7 Gennaio 2020 di giorgia Avatar

Svelare la bellezza, quella autentica, di una volta, che faceva nascere emozioni anche dalle cose apparentemente banali. È questo l’intento che muove la fotografia di Simone Mondino: un passato da matrimonialista, ora insegue le sue vere passioni, la montagna, i viaggi, l’outdoor, in compagnia di Romina che – più di tutti – lo ha spinto a credere nei suoi sogni. Insieme, questi due “vagamondi”, come amano definirsi, vanno alla ricerca del vero, di una fotografia autentica, quella che emoziona e interroga, al di là di tutti i “trucchi” resi possibili oggi dalla tecnologia.

Fotografia e montagna: come si trasmette l’emozione

Simone, che cos’è per te una buona fotografia?
Una fotografia è perfetta quando fa sì che io stia anche un’ora a guardarla. Magari è uno scatto semplice, però mi fa soffermare e mi suscita mille riflessioni, facendomi rivivere i pensieri del fotografo, le emozioni che ha provato mentre scattava. Purtroppo, ultimamente vedo tanto editing, troppo editing. Quello che cerchiamo, Romina e io, è di editare il meno possibile le fotografie, far emergere la loro semplicità. Perché oggi ci sono troppi artifici, c’è una ricerca esagerata della spettacolarità.
Forse questo è anche colpa del fatto che siamo bombardati di immagini e quindi si cerca sempre quel qualcosa in più che faccia emergere la fotografia?
Credo che sia necessario ritornare al semplice, al puro. Ci è capitato di andare in un luogo, avendo visto una foto su Instagram di un fotografo internazionale, e di trovare una realtà completamente diversa da quella immortalata nell’immagine. La montagna era stata addirittura specchiata in modo da creare un riflesso maggiore nel lago. Secondo noi, l’essere semplice e autentico riesce ancora a emozionare. Semplicità e autenticità… come era una volta la fotografia. Se guardo, per esempio, i lavori fotografici di Walter Bonatti, fatti con attrezzature anni luce lontane da quelle nostre moderne, mi vien da dire “che meraviglia, che invidia”.

Simone inserisce spesso una figura umana nei suoi scatti, per permettere all’osservatore di immedesimarsi. Parco nazionale di Jasper, Canada © Simone Mondino


La tua passione per la fotografia va di pari passo con quella per la montagna. Fotografare la neve non è facile, sotto l’aspetto tecnico…
Mi sono avvicinato alla fotografia tramite la neve, sono appassionato di meteorologia sin da quando sono piccolo. Ho imparato a fotografare sperimentando sul campo, sono autodidatta. Ogni giorno imparo cose nuove. La neve regala un tocco unico all’ambiente. Soprattutto fuori stagione, può rendere unico un paesaggio altrimenti anonimo. È un di più. Però per me l’aspetto tecnico passa in secondo piano, quello che cerco è trasmettere l’emozione che provo in quell’istante.
Proprio alla montagna è dedicato il progetto che hai ideato con Romina. Ce ne parli?
Sogno in Granda – Clean the Planet (così intitolato in onore della provincia di Cuneo, chiamata anche provincia Granda) vuole essere un involucro di progetti per invogliare la gente a rimanere qui e a credere nelle nostre potenzialità. Oggi la maggior parte delle campagne internazionali contro l’inquinamento e la plastica è incentrata sulla situazione degli oceani. Durante un servizio fotografico, fatto in pianura, ci siamo resi conto che c’era una quantità incredibile di rifiuti. Si guarda agli oceani ma, in realtà, tutto parte dalle nostre montagne, dalle pianure, dai fiumi. L’idea, quindi, è di fare qualcosa in concreto, dare il nostro contributo per quanto piccolo. Diciamo che siamo un po’ contrari ai cortei di massa… Bisogna sensibilizzare le persone, avvicinare i giovani, far capire che i problemi sono anche vicino a noi. Abbiamo creato un gruppo su Facebook e abbiamo organizzato alcuni eventi per andare concretamente a raccogliere l’immondizia. Stiamo parlando anche con Salewa e Nikon per cercare di promuovere questo progetto. Il problema è che le persone non hanno voglia di sporcarsi le mani… Stiamo provando, anche attraverso la fotografia e i video, ad avvicinare la gente, a sensibilizzare. Perché veramente c’è bisogno di fare qualcosa di concreto a casa nostra.

Per realizzare questa immagine Simone ha utilizzato il drone DJI FC220 con ottica 26.3 mm f/2.2 © Simone Mondino


Ti ricordi un momento particolarmente emozionante?
L’evento più magico che abbia vissuto in prima persona facendo una foto è capitato lo scorso marzo sulla funivia che porta sulla cima di Tromsø, in Norvegia. Nevicava e all’improvviso, come fosse un presepe, a una a una sono apparse le luci della città, mentre la nebbia e la neve scomparivano. Nel giro di 20 secondi sono state visibili tutte le luci della cittadina, è stato un momento di pura magia.

L’intervista completa a cura di Elisabetta Agrati a Simone Mondino è presente nel numero 94 di NPhotography in edicola o in versione digitale qui.

 

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