26 Ottobre 2016 di Redazione Redazione

di Alice Caracciolo


La simbiosi perfetta tra contenitore e contenuto nei libri fotografici


From the series "Peak", 2014 © Nicolò Degiorgis

From the series “Peak”, 2014 © Nicolò Degiorgis


Nicolò Degiorgis ha studiato lingue e istituzioni economiche e giuridiche dell’Asia Orientale all’Università Ca’ Foscari di Venezia e ha perfezionato gli studi a Pechino presso la Capital Normal University. Nicolò è un fotografo documentarista, specializzato in progetti di ricerca a lungo termine. Molti dei suoi lavori nascono con lo scopo di diventare dei libri, che Nicolò pubblica con la sua casa editrice Rorhof. La sua ricerca si concentra prevalentemente su fenomeni di emarginazione sociale; è interessato a raccontare come le minoranze etniche possano creare un ambiente sostenibile per se stesse all’interno di contesti più ampi.


From the series "Peak", 2014 © Nicolò Degiorgis

From the series “Peak”, 2014 © Nicolò Degiorgis


La maggior parte dei tuoi lavori sono concepiti e si sviluppano per confluire in un photobook. Non a caso hai fondato, insieme a Eleonora Matteazzi, la casa editrice indipendente Rorhof. Come mai hai scelto di utilizzare prevalentemente questa modalità per rendere fruibili i tuoi progetti di ricerca?
Fin da piccolo sono stato profondamente affascinato dal libro, sia come contenitore che come oggetto. A differenza della mostra, il libro mi permette di mantenere il controllo su gran parte degli aspetti che lo caratterizzano, soprattutto formali e narrativi, anche se al tempo stesso mi fa perdere il controllo sul percorso che avrà una volta pubblicato.


From the book "Hidden Islam", 2014 © Nicolò Degiorgis

From the book “Hidden Islam”, 2014 © Nicolò Degiorgis


Come vedi il settore del self-publishing oggi? Quali direzioni credi stia prendendo questo fenomeno in Italia e in Europa?
Il self-publishing sembra trovarsi in un periodo molto fertile sia dal punto di vista creativo che commerciale. Molte sono le fiere di editoria indipendente nate recentemente in tutto il mondo, non solo in relazione al mondo della fotografia, ma anche della grafica e dell’arte. Inoltre, molti stimoli provenienti dal mondo dell’editoria indipendente sono poi adottati e riprodotti da case editrici più mainstream. In generale, credo che l’aspetto più interessante del self-publishing sia legato agli sviluppi che si creano all’interno del mondo della fotografia.


From the book "La Laguna di Venezia", 2014 © Nicolò Degiorgis

From the book “La Laguna di Venezia”, 2014 © Nicolò Degiorgis


Nelle tue pubblicazioni ogni elemento è curato nei minimi dettagli per dare origine a un’opera a se stante, un vero e proprio libro d’artista, lontanissimo dall’idea del libro-catalogo tradizionale. Come nasce il tuo lavoro di designer? In che modo cerchi di legare estetica e grafica al contenuto del libro?
Da sempre mi sono interessato al mondo del design, in particolare a quello legato all’editoria. Ho un’esperienza lavorativa molto diversificata e mi è capitato, in più occasioni, di lavorare come grafico, per un’agenzia di comunicazione a Hong Kong. Producendo principalmente libri fotografici, tendo a prediligere una grafica sobria utilizzando quasi esclusivamente lo stesso formato per tutte le pubblicazioni, lo stesso carattere e spesso anche le stesse carte. Ciò mi permette di concentrarmi sugli aspetti concettuali creando una simbiosi tra contenuto e forma.


From the artist book "Odd Days", 2010 © Nicolò Degiorgis

From the artist book “Odd Days”, 2010 © Nicolò Degiorgis


Una curiosità. Ci sono dei progetti personali ai quali stai lavorando, lontani da un approccio documentaristico? Ti va di parlarmene?
Ho appena presentato in una galleria d’arte contemporanea di Berlino un lavoro risalente a tre anni fa che non ha nulla a che fare con la fotografia. Si tratta di una sorta di poesia d’amore composta da trenta versi e da un’installazione che la accompagna. Mi capita abbastanza spesso di spaziare e creare lavori molto diversi tra loro. Ritengo che sia importante conoscere le varie tecniche, ma non bisogna mai dimenticarsi che vanno utilizzate come strumenti e non solamente fini a se stesse.
In questo momento ho ripreso in mano il mio archivio personale di Hidden Islam, composto da articoli, interviste e video, insegno fotografia artistica all’Università di Bolzano e all’interno del carcere e curo, insieme ad altri, la galleria Foto Forum.


«Quando lavoravo a Hong Kong, i miei capi volevano portarmi al karaoke ogni sera per imbonirmi. Io non avevo tanta voglia e quindi ho iniziato a dire che dovevo fotografare le fabbriche. Così è nato il mio primo servizio». Nicolò Degiorgis


From the artist book "Green Days", 2011 © Nicolò Degiorgis

From the artist book “Green Days”, 2011 © Nicolò Degiorgis


Quanto pensi si discostino, e in che modo, i tuoi progetti iniziali da quelli più recenti? Mi riferisco, per esempio, a Camera Cubica o a Case fiammanti su cielo alpestre. Qual è stato il percorso che ti ha portato a rivolgere le tue ricerche verso linguaggi differenti?  
Entrambi i progetti sono nati come lavori commissionati e sviluppati in un dato contesto con precise esigenze. Perciò capisco che possano sembrare distanti dalla mia ricerca nel campo editoriale, le cui fasi di progettazione e di realizzazione si estendono spesso su periodi molto più lunghi. Personalmente continuo a sperimentare molto a livello formale. Se da ciò, poi, nascerà una ricerca artistica coerente è una cosa che si potrà valutare solo col tempo.


www.nicolodegiorgis.com

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