21 Dicembre 2018 di Denis Curti Avatar

La fotografia e le nuove frontiere della realtà

Debbie Gerlach, di cui vi abbiamo già parlato qualche mese fa ( per leggere l’articolo clicca qui) vive a Tucson negli Stati Uniti e qualche mese fa avrebbe dovuto sposarsi con il suo fidanzato Randy Zimmerman, ma il destino ci ha messo la mano. Randy muore in un’incidente stradale qualche mese prima del matrimonio. Debbie, distrutta dalla perdita, decide comunque che avrebbe celebrato il loro amore nel giorno stabilito per il loro matrimonio, nonostante ciò che era accaduto. Così la giovane, vestendosi con il suo abito da sposa, ha posato nei magnifici panorami desertici dell’Arizona facendosi immortalare assieme all’ologramma di Randy e le sue ceneri, proprio come nel più classico album di nozze. Qualche giorno più tardi Debbie ha condiviso gli scatti, a opera della fotografa Kristie Fonseca, nella sua pagina Facebook e in breve tempo le immagini hanno fatto il giro del mondo. Qualche anno fa, invece, la ragazza olandese Zilla Van Den Bon, finse di andare in vacanza in Estremo Oriente. Durante quei giorni, per testimoniare il suo viaggio, pubblicò costantemente nei suoi profili social fotografie che la ritraevano al mare, davanti a templi antichi, nella giungla e insieme ai monaci buddisti. Tutto era ovviamente rigorosamente finto, e ogni singola immagine era artificialmente costruita con l’ausilio di Photoshop dal computer di casa sua, con lo scopo di dimostrare quanto la realtà virtuale, ma non solo, possa essere manipolata con estrema facilità.

L’importanza e il ruolo che la fotografia ricopre nelle vostre vite.

Entrambe queste storie mi hanno fatto riflettere sull’importanza e il ruolo che la fotografia e, più in generale le immagini, ricopre nelle vostre vite. Questa in alcuni casi riempie un vuoto emotivo, soprattutto dal momento della diffusione di social network; le immagini che pubblichiamo sono la rappresentazione ufficiale delle nostre vite, più o meno, reali. Ecco allora che mi vengono in mente le parole del filosofo francese Cartesio che, nei primi anni del Seicento, si esprimeva con la locuzione “Cogito ergo sum” per manifestare la certezza indubitabile che ogni individuo ha della propria esistenza, e che oggi, con molta probabilità, andrebbe modificata con “Imago ergo sum”.

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