (1947) di Albert Camus che meglio di ogni altra descrive ciò di quanto più vicino ci sia alla speranza: «Imparavo finalmente, nel cuore dell’inverno, che vi era in me un’invincibile estate». Questa è la forza interiore che ci spinge ogni volta verso la vita, che ci fa intravedere l’amore al di là dell’odio, il sorriso al di là delle lacrime e la tranquillità al di là del caos, come prosegue Camus nella sua poesia.
Una forza che abbiamo imparato negli ultimi due anni a condividere e alimentare collettivamente, cercando ogni giorno di spingere lo sguardo oltre le difficoltà e il buio. La speranza, dunque, come intimo propulsore che dissipa le nubi.
La stessa che ritroviamo nelle storie delle donne vittime di pregiudizi e ingiustizie sociali ritratte dalla fotografa Mary Ellen Mark. Così come nella biografia di San Benedetto il Moro, Binidittu, ricostruita dal fotografo Nicola Lo Calzo nella descrizione della vita del santo.
Una riflessione sulla complessità del mondo
Queste sono solo alcune delle storie in mostra nella nuova edizione di Fotografia Europea, il festival di Reggio Emilia tra i più rilevanti in Italia e a livello europeo. Come sempre alla base della manifestazione ci sono le storie e i racconti. Molto spesso intimi, altre volte più aperti e sfacciati. In entrambi i casi con l’obiettivo di stimolare nuovi punti di vista e una riflessione sulla complessità del mondo e dei fili che intrecciano i suoi abitanti.
Partendo da queste premesse, la traduzione delle tematiche nel linguaggio della fotografia si concentra proprio sui temi della resistenza che contraddistingue i momenti di passaggio come il nostro. Nonché sulle possibili reazioni umane di fronte all’emergere di una nuova realtà che ancora non è del tutto disvelata.
Le mostre di Fotografia Europea
Insieme ai lavori di Mary Ellen Mark e Nicola Lo Calzo, la direzione artistica del festival, composta anche quest’anno da Walter Guadagnini e Tim Clark, ha selezionato lavori provenienti da tutto il mondo. Li si potrà ammirare negli spazi dei Chiostri di San Pietro, fulcro dell’intera manifestazione che, come ogni anno, ospita ben dieci mostre.
Oltre alle già citate esposizioni, nelle sale dei Chiostri sarà possibile ammirare le opere di Hoda Afshar con il progetto Speak The Wind che svela gli straordinari paesaggi dell’Iran, la sua gente e i loro rituali. Se nella serie Fire on World l’autrice Carmen Winant forma un quadro attraverso centinaia di diapositive che descrive il disordine sociale e di dissenso, il giapponese Seiichi Furuya racconta in First trip to Bologna 1978 / Last trip to Venice 1985 il primo e l’ultimo viaggio nel capoluogo dell’Emilia Romagna insieme alla moglie Christine Gössler.
Il fotografo inglese Ken Grant propone con Benny Profane un progetto a lungo termine su un distretto portuale nei dintorni di Liverpool. La proposta si arricchisce anche delle immagini del giovane Guanyu Xu con Temporarily Censored Home, di Chloé Jafé con I give you my life e di Alexis Cordesse con Talashi.
E ancora dell’interessante esperimento di Jonas Bendiksen che diffonde il caos nella comunità del fotogiornalismo con The Book of Veles, il lavoro che accorpa le fake news generate nella piccola e sconosciuta cittadina macedone di Veles per dimostrare che la disinformazione visiva confonde anche i professionisti dei media addestrati.
Giovane Fotografia Italiana
Ai Chiostri di San Domenico non poteva mancare l’annuale appuntamento con la Giovane Fotografia Italiana. Come ogni anno una mostra collettiva, a cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi, riunisce i nomi più promettenti del panorama fotografico italiano.
Omaggio a Luigi Ghirri
Cinque, invece, sono le esposizioni che compongono l’offerta delle mostre partner dislocate in importanti sedi istituzionali di Reggio Emilia. Si segnalano quella dedicata a Luigi Ghirri al Palazzo dei Musei intitolata In scala diversa. Luigi Ghirri, Italia in miniatura e nuove prospettive e quella di Carlo Valsecchi alla Fondazione Maramotti.
Anche quest’anno, dunque, sono molteplici gli sguardi chiamati a svelare alcuni degli aspetti sulla contemporaneità attraverso il medium della fotografia per interrogarsi sul ruolo delle immagini e della cultura visiva in questo particolare momento storico.
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