L’oppressione in Iran nelle opere di Newsha Tavakolian, vincitrice della sezione Segnalazioni del Photo Grant Deloitte.

9 Gennaio 2024 di Elisabetta Agrati Elisabetta Agrati

Fino al 28 gennaio 2024, il MUDEC di Milano ospita And They Laughed at Me dell’artista iraniana Newsha Tavakolian (Teheran, 1981), vincitrice della sezione Segnalazioni del Photo Grant di Deloitte e Fondazione Deloitte.

Promosso da Deloitte Italia con il patrocinio di Fondazione Deloitte e in collaborazione con 24 ORE Cultura, la direzione artistica di Denis Curti e il team di BlackCamera, in questa prima edizione il Photo Grant di Deloitte ha chiesto ai partecipanti di lavorare sul tema Connections. Oltre 700 autrici e autori hanno dunque proposto una propria interpretazione visiva di cosa significhi “essere connessi” a livello umano, professionale, economico o ambientale.

Photo Grant Deloitte: la mostra di Newsha Tavakolian

Con il progetto And They Laughed at Me, Newsha Tavakolian rende testimonianza dell’oppressione in Iran dal 1996 a oggi. In particolare, della strategia di repressione militare iraniana che si serve di proiettili di gomma per accecare i manifestanti, colpendoli agli occhi. Una strategia subdola utilizzata dal regime, che si carica anche di un significato simbolico: accecare per impedire ai giovani di guardare a un futuro di libertà, di autodeterminazione, di consapevolezza.

Newsha Tavakolian
© Newsha Tavakolian, And They Laughed At Me. Girl Smelling A Rose

Con oltre 70 opere tra immagini d’archivio, scatti inediti e fotogrammi, la fotografa vuole dunque dare voce a tutti coloro che hanno subito questa repressione e violenza e che, nonostante tutto, continuano a lottare per il cambiamento.

Andare verso la luce

Spiega Newsha Tavakolian: «Per questo progetto ho scelto consapevolmente una teoria di negativi dovuti a errori miei o di altri, allo sviluppatore del laboratorio o alla macchina fotografica. Ho raccolto queste immagini indesiderate, imperfette, frammentate, perché anch’esse fanno parte della storia e delle narrazioni, non si possono cancellare. Mostrano la realtà grezza e non rifinita, a cui non possiamo sottrarci. I cambiamenti che non possiamo negare e l’inesorabilità del tempo che passa».

«All’epoca non ero formata professionalmente, il mio sguardo non aveva peso, era ingenuo, con una disponibilità che mi faceva guardare e vagare in tutte le direzioni. Ora, a distanza di anni, a causa del tempo che passa il mio sguardo è diventato pesante. Come posso liberarmene? Come posso liberare il mio sguardo da questo peso? Dalla rivisitazione di queste immagini d’archivio, sullo sfondo di eventi ancora una volta terribili, emerge un chiaro rito di passaggio dalla speranza e dai sogni della giovinezza verso la delusione della realtà e la conclusione che c’è una sola vera scelta nella vita: essere attratti dalle tenebre o scegliere di combattere le tenebre e andare verso la luce».

Dust from Home

Fernanda Liberti, Dust from Home, Photo Grant Deloitte
© Fernanda Liberti, Dust from Home

Alla mostra di Newsha Tavakolian si affianca una selezione di elementi dal progetto Dust from Home della fotografa brasiliana Fernanda Liberti (Rio de Janeiro, 1994). Vincitrice della Open Call del concorso, partendo dalla storia della sua famiglia di origine siriana, italiana e albanese, che ha attraversato l’oceano per stabilirsi in Brasile, la fotografa riflette sul tema delle migrazioni.

La realizzazione del suo progetto diventerà una mostra nell’edizione 2024 del Photo Grant di Deloitte.

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