Cos’è la profondità di campo? E come si controlla? In questa rubrica rispondiamo a tutte le tue domande. Con trucchi e suggerimenti per scatti da veri professionisti!
Profondità di campo e distanza iperfocale
La profondità di campo non si divide in parti uguali davanti e dietro il punto di fuoco. Al contrario, si estende per circa un terzo davanti e due terzi dietro. È il motivo per cui una classica regola di massima per sfruttare tutta la fascia nitida consiglia di mettere a fuoco circa su un terzo della profondità di una scena. Solo che questa tecnica non è precisa. Non tiene conto del diaframma o dell’obiettivo in uso.
C’è un altro metodo. La messa a fuoco iperfocale richiede di mettere a fuoco in manuale sulla distanza detta “iperfocale”. Questa varia a seconda di lunghezza focale e diaframma impostati. Ci sono comodissime app per smartphone che possono aiutarci con i calcoli.
Se il nostro obiettivo non è dotato di scala delle distanze, può essere difficile valutare dove cada la distanza iperfocale. Per fortuna, c’è un metodo per portarci almeno più o meno in zona. Valutiamo la distanza tra noi e il più vicino oggetto che vogliamo nitido nella scena e mettiamo a fuoco intorno al doppio di questa distanza. Chiudiamo un po’ il diaframma per aumentare la profondità di campo (proviamo con f/11). Tutto, da metà della distanza su cui abbiamo messo a fuoco fino allo sfondo, dovrebbe apparire nitido.
Messa a fuoco…
Sul primo piano
Se mettiamo a fuoco sull’elemento più vicino sprechiamo tutta la fascia di profondità di campo davanti al punto di fuoco. Anche lo sfondo esce dalla zona di nitidezza.
Su infinito
Mettendo a fuoco sullo sfondo, va invece persa l’ampia fascia di profondità di campo alle spalle del punto di fuoco e il primo piano risulta sfuocato.
Sulla distanza iperfocale
Se mettiamo a fuoco sulla distanza iperfocale calcolata per la combinazione di lunghezza focale e diaframma in uso (in questo caso, due metri) tutto risulta a fuoco, da un metro a infinito.
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