Sono passati più di quarant’anni dal terremoto dell’Irpinia. Eppure il tempo sembra essersi fermato alle 19:35 di quel 23 novembre 1980. Lo raccontano molto bene le fotografie (e i testi) di Paolo Terlizzi, assieme alle poesie di Marco Russo, esposte alla Biblioteca Crescenzago (Milano) fino al 31 ottobre 2022 nell’ambito della 17esima edizione di Photofestival.
Gli scatti di Paolo Terlizzi a quarant’anni dal terremoto dell’Irpinia
19:35 – A quarant’anni dal terremoto è un progetto nato con lo scopo di raccontare il passaggio/immobilità del tempo in quei luoghi che furono così duramente colpiti dal terremoto, alle 19:35 del 23 novembre 1980.
Ventitré fotografie che raccontano una Natura che inesorabile si riprende quanto le era stato tolto. Stanze che diventano boschi a cielo aperto, in cui giovani fusti di albero sono le nuove colonne portanti dell’edificio. Rami che attraverso vani delle finestre, da dentro escono, da fuori entrano, confondendo la percezione dei confini. “Una bellezza che, spietata e noncurante, avvolge nel suo manto e talvolta stritola ciò che non fa parte della sua natura”, spiega Terlizzi.
Le foto, i testi e le poesie raccontano di un territorio difficile, in cui le infrastrutture, costruite negli ultimi decenni, facilitano ma non risolvono interamente la difficoltà di spostamento tra un luogo e l’altro. Una terra fertile e ricca, disegnata da corsi d’acqua e dolci colline, in cui l’estate è molto calda, e l’inverno molto rigido.
Fotografie che raccontano l’abbandono delle istituzioni, e delle loro promesse di ricostruzione, in parte mai terminate, in parte mai avvenute, in parte copertura di atti criminali. Abbandono delle proprie abitazioni, per andare in nuovi paesi, alle volte ricostruiti distanti dal luogo di origine. Abbandono del Sud, con ancora meno prospettive, e spopolamento dei borghi, un divario tra nord e sud acuito dalla tragedia del terremoto e dalla sua ancor più tragica gestione illecita. Un esodo che continua tutt’oggi.
19:35
”90 secondi che hanno cambiato per sempre le sorti di una terra. Dopo quarant’anni le cicatrici sono ancora ben visibili nell’anima delle persone e dei paesi, e in molti casi le ferite sembrano non essersi ancora rimarginate. Tra luoghi sospesi, rabbia, amara rassegnazione e bellezza dell’assenza, si resta nel mezzo, incapaci di giudicare la natura che con inesorabile lentezza e tenacia si riprende i suoi spazi, ricopre e seppellisce quel che resta di un tragico evento, incerti sul labile confine tra documentazione e turismo della tragedia. Camminando con rispetto tra polvere e macerie, tra silenzi assordanti e detriti di tempo immobile, si va via convinti di aver preso, carpito o rubato qualcosa. Ma, per ogni immagine che si porta via, una parte di sé resta lì, sospesa”.
Paolo Terlizzi
Info
La mostra è allestita presso la Biblioteca Crescenzago (Viale don Orione 19, Milano) ed è visitabile durante gli orari della biblioteca.