L’ottica che scegliamo per ogni soggetto e il modo in cui la usiamo hanno un grande impatto sulla qualità delle nostre immagini. Vediamo quali sono gli aspetti da considerare per scegliere l’obiettivo che meglio si adatta alle nostre esigenze.
Qual è l’ottica giusta? Il grandangolo
16 mm su full-frame (o 10 mm su APS-C) possono dare una visuale un po’ troppo ampia per alcuni scatti. Anche le distorsioni iniziano a essere evidenti. Se facciamo qualche passo indietro e zoomiamo su 24 mm, possiamo produrre composizioni più equilibrate.

Gli esempi qui sopra mostrano come con 24 mm sia stato possibile includere anche un albero e la sua ombra, perfetti per guidare lo sguardo verso il cottage al sole. I due scatti su 16 mm mostrano invece primi piani troppo vuoti e non danno altrettanto rilievo al vero soggetto.
Il punto di maggior nitidezza
Ci illudiamo spesso che, per assicurarci immagini nitide, basti chiudere il diaframma al minimo, per esempio su f/22. Invece non è l’approccio migliore. Ci sono diversi altri fattori che influenzano la nitidezza delle fotografie. Per esempio, la qualità dell’ottica o la presenza di mosso allo scatto.
Il diaframma è solo il più facile da controllare sulla scena. Scattare a diaframma aperto (per esempio f/4) ci assicura ragionevole nitidezza al centro dell’inquadratura, ma bordi più morbidi. Chiudere il diaframma aumenta la profondità di campo, tuttavia la nitidezza dell’intera inquadratura può ridursi a causa della diffrazione. Quasi tutti gli obiettivi hanno un punto di nitidezza ideale (in gergo “sweet point”) di solito intorno a f/8-f/11, che assicura la massima qualità in tutta l’immagine.
Ottica ultra grande
In che modo un ultragrandangolo 10-20 mm può influire sui nostri scatti? La risposta è che una focale così ampia permette di includere una porzione più grande della scena, è vero. Ma il problema è che si corre il serio rischio di far apparire troppo piccoli gli elementi che compongono l’inquadratura. Per evitare questo effetto, dobbiamo conoscere alcuni trucchi compositivi.
Per dare più impatto ai nostri scatti grandangolari, dobbiamo avvicinarci al soggetto ed esasperare la prospettiva. Cerchiamo elementi di primo piano, o linee di entrata, che possano dare un senso di tridimensionalità a immagini che altrimenti sembreranno vuote.
Verticali convergenti
La distorsione del grandangolo può deformare le scene ed è evidente soprattutto negli edifici. Per inquadrare da vicino una grande costruzione, come questa cattedrale, siamo costretti ad abbassarci e puntare la fotocamera verso l’alto. Così, però, la struttura sembra inclinarsi e la convergenza delle linee verticali diventa irrealistica.

Teniamoci più distanti dal soggetto e componiamo con la fotocamera il più possibile parallela alla struttura.
Grandangoli e profondità di campo
Maggiore è l’angolo di campo e maggiore è la profondità di campo. Se scattiamo con un grandangolo, come un 10-20 mm su fotocamera APS-C, a f/11 otteniamo già una profondità di campo molto estesa e la possibilità di tenere la scena a fuoco dal primo piano allo sfondo.
Anche per questo i grandangoli sono così popolari in campo paesaggistico. Non solo permettono di includere porzioni maggiori di scena. Assicurano anche più nitidezza in tutta l’inquadratura.
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