9 Settembre 2019 di Vanessa Avatar

Michele Pellegrino per cinquant’anni ha raffigurato personaggi e paesaggi del profondo nord-ovest piemontese con mescolanze franco-provenzali e occitane per molti versi non conformi alle narrazioni dominanti. Questo lavoro appare come un’opera coerente e complessa, che invita a diversi livelli di lettura e a interpretazioni a volte opposte.
Sono storie insieme realistiche e fantastiche, documentarie e allegoriche, spirituali e a tratti spiritose che compongono un’eccentrica e magistrale parabola, diretta a far riflettere su dimensioni alternative della nostra storia, umana e fotografica. La pubblicazione si presenta come un’originale lettura dei cinquant’anni di lavoro dell’autore piemontese, tecnicamente magistrale e concettualmente sorretto da elevate conoscenze multidisciplinari. Le sue immagini interferiscono con gli esiti maggiori, letterari, filosofici e tecnologici di una grande cultura locale, illustrata, su tutti, da Cesare Pavese e da Luigi Pareyson. Dai suoi primi ritratti alle rappresentazioni di paesaggi montani, rinviando a nodi cruciali: il primordiale, il Bene e il Male, il vissuto minerale, la redenzione generale. Nell’adozione secondo i contesti e i soggetti di uno stile sublime, quest’opera complessa attesta una visione della fotografia come allegoria.

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