21 Aprile 2020 di Redazione Redazione
La seduzione dell’impermanenza e l’estetica dell’incompiutezza. La bellezza imperfetta e i colori dell’oscurità. Un tempo narrativo che pare cristallizzato nel tempo della poesia. La fotografia di RYö KöBö conserva sempre una fragranza di mistero e di imperscrutabilità. La sua indefinitezza, caratteristica precipua del mondo giapponese dell’arte, insieme a un senso di nobiltà e di gentilezza, avvolge le donne di Gasa*, il brand fondato nel 1994 a Tokyo dal designer Mie Igarashi.

Fotografia emozionale

Per gli artisti giapponesi esiste una zona dove vige la realtà sfumata della penombra. Dove i colori appaiono smorzati e il loro rifulgere è dato da una qualità interiore, non da una superficie luminosa. Dove il buio è colmo di calore. Anche se la fotografia ormai è entrata nella nostra vita quotidiana con la pericolosa automaticità delle cose scontate, il linguaggio visuale di RYö KöBö rimane un’elaborata visione estetica dell’esistenza che fa leva sulle risonanze emozionali dell’animo. È allusivo invece che descrittivo, sentimentale invece che razionale, ricco di riferimenti simbolici, nemico della simmetria, alieno da descrizioni oggettivanti, tenace nel rifuggire il perfezionismo.
Gaza *

Il perfetto connubio con il brand

Il termine gasa, mutuato dalla lingua spagnola con il significato di garza, è quello scelto dal marchio per esaltare le caratteristiche di abiti che racchiudono in sé elementi di dolcezza e di forza. Un modo di abbigliarsi fatto di strati diversi, in cui c’è sempre un’importante riflessione sull’uso dei colori e sulla loro giustapposizione, così da ottenere un equilibrio di fondo che aspira a rielaborare il tradizionale concetto di eleganza nipponica combinando le tecniche di lavorazione del costume etnico e le nuove tecnologie. Con una grammatica che volutamente si sottrae alla forma codificata del glamour, KöBö indaga il tema della bellezza attraverso scatti pieni di grazia, immaginazione e toni lirici che si susseguono come apparizioni, carichi di una tensione drammatica che ruota tutta intorno al desiderio di suscitare emozioni, di afferrare la vita dal di dentro per mezzo dell’arte della fotografia. Assonanze e risonanze tra uomo e natura si rincorrono a partire dal simbolo che accompagna il nome del brand e che intende evocare il colore del mare e la luce che si riflette sulla sua superficie: tensione implicita alla sconfinatezza, di più, all’infinitezza.Gaza*
Il naufragare dolce in un vestire in cui il senso del trascorrere delle stagioni ha esclusivamente attinenza con il senso della provvisorietà delle cose e della condizione umana. Se è vero che tutto scorre, che tutto è sempre diverso, allora forse la fotografia serve a fissare il momento, a cristallizzare l’accadimento come in un haiku scritto per immagini da un poeta che affonda il proprio credo nel silenzio inteso non come assenza di parola, ma come limite estremo di essa. La poesia del Giappone ha per radice il cuore degli uomini e per foglie migliaia di parole; essa consiste nel lasciare che il cuore si esprima attraverso le cose che si vedono e si odono. Gli scatti, come i versi, irrompono sulla superficie dell’arte rischiarando per un attimo il senso della vaporosa transitorietà della vita.
di Francesca Interlenghi

RYö KöBö

Classe 1977, è un fotografo giapponese che ha approcciato il mondo dell’immagine visuale iniziando a collaborare come assistente per diversi fotografi in vari studi soprattutto della capitale Tokyo. Dopo alcuni anni di esperienza si è trasferito a Parigi dove ha continuato a lavorare come free- lance sia nel campo della moda che per progetti artistici personali unendosi al gruppo creativo Arts et Mètiers. Attualmente vive e lavora a Tokyo e collabora stabilmente con il brand Gasa* realizzandone tutte le campagne pubblicitarie. Fedele al culto dell’invisibilità, KöBö rilascia molto raramente interviste e non esistono immagini che lo ritraggano. Preferisce che a parlare di lui siano le sue immagini.

 

 

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