Sono aperte fino al 26 febbraio le due mostre dedicate a Luigi Ghirri a Reggio Emilia e Parma nel trentennale della scomparsa.

3 Gennaio 2023 di Elisabetta Agrati Elisabetta Agrati

Sono due le mostre dedicate a Luigi Ghirri che proseguiranno nel 2023 nell’ambito di Vedere Oltre, il percorso per il trentennale della morte del grande fotografo. È stata, infatti, prorogata fino al 26 febbraio a Reggio Emilia l’esposizione In scala diversa. Luigi Ghirri, Italia in miniatura e nuove prospettive.

A Parma ha, invece, inaugurato la mostra Labirinti della visione. Luigi Ghirri 1991, che si potrà visitare sempre fino al 26 febbraio 2023.

Le mostre dedicate a Luigi Ghirri a Reggio Emilia e Parma

Curata da Paolo Barbaro e Claudia Cavatorta, la mostra a Parma prende le mosse dalle fotografie che Luigi Ghirri lasciò al CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma in occasione della pubblicazione del volume Viaggio dentro un antico labirinto, realizzato con Arturo Carlo Quintavalle e pubblicato nel 1991.

Le immagini erano state realizzate da Ghirri per allestire il mockup del libro, per progettarne l’impaginazione e coadiuvare Quintavalle nella stesura del testo. Le fotografie connesse al libro, esposte rispettando i capitoli dell’opera, sono poste in rapporto con una selezione di fotografie di Ghirri tratta dalle serie degli anni Settanta (da Colazione sull’erba, Paesaggi di cartone, Kodachrome). Si affiancano poi documenti della relazione tra il fotografo e l’artista Franco Guerzoni, fotografie storiche del paesaggio italiano da Ghirri scelte e conferite al CSAC, Polaroid di grande formato.

Commenta Andrea Corsini, Assessore Regionale al Turismo: «Con l’esposizione a Parma si arricchisce e si completa Vedere Oltre, il calendario di eventi espositivi e di approfondimento dedicati al trentennale dalla scomparsa di Luigi Ghirri, che le città di Reggio, Modena e Parma hanno promosso nel corso del 2022 col sostegno dell’Assessorato Regionale al Turismo e di APT Servizi Emilia-Romagna».

«Nel caso di Labirinti della visione. Luigi Ghirri 1991 non si tratta solo di un’addizione “quantitativa” alle celebrazioni di questa figura centrale nel panorama internazionale della fotografia del secondo Novecento. Tra Ghirri e lo CSAC di Parma si creò nel corso degli anni un prezioso e fecondo sodalizio, che tra i tanti progetti ha generato anche la splendida raccolta che si può ammirare oggi nelle sale del Palazzo del Governatore. Ghirri ha saputo raccontare la nostra terra come nessun altro e la sua lezione è oggi più attuale che mai».

Info

La mostra è organizzata dal Comune di Parma in collaborazione con CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma e Archivio Eredi Luigi Ghirri.

Palazzo del Governatore
Piazza Giuseppe Garibaldi 19, Parma

Ingresso gratuito.

www.comune.parma.it

Ci sono 3 commenti

  • La fotografia di Ghirri viene descritta mitizzandola come una delle forme d’arte più importanti del XX secolo. Le sue immagini sono state e vengono ancora esposte in numerose mostre e gallerie d’arte in tutto il mondo non a caso ancora oggi piovono numerose le critiche da parte di famosi fotografi sul suo modo di interpretare la fotografia moderna, Anche tra le persone che visionano le sue immagini la divisione è molto netta, vero artista / fotografo sopravvalutato, (anzi nemmeno fotografo, persona che ha provato a scattare qualche immagine senza riuscirci, questo è stato uno dei commenti più positivi sentiti all’interno della mostra fotografica), quindi una cosa è certa e sicuramente ben visibile presso la mostra presentata a Palazzo del Governatore di Parma, Ghirri non ha saputo trasformare l’ordinario in straordinario attraverso la fotografia, o comunque non in questa mostra fotografica, questo non solo a causa della scarsa qualità delle immagini, molta della responsabilità è dei curatori della mostra che hanno esposto una nutrita selezione delle peggiori e meno rappresentative immagini di questo fotografo.

    La fotografia di Luigi Ghirri è il risultato del periodo storico in cui è vissuto, le sue immagini erroneamente vengono ancora considerate, tutte e dico proprio tutte (non solo alcune come sarebbe più corretto affermare) “opere d’arte”. In questa mostra a Palazzo del Governatore i curatori per mezzo delle opere del “maestro Ghirri” sono riusciti a concretizzare il pensiero di Piero Manzoni che considera che il vero valore simbolico di un’opera risieda nel rapporto con il corpo dell’artista (è l’artista a essere sacralizzato dal mercato), le cui manifestazioni assumono dunque, nella dimensione del paradosso critico, un valore equivalente a quello delle reliquie, in parole povere: la merda va bene, purché sia d’artista.

    • Gentile Erica, la ringraziamo per aver espresso il suo punto di vista. Come rivista diamo spazio a moltissime iniziative dedicate alle diverse voci che compongono il grande mosaico della fotografia.

  • Parto dal fatto acclarato che Ghirri sicuramente è stato un innovatore per la fotografia concettuale contestualizzando i suoi lavori in un determinato periodo storico fortemente innovativo per il mondo della fotografia ciò non toglie che le sue immagini siano noiose, ripetitive e talvolta tecnicamente sbagliate, quest’ultima non è accettabile da chi è considerato un “MAESTRO”, aggiungo, la sua estetica minimalista e la scelta di soggetti comuni come paesaggi urbani e oggetti quotidiani con la sua visione interpretativa ha reso le sue immagini poco accessibili e veramente molto poco interessanti di certo non opere d’arte. Una fotografia può essere bella, ben eseguita oppure brutta e tecnicamente sbagliata ma comunque genera in noi sentimenti e sensazioni contrastanti, le immagini esposte a Palazzo del Governatore invece mi hanno lasciato totalmente indifferente come se non esistessero nemmeno .

    Dal mio punto di vista Luigi Ghirri è sicuramente un “artista” sopravvalutato, la cui fama è stata costruita grazie all’appoggio di una ristretta cerchia di intellettuali, ingraziandosi la critica per mezzo di amicizie, la maggior parte delle sue immagini sono semplicemente banali, senza alcun valore artistico, la sua fama è il risultato di una sorta di gioco di prestigio unito alla giuste conoscenze senza le quali sarebbe rimasto sconosciuto come il 99% dei fotografi amatoriali, del suo lavoro salvo solo un 20% che ammetto queste poche immagini sono vere e proprie opere d’arte innovative per il mondo della fotografia, ma si sa anche un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno quindi un’esiguo e molto ristretto numero di immagini ben riuscite non giustifica il mito che si è creato attorno a questo personaggio consacrandolo a uno dei “MAESTRI DELLA FOTOGRAFIA ITALIANA” più importanti,

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