Va in scena fino al 1° ottobre a Kuala Lumpur EXPOSURE+ PHOTO 2023, il primo festival internazionale di fotografia in Malesia.

27 Settembre 2023 di Benedetta Donato Benedetta Donato

Lo scorso 21 settembre è stato inaugurato EXPOSURE+ PHOTO 2023, il primo festival internazionale di fotografia in Malesia, con un weekend ricco di eventi e incontri svoltisi a Kuala Lumpur.

Una nuova finestra che affaccia direttamente sul sud est asiatico, territorio in grande fermento dal punto di vista della produzione visiva e che offre uno sguardo privilegiato sulla fotografia di quest’area e su quella internazionale, con l’esposizione di lavori realizzati da autori provenienti da tutto il mondo. 20 artisti per altrettante mostre dislocate nella metropoli, cui si aggiunge la mostra collettiva dedicata al KLPA – Kuala Lumpur Portrait Prize 2023, importante riconoscimento ideato nel 2009.

EXPOSURE+ PHOTO 2023

A Different Light (Una Luce Diversa) è il tema scelto per questa edizione, per cui chi scrive è stata inviata a partecipare con un intervento sull’importanza dei festival e delle sinergie che attraverso queste manifestazioni si possono creare, con una presentazione sulla fotografia italiana emergente e come lettrice portfolio.

festival fotografia Kuala Lumpur
Benedetta Donato, EXPOSURE+ PHOTO 2023, Media Launch ©️ Sabrina Zainuddin : All Is Amazing

Ho chiesto a Nadirah Zakariya e Steven Lee, co-fondatori del Festival, di raccontarmi com’è nata l’idea di questa manifestazione.

«Lo scopo era quello di offrire, agli artisti locali e internazionali, una piattaforma dove mostrare i propri lavori – afferma Nadirah, con la speranza di favorirne la diffusione». Le fa eco Steven Lee, aggiungendo: «Sono davvero orgoglioso di aver raggiunto l’obiettivo di esporre progetti nazionali e internazionali e di creare un’occasione di incontro con gli operatori del settore locali e non».

Entrambi spiegano che il tema “Una Luce Diversa” si riferisce alle storie passate, ai ricordi, alle esperienze vissute come punto di partenza per ricreare, reinventare e reinterpretare la realtà attraverso le diverse modalità creative della fotografia.

La open call internazionale

Oltre 160 i lavori ricevuti dopo il lancio della open call internazionale, un grande lavoro di selezione, per il quale è stato istituito un apposito comitato, composto da Nadirah e Steven, cui inoltre hanno partecipato: Carol Körting – photo editor di Leica Fotografie International Magazine (LFI); Ihiro Hayami – fondatore di T3 PHOTO FESTIVAL (Tokyo International Photography Festival). Venti i progetti scelti per rappresentare al meglio il tema del festival con storie personali avvincenti e visioni inedite, che si possono ammirare nelle diverse sedi in cui il festival è dislocato.

Tra i selezionati: Moe Suzuki (Giappone) con il progetto Sokohi. Sokohi è una parola giapponese in uso dal XVI secolo come termine generale per indicare la malattia ottica che causa disabilità visiva, che letteralmente significa “ombra in basso”. Moe spiega che questa patologia ha colpito suo padre, che cerca fermamente nuovi modi per percepire il mondo che lo circonda. Il suo viaggio verso la cecità va avanti e indietro tra luce e ombra, come onde che spingono e tirano da e verso la riva del mare. Il lavoro è fra i più toccanti e viene esposto con un’installazione di testi e fotografie, che ripercorrono il cammino affrontato da suo padre.

EXPOSURE+ PHOTO 2023
Sokohi © Moe Suzuki

Un altro lavoro molto potente è certamente quello di Theyvapaalan Jayaratnam (Malesia), che con Parallels affronta uno studio e una registrazione della fisicità e del senso della memoria negli spazi in cui è cresciuto, contrapponendoli agli autoritratti del suo corpo nel presente. Per l’artista multidisciplinare è fondamentale che le storie degli esseri umani transgender siano raccontate e condivise, per combattere contro ogni forma di discriminazione.

Con Aiman Saror visitiamo insieme la sua mostra NEGO/LETGO sull’abitudine diffusa, prima dell’era digitale, di posizionare una tanica di olio per motore vuota sul tetto delle auto a simboleggiare che i veicoli fossero in vendita. Un particolare modo di esprimere visivamente un messaggio, che per Aiman diventa simbolico, vuol dire inserire questo oggetto in luoghi o situazioni (personali o generali, fisiche o spirituali) da lasciare andare.

