La quarta edizione di Gibellina Photo Road porta in scena 34 artisti da tutto il mondo, tra installazioni, mostre ed eventi.

27 Luglio 2023 di Elisabetta Agrati Elisabetta Agrati

Dal 28 luglio al 30 settembre torna Gibellina Photo Road, festival di fotografia e arti visive open air e site-specific giunto alla quarta edizione. Mostre, installazioni, talk, visite guidate ed eventi animeranno dunque le strade della cittadina in provincia di Trapani nata dalle macerie del terremoto del Belìce del 1968. Un vero e proprio museo a cielo aperto, impreziosito da opere architettoniche e sculture dei più noti artisti del ’900 come Alberto Burri, Arnaldo Pomodoro, Pietro Consagra, Mimmo Paladino e altri.

La quarta edizione di Gibellina Photo Road

Organizzato dall’Associazione culturale On Image e promosso da Comune di Gibellina e Fondazione Orestiadi, Gibellina Photo Road vedrà la partecipazione di 34 artisti (più tre mostre collettive) provenienti da 11 Paesi europei e extraeuropei. L’intento è di portare a Gibellina il meglio della fotografia contemporanea internazionale, sfidando gli artisti a realizzare visionari allestimenti “all’aperto” pensati per interagire con lo spazio urbano e con il pubblico.

Commenta Arianna Catania, direttrice di Gibellina Photo Road: «La fotografia è dalla sua nascita un campo in cui il conflitto tra genio creativo e forme precostituite, tra individuo e strutture sociali si esprime alla sua massima potenza. La fotografia nasce da una positivistica aderenza alla realtà, ma non rappresenta mai il mondo così com’è, lo modifica, lo trasforma, lo altera».

Salvatore Esposito
Mefite © Salvatore Esposito

Cuore della kermesse saranno le tre giornate di opening (28-30 luglio) che vedranno la partecipazione di artisti, curatori, appassionati provenienti da tutto il mondo. Numerosi gli eventi in programma, con l’inaugurazione della mostra di Mimmo Jodice presso il MAC (Museo d’Arte Contemporanea) di Gibellina, incontri, workshop e visite guidate realizzate dagli stessi artisti.

Mostre e installazioni

Tra i protagonisti della quarta edizione di Gibellina Photo Road c’è dunque Mimmo Jodice. Il MAC – Museo d’Arte Contemporanea ospita la mostra Il paesaggio del pensiero. Gibellina 1980/1981/1982: ventinove fotografie in stampe vintage, molte delle quali inedite, che ritraggono la cittadina nelle fasi finali dei lavori di costruzione. Quattro opere di questa serie saranno installate in grande formato nelle vie della città, nel punto esatto in cui furono scattate negli anni Ottanta, con l’effetto di creare un corto circuito tra passato e presente.

In Piazza Beuys, si potrà ammirare New Artificiality, lavoro dell’artista svizzera Catherine Leutenegger che racconta le “alterazioni” prodotte dalla stampa 3D. Clément Lambelet, con l’opera The many futures of our empty house, in mostra al Museo etnoantropologico, attraverso intelligenza artificiale e programmi di software immagina il possibile futuro di un’abitazione di Gibellina nel caso di un radicale cambiamento del clima.

Ecologia e natura

Tra i lavori in mostra in quest’edizione di Gibellina Photo Road, molto spazio è dedicato alle questioni ambientali. Il cielo sopra Priolo è il lavoro con cui Antonello Ferrara racconta il paese siciliano che ospita il polo petrolchimico più grande d’Europa. In There’s no calm after the storm Matteo De Mayda descrive la terribile tempesta Vaia che nel 2018 ha devastato 42mila ettari di foreste in Trentino. Mare Omnis, di Francesco Zizola, si concentra sull’ecosistema marino attraverso il racconto della pesca tradizionale e della relazione tra uomo e mare.

Francesco Zizola
Mare Omnis © Francesco Zizola

Ecologia e natura sono i temi su cui si concentra anche il collettivo Entangled Others, composto dagli artisti Feileacan McCormick e Sofia Crespo. Con il loro lavoro An upwelling indagano la presenza di sconosciute forme di vita “transumana” nello spazio digitale.

