C’è anche Ando Gilardi tra i protagonisti della quinta edizione di Foto/Industria (ne avevamo parlato qui). La mostra, realizzata in collaborazione con Fototeca Gilardi Milano, è allestita alla Fondazione MAST di Bologna fino al 2 gennaio 2022. Una straordinaria occasione per scoprire una delle figure più eclettiche e originali della storia della fotografia italiana.
Tra alimentazione e lavoro
In accordo con il filo conduttore di questa edizione di Foto/Industria, FOOD, la mostra riunisce una selezione dei 500mila materiali raccolti da Ando Gilardi nella Fototeca Storica Nazionale, scelti tra quelli che affrontano il tema dell’alimentazione.
A partire dalle fotoinchieste realizzate negli anni ’50 e ’60, centrate particolarmente sul lavoro nei campi e nelle industrie.
Ricorda Francesco Zanot, curatore di Foto/Industria: «Ando Gilardi è un fotografo impegnato politicamente. Si era dato come obiettivo quello di aiutare queste persone che lavoravano in condizioni difficili. Cercava con il suo lavoro di far sì che qualcosa potesse cambiare, che il suo lavoro potesse avere delle ricadute sulle vite di questi soggetti».
Ando Gilardi e l’ecologia delle immagini
La seconda parte della mostra raccoglie molti dei materiali raccolti e rifotografati nel vasto inventario messo insieme a partire dal 1959.
Spiega ancora Zanot: «Ando Gilardi ha rifotografato immagini di qualunque tipo. Fotografie certo ma anche immagini realizzate con altre tecniche. Cercando di mettere a disposizione del pubblico, un pubblico più largo possibile, immagini che precedentemente potevano avere una vita legata soltanto al luogo in cui erano state prodotte».
«La sua è una sorta di ecologia delle immagini. Non serve produrne di nuove ma riciclarle, dando a ciascuna di loro una nuova possibilità».
Particolare anche l’allestimento che prevede grandi tavoli in cui sono raccolti i materiali originali mentre le fotografie vengono proiettate sulle pareti del MAST. In questo modo «si dà il senso della riproduzione, della replica, della copia, che sta al centro del lavoro di Ando Gilardi. Ciò che conta, infatti, è la possibilità che la fotografia ci offre di riprodurre, replicare e far circolare nuovamente le immagini».