Ecco come sarà la prossima edizione di MIA Photo Fair secondo Francesca Malgara, nuovo direttore artistico.

6 Novembre 2023 di Francesca Interlenghi Francesca Interlenghi

Si svolgerà a Milano dall’11 al 14 aprile 2024, nella nuova e centralissima sede di Allianz MiCo., la 13esima edizione di MIA Photo Fair, la fiera internazionale d’arte dedicata alla fotografia in Italia, da quest’anno sotto la guida di Francesca Malgara, nominata da Fiere di Parma nuovo direttore artistico.

Dopo la laurea in Fotografia e Multimedia presso l’Università di Westminster, a Londra, Malgara ha collaborato con diverse gallerie, italiane ed estere, organizzando mostre e curando i rapporti con i collezionisti.

Membro del comitato di selezione del prestigioso premio fotografico Prix Pictet dal 2006, cura l’organizzazione di fiere d’arte, come Mint e la stessa MIA Fair.

MIA Photo Fair direttore artistico
Francesca Malgara, foto di Giovanni Gastel

L’intervista a Francesca Malgara, direttore artistico MIA Photo Fair

Nel suo nuovo ruolo di Direttore Artistico di MIA Photo Fair, quali sono gli obiettivi che ambisce a perseguire in questa edizione che segna il suo esordio?

«Anche grazie all’ingresso di Fiere di Parma, MIA Photo Fair aspira a estendere i propri orizzonti e ampliare la propria visione, guardando alla fotografia anche come a uno strumento in grado di stimolare riflessioni sulla nostra complessa attualità. Disuguaglianze sociali, diritti civili, identità di gender, questioni razziali, cambiamento climatico, sono temi ineludibili dagli artisti di qualsiasi disciplina e rispetto ai quali, proprio attraverso l’arte, è possibile prendere posizione.

In quest’ottica, inviteremo gallerie ed espositori a organizzare i loro stand come mostre indipendenti, per offrire ai visitatori prospettive inedite sulle questioni cruciali della nostra contemporaneità».

“Changing” sarà il tema del 2024. Rispetto al cambiamento, meglio a dire tutti i cambiamenti che attraversano la nostra contemporaneità, da quello climatico, a quello sociale, economico o tecnologico, che ruolo può svolgere la fotografia e in particolare una manifestazione come MIA?

«Credo che la fiera possa a buon titolo legittimarsi come laboratorio di pensiero e cultura. Un luogo in cui, attraverso la fotografia, poter progettare il futuro non limitandosi a essere un mero contenitore estetico di immagini. C’è una tendenza, sempre più diffusa e sempre meno trascurabile, da parte di fotografi di tutto il mondo, a utilizzare il medium fotografico come strumento di ricognizione e denuncia. Basti pensare alle proteste in Iran e al ruolo che ha svolto la fotografia in quell’occasione, documentando il desiderio di ribellione della popolazione rispetto a un regime censorio e iniquo».

Lei immagina un’edizione “in cui arte e consapevolezza siano attivatori di valori”. Un luogo non soltanto dove fruire della fotografia, ma piuttosto un contenitore dinamico, un incubatore di riflessioni sul nostro presente. Potremmo parlare di “artivismo” declinato in versione fieristica?

«Certamente, nella misura in cui etica, estetica e interdisciplinarità dialogheranno all’unisono in una nuova edizione che intende aprirsi al mondo, indagandone anche gli aspetti più drammatici e controversi.

A supporto, e accanto, alla tradizionale Main Section, la sezione principale che ospita gallerie affermate che presentano opere unite da un filo conduttore comune, verranno create altre due sezioni specifiche: una, Reportage Beyond Reportage, curata da Emanuela Mazzonis di Pralafera, metterà in luce le diverse sfumature del reportage, che si tratti di fotografia documentaria, fotogiornalismo o street photography. L’altra, nominata Beyond Photography – Dialogue, curata da Domenico de Chirico, sarà dedicata al confronto tra la fotografia e altri media come la scultura, l’installazione, la pittura e il video.

Il carattere interdisciplinare della manifestazione sarà enfatizzato anche da una serie di interventi che avranno per protagonisti non soltanto esperti di fotografia ma anche figure di rilievo provenienti da contesti diversi: scienziati, filosofi, artisti e gli stessi attivisti del clima. Tutti uniti con l’obiettivo di costruire “ponti fotografici” tra il presente e il futuro». 

A proposito di cambiamenti, quali gli elementi di discontinuità che intende introdurre rispetto alle precedenti edizioni?

«Oltre a quanto accennato in termini di contenuti, e continuando a riservare consueta grande attenzione a galleristi, collezionisti, cultori e appassionati della fotografia, la rassegna si aprirà progressivamente anche a nuove tipologie di pubblico.

In particolare alle nuove generazioni, che oggi sono protagoniste nella battaglia per il clima, contro ogni forma di discriminazione e razzismo e che vorremmo trovassero qui un’occasione ulteriore per cogliere nuovi spunti, idee e riflessioni.

Più che un elemento di discontinuità, ritengo che questa sia un’ulteriore opportunità. Coglierla significa muoversi nell’ottica condivisa di quell’ampliamento di orizzonti e visioni di cui dicevo all’inizio. Lo stesso dicasi per le connessioni che andremo a creare con le diverse istituzioni disseminate nel nostro Paese, intercettando storie e progetti inediti portandoli sotto la luce dei riflettori

Progetti espositivi che saranno selezionati da un Comitato Scientifico rinnovato e che mi vedrà lavorare al fianco di Domenico De Chirico, Emanuela Mazzonis, Marialuisa Pastò e Rischa Paterlini». 

Quali azioni metterà in campo per dare un respiro più internazionale alla manifestazione e per attrarre le gallerie straniere?

«Orientare lo sguardo verso lo scenario internazionale, raccontando contesti e situazioni di Paesi meno noti, sarà un altro dei principali obiettivi di MIA Photo Fair che attraverso il progetto Experience ha già coinvolto gallerie inglesi, olandesi, belghe, ungheresi, insieme a collezionisti internazionali.

Il percorso, iniziato nella scorsa edizione con lo speciale focus dedicato all’Iran, attraverso la mostra Underskin. Stories from Iran curata da Rischa Paterlini, proseguirà anche quest’anno con la stessa formula ma con focus su un Paese diverso che sarà svelato nei prossimi mesi.

La volontà non è solo quella di narrare e scoprire, attraverso la fotografia, culture diverse, ma anche cercare di contribuire alla riflessione sui temi del post-colonialismo, dando spazio a quelle voci troppo spesso rappresentate attraverso la lente di un unico filtro culturale».

www.miafair.it 

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