Fino al 23 ottobre a Fossoli, gli scatti in bianco e nero di Enrico Genovesi raccontano la comunità di Nomadelfia.

29 Settembre 2022 di Redazione Redazione

Fino al 23 ottobre 2022, presso l’ex campo di concentramento di Fossoli a Carpi è allestita la mostra di Enrico Genovesi Nomadelfia. Un’oasi di fraternità, dedicata alla comunità fondata nel 1948 da don Zeno Saltini. Curata da Giovanna Calvenzi, la mostra è parte integrante di festivalfilosofia che si è svolto tra Modena, Carpi e Sassuolo dal 16 al 18 settembre.

Enrico Genovesi racconta il suo progetto

Nell’intervista pubblicata sul n. 337 de IL FOTOGRAFO, Enrico Genovesi racconta il suo progetto – prima libro e poi mostra – a Barbara Silbe.

«Questo mio progetto è nato nel 2017 lavorando sul tema della famiglia in Italia. Ho pensato che Nomadelfia potesse essere il posto giusto perché già ne avevo compresa la profondità. A fine 2020 ho ritenuto che il materiale prodotto fino a quel momento potesse essere sufficiente per una veste editoriale e così è nato il libro».

«Ho scelto di utilizzare il bianco e nero non casualmente e per più ragioni. Don Zeno, fondatore della comunità, è stato un grande amante del cinema e della fotografia. I nomadelfi hanno una vocazione a fare memoria del loro percorso alimentando un immenso archivio custodito con grande cura. Come fotografo, mi sono chiesto quale potesse essere il mio contributo nel raccontarli senza sovrappormi alla loro narrazione. Ho quindi cercato di far convivere due diverse anime, una evocativa e una documentaria, e ho sentito nel bianco e nero il linguaggio ideale».

Enrico Genovesi
Enrico Genovesi, Ragazzini e ragazzine partecipano alla festa di fine anno scolastico, a tema Western.

«Quando si parla di comunità tendiamo subito a considerarle delle realtà chiuse, ma in questo caso non è così. Ho subito compreso quanto siano aperti verso chiunque voglia entrare in contatto con loro, in qualunque forma. Stiamo parlando di un luogo che, sin dagli anni Cinquanta, si trova vicino alla città di Grosseto. Si estende in un’area rurale di circa quattro chilometri quadrati, alla quale si accede liberamente. Non ci sono cancelli o muri di confine, solo una segnaletica stradale».

«Spesso mi viene chiesto se riuscirei a vivere lì. Non so rispondere concretamente, credo non sarebbe facile per nessuno di noi, perché sentiremmo come rinunce quelle che per loro sono semplicemente delle scelte sentite. Al di là dei principi religiosi che li animano, ho trovato profonda affinità con i nobili valori che perseguono secondo gli ideali di giustizia e fraternità».

www.festivalfilosofia.it

Leggi l’intervista completa di Barbara Silbe sul n. 337 de IL FOTOGRAFO

Il libro

Nomadelfia. Un’oasi di fraternità
Crowdbooks
Fotografie di Enrico Genovesi
Contributi testuali di Franco Armino, Giovanna Calvenzi, Sergio Manghi
176 pagine
35 euro

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