14 Agosto 2020 di Redazione Redazione

La street photography (almeno quella per cui camminiamo tra la gente e speriamo succeda qualcosa!) tende a generare un po’ di stress, in due modi. Il primo dipende dal fatto che le persone che ci auguriamo di ritrarre spesso non amano vedersi puntare addosso una fotocamera – e come dar loro torto? Il secondo, in buona parte causato dal primo, è il possibile imbarazzo di essere beccati in flagrante mentre scattiamo. In cambio, la fotografia di strada promette gratificazioni importanti: catturare un pezzetto di vita reale, che non si ripeterà mai identico, dà grande soddisfazione. Le scene rubate meglio strutturate, poi, non mancano mai di suscitare il plauso del pubblico. So però per certo dai miei workshop che molte persone che potrebbero divertirsi con questo genere ne sono allontanate da timore e timidezza. Paesaggi e oggetti sono più sicuri: non rispondono male e non possono lamentarsi per essere stati fotografati.

Ci sono interi libri da scrivere, e altri già scritti, sul successo in fotografia di strada, ma qui cerco solo di proporre alcuni semplici approcci per semplificare la vita. Farsi un minimo di scorza non è la soluzione: da qualche parte bisogna pur cominciare e nella mia esperienza la maggior parte dei fotografi (a parte reporter e paparazzi, ovviamente) è fin troppo sensibilizzata, anche perché un certo grado di empatia è parte dei motivi per fotografare una data scena. Un possibile modo di procedere è scattare da lontano con un teleobiettivo. Nella nicchia di culto della street questa è considerata un po’ una scorciatoia perché non corrisponde al classico archetipo del fotografo agile e invisibile, armato solo di ottica a focale fissa. A me non importa molto: mi preoccupa riuscire a ottenere le immagini che mi interessano, più che farlo in stretta osservanza di un’immaginaria regola. Il problema, se mai, è che un sacco di attività umane, per la strada o in un mercato, sono più facili da catturare da vicino e questo, inevitabilmente, significa entrare nella scena.

Il richiamo dell’opportunità

Dopo un po’ che ci si occupa di fotografia di strada, ci si costruisce una specie di lista mentale di situazioni che potrebbero portare a una buona immagine. Camminando, aiuta ripercorrerla, come se si facesse scorrere uno schedario. Alcune scene sono più facili di altre e altre più “confortevoli”. È chiaro che, quando le persone sono occupate, è meno probabile che facciano caso a noi e siano disturbate, persino nei casi in cui potremmo altrimenti dare vistosamente nell’occhio. Un’attività che occupa le persone in modo completo e totalizzante è la conversazione, soprattutto se è accesa e soprattutto se coinvolge solo due soggetti. Qui – immagine ad inizio articolo, ndr – ero in un mercato alimentare sulle sponde del fiume Irrawaddy, a Yangon, capitale birmana. Ero all’inizio di un workshop che stavo guidando e avevo scelto questa ambientazione come prima perché i mercati sono un ottimo e facile inizio un po’ per tutti. Succedono sempre cose, le persone sono occupate e, se proprio non si sta loro tra i piedi, tollerano abbastanza la presenza di fotografi. Questo mercato, poi, è particolarmente interessante perché è sul fiume, proprio dove le barche scaricano le merci, ed è parzialmente all’aperto e in parte coperto. Comincia la mattina molto presto e, oggi che i moderni sensori digitali gestiscono così bene i livelli bassi di luce, la combinazione delle luci artificiali e dei toni azzurri che precedono l’alba crea una bella atmosfera con ricchi tocchi di colore. In uno scenario come questo, la mia lista delle scene da avere include lo scarico delle barche dei pescatori, il trasporto dei pesci, la preparazione, come l’eviscerazione e la pulizia, e le attività di compravendita.

Mimetizzarsi

Il materiale è standard, ma, per quanto prevedibile, è lecito aspettarsi che sia interessante: quando le persone interagiscono, non ci sono mai due scatti identici. Qui – immagine ad inizio articolo, ndr – però stavo cercando la specifica interazione di due persone impegnate in una trattativa o in un discorso altrettanto complesso. Acquisto e vendita spesso offrono questo genere di scambi, ma solo di rado arrivano a toccare emozioni ed eccitazione. Ho notato il potenziale di questa scena da diversi metri di distanza, per via del battibecco più o meno amichevole in corso tra la signora, che stava comperando pesce, e il giovane pescatore che la serviva – e faceva il buffone. Mi sono avvicinato e in quel momento lei ha cominciato a “sgridarlo”: ho avuto una finestra di pochi secondi, ma ero lì ed ero pronto. 24 mm, ISO 5.000, f/2.8 e 1/100 di secondo. Per fortuna, non si sono nemmeno accorti di me.

Michael Freeman

Fotografo britannico di viaggi, architettura e arte orientale, è autore di manuali di grande successo. Oltre che con NPhotography, collabora con la rivista dello Smithsonian Institute e con molti editori internazionali.

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