Ritrovo il lavoro Valparaiso di Francesco Merlini (Italia) che induce a soffermarsi su ciascuna delle immagini esposte, portatrici di tanti significati personali. Un luogo che per l’autore cambia, protegge e distrugge le persone, attraverso la sua esistenza nella propria vita familiare. Frammenti di uno spazio sospeso in una dimensione onirica e magica di un luogo amato e odiato, comunque impresso nella sua vita e qui al centro di una sorta di resa dei conti su questa valle.

festival fotografia Kuala Lumpur Francesco Merlini
Valparaiso © Francesco Merlini

Ancora, Joy Chan (Malesia) in This place doesn’t exist utilizza Google Map street view, per un’insolita navigazione che cattura l’invisibile intrecciandolo al passato dei luoghi. Kasia Ślesińska (Polonia) con Fantastic animals and how to pet them esplora la relazione tra esseri umani e animali, soffermandosi sul particolare fenomeno in crescente aumento delle rappresentazioni di animali di potere utilizzati come segno di status spirituale o strettamente economico.

Jimmi Wing Ka Ho (Cina) con So close and yet so far away affronta il fenomeno della migrazione, che avviene attraverso il fiume situato tra Hong Kong e la Cina continentale. Il viaggio è particolarmente complesso perché il fiume funge da confine, separando due luoghi distinti e determinando il destino di Hong Kong. Le questioni culturali, ecologiche, storiche, sociali e politiche sono tutte intrecciate in questa relazione. L’autore è nato in una città del sud della Cina e ha spesso viaggiato con sua madre tra la Cina e Hong Kong. Questo viaggio, che per Jimmi ha un valore personale, viene affrontato vent’anni dopo, camminando lungo il confine e documentando come questa zona sia cambiata. Il confine è una cicatrice che rimane dopo la guarigione della ferita, è un ricordo permanente del passato. Non può essere cancellato o dimenticato.

Federico Estol (Uruguay) con Shine Heroes combatte la discriminazione sociale concentrandosi sui tremila lustrascarpe che ogni giorno attraversano le strade di La Paz, in Bolivia. Una tribù in cui ogni membro indossa un passamontagna per non essere riconosciuto e che diventa una maschera per proteggersi, un simbolo della propria identità. Per tre anni Estol ha collaborato con sessanta lustrascarpe associati alla ONG Hormigón Armado, realizzando con loro un saggio fotografico da vendere in strada, per combattere lo stigma sociale.

Spostandosi tra le diverse sedi in cui il festival è articolato, troviamo il lavoro di Rebecca Bowring (Svizzera) Knowing thunder gives away what lightining tries to hide che prende spunto dal periodo di confinamento causato dalla pandemia, per affrontare il confinamento in una relazione tossica, attraverso una sovrapposizione tra immagini del passato rifotografate nel presente, in un processo che diventa una riflessione metafotografica sulla messa in scena delle nostre identità. È la volta di Fion Hung Ching Yan (China), con il suo progetto sovversivo, realizzato tramite la tecnica del collage e un approccio surrealista, per esprimere con le sue fotografie quello che altrimenti nella realtà non sarebbe possibile.

Ancora Justin Tay Ren Zhi (Malesia) con Let me hold you before you go in cui affronta un viaggio introspettivo nei ricordi della propria infanzia e delle proprie origini. Tutto ha inizio dopo la perdita del padre, momento in cui l’autore decide di tornare nella casa dei nonni a Mauritius, dove sono conservati i suoi ricordi di bambino che lui definisce indimenticabili. Attraverso lo sguardo dei suoi nonni, cerca di riconquistare quello che resta di un passato che scompare. Un progetto che parla di nostalgia, ma anche della ricerca di sviluppare una comprensione emotiva nei confronti delle cose che accadono e un tentativo di ristabilire una connessione con il bambino che è in tutti noi, con la spensieratezza dell’infanzia.

EXPOSURE+ PHOTO 2023
Let me hold you before you go © Justin Tay Ren Zhi

Ognuno di questi racconti parte da storie personali per evolversi in narrazioni universali, in cui ogni spettatore può identificarsi, riconoscersi o ricordare qualcosa che è accaduto nella sua vita. Un percorso tra le emozioni e le esperienze spesso complicate, che appaiono risolversi o alleggerirsi attraverso la fotografia, utilizzata come mezzo di espressione, condivisione e confronto.

Le giornate inaugurali

Nelle giornate inaugurali, oltre ai numerosi talk con i vari autori e operatori del settore presenti, si sono tenute le letture portfolio e molti altri incontri che proseguiranno fino al primo ottobre. Un evento insolito è stata la proiezione di ROZOU PROJECT street a Kuala Lumpur. ROZOU PROJECT è stato fondato dal fotografo di strada giapponese Tadashi Onishi nelle strade di Shinjuku e, per l’occasione malese, le proiezioni si sono svolte in strada per tre giorni, utilizzando come schermo saracinesche di negozi su cui mostrare le immagini catturate a Kuala Lumpur. Un vero spettacolo urbano con il traffico letteralmente impazzito! Per conoscere le prossime tappe, vi suggerisco di seguire il suo account Instagram @rozouproject

Un festival intenso, un viaggio tra culture e visioni differenti, cui Nadirah e Steven hanno dato vita, restituendo al pubblico un’occasione davvero unica, che ci auguriamo si ripeterà con questo stesso entusiasmo anche negli anni futuri.

Info

EXPOSURE+ PHOTO 2023

21 settembre – 1 ottobre 2023

Sedi varie

IG: @exposureplusphoto

https://www.exposureplusphoto.com/

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