Cos’è la profondità di campo? E come si controlla? In questa rubrica rispondiamo a tutte le tue domande. Con trucchi e suggerimenti per scatti da veri professionisti!
Profondità di campo nella fotografia macro
Quando la fotocamera è molto vicina al soggetto, anche il diaframma più piccolo può produrre una profondità di campo di appena pochi millimetri. Dobbiamo in ogni modo sfruttare questa minima nitidezza al massimo delle sue possibilità. Per cominciare, allineiamo il dorso della fotocamera (e quindi il sensore all’interno) con il piano dell’elemento più importante del soggetto. Ciò permette di sfruttare tutta la profondità di campo di ogni dato diaframma.
Se non è un problema sacrificare un po’ di risoluzione in cambio di una profondità più estesa, possiamo anche inquadrare da un po’ più lontano, per poi stringere in post-produzione. Gli specialisti del macro ricorrono spesso alla tecnica del “fuoco composito” (o focus stacking) per combinare la profondità di campo di più scatti realizzati dalla stessa posizione, ma con il punto di fuoco leggermente spostato tra uno e l’altro.
Idea kit: tilt-and-shift
I diaframmi troppo chiusi causano perdita di nitidezza. Ma quelli aperti possono produrre insufficiente profondità di campo. C’è una terza via: gli obiettivi tilt-and-shift. Questi permettono di orientare il barilotto per manipolare il piano focale e rendere nitida una porzione maggiore di inquadratura. Oppure di ridurre la nitidezza a una fascia sottilissima, per un effetto “modellino”. Non sono obiettivi da tutti i giorni (sono grandi, costosi e a fuoco manuale), ma possiamo sempre noleggiarne uno…
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