Smith presenta Desideration (Year 2666) realizzato a Deauville (Francia) durante la pandemia. Le opere sono realizzate con la telecamera termica, capace di tradurre visivamente le ondate di calore sprigionate dagli esseri viventi, dal sole, dal mare, dalle piante, dai minerali, sfumando così i confini tra le forme di vita.

Matteo Delbò si è imbarcato per otto mesi sulla nave militare Libra, all’interno della missione Mare Nostrum. Il risultato è il reportage Primo Sonno, in cui l’autore scatta ritratti collettivi dei migranti sul ponte della nave, nel primo momento di pace subito dopo le pericolose fasi di salvataggio. In Stupid Borders Rubén Martín de Lucas affronta il tema dei confini. Mentre Jennifer Niederhauser Schlup in Come un’aria di fine del mondo indaga i temi dell’architettura e del paesaggio.

L’uomo al centro

Ieva Stankuté presenta About the belly button, un progetto-libro su gioie, dolori, fatiche della maternità rappresentate attraverso l’uso dei colori. La figura umana è centrale anche nei lavori di Charles Fréger. Da oltre vent’anni l’artista attraversa l’Europa da Nord a Sud alla ricerca della “figura del selvaggio” così come sopravvive nelle tradizioni popolari locali, raccontate in Wilder Mann.

Gibellina Photo Road
Wilder Mann © Charles Fréger

In Ground Control, Sjoerd Knibbeler unisce due sue opere – Paper Planes e Lunacy – che affrontano i temi del progresso tecnologico e dell’amore dell’uomo per l’esplorazione e l’invenzione.

Rossana Taormina, fotografa belicina che ha vissuto i primi anni di vita nelle baraccopoli di Gibellina, presenta Imprinting, mostra che testimonia come la sua esperienza di vita abbia profondamente influenzato la sua produzione artistica.

I processi di colonizzazione e decolonizzazione sono al centro del lavoro di Gloria Oyarzabal che, con Appunti per un’Orestiade africana – a democracy in fatigue, rende omaggio a Pasolini e al suo omonimo film. Kensuke Koike con Fragmented Identity esplora il concetto di identità e il ruolo della tecnologia nell’arte. Cédric Raccio, in Hyperobjects, utilizza tecniche sperimentali per trasformare elementi virtuali in oggetti fisici, combinando centinaia di foto personali e artistiche memorizzate sul cellulare. Francesca Serravalle presenta Magnification, un lavoro in cui frammenti scomposti e ricomposti di immagini diventano nuove fotografie.

Jonas Bendiksen in The Book of Veles racconta il caso di una città della Macedonia settentrionale, salita alla ribalta mondiale come epicentro della produzione di fake news durante le elezioni americane del 2016. Ma il suo libro è a sua volta un falso (scopri di più su IL FOTOGRAFO 341).

Jonas Bendiksen
Book of Veles © Jonas Bendiksen

Salvatore di Gregorio in Sicily Not Alaska racconta il sogno americano attraverso la Sicilia, in un mondo immaginario in cui il 49° Stato degli Usa è proprio la Sicilia e non l’Alaska. In Mefite, Salvatore Esposito celebra un antico santuario pagano che si trova nella valle di Ansanto, in Irpinia. Rossella Pezzino de Geronimo affronta l’uso di nuove tecnologie trasformando la fotografia in un’opera immersiva, capace di coinvolgere tutti i sensi.

Completano il programma di Gibellina Photo Road i fotografi della Sicily Masterclass, nata sulla scia del lavoro di Mimì Mollica, In Limbo, sulla lunga e controversa ricostruzione dei paesi del Belìce dopo il terremoto del 1968. Deriva da qui il progetto collettivo Fracture, in cui gli artisti residenti offrono uno sguardo sfaccettato sulle persone, sui luoghi e sullo spirito della dialettica tra urbano e rurale, nuovo e vecchio, degrado e rigenerazione.

INFO

Il programma completo è su www.gibellinaphotoroadfestival.com